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 2013  luglio 23 Martedì calendario

FOGNINI BRACCIO D’ORO «MI ERO STANCATO DI FARE IL PIANTAGRANE»

Il ragazzo che tifa Genoa ma fece un provino con la Samp, che giocava mezzapunta però sognava una carriera alla Sampras, che è pigro come un bradipo ma ogni giorno sopporta due sessioni di tennis, più un’ora in palestra, più una seduta di fisioterapia, ha finalmente deciso cosa vuole fare da grande. «Il top ten? Sarò sincero: non mi interessa granché. Se sto bene, i risultati arrivano e la classifica migliora». Rieccolo, il guascone di Sanremo, Fognini Fabio figlio di Fulvio e Silvana, puntuale come un gorgheggio alla fine del Festival. Non è antipatico, è che lo disegnano così. «Il problema è che sono istintivo, dico sempre quello che penso e un secondo dopo me ne pento. Se mi stai sulle palle, non faccio nulla per nasconderlo. E quando mi incazzo, perdo le staffe: insulti, racchette spaccate, warning... Nella vita non mi sono fatto mancare niente. Ma la fama di piantagrane comincia a starmi stretta».

Nella vita, per fortuna, si cambia. Fabio ha messo i bastoni tra le ruote del suo destino di talento eccentrico e sprecato quando ha deciso di diventare grande. Quando è successo, Fogna? «Mica tanto tempo fa. Innanzitutto sono cambiato negli allenamenti: prima sembrava che non me ne fregasse niente, oggi curo ogni piccolo dettaglio. Prima non ero affatto consapevole dei miei mezzi, oggi lo sono». Non si vincono due tornei veri in sette giorni, Stoccarda (Atp 250) e Amburgo (Atp 500), se non si ha la ferma volontà di desiderarlo. Pensa in grande, e sarai campione. Del vecchio Fognini, il perdigiorno che teneva più al calcetto che al tennis, oggi che quello nuovo sorride a trentadue denti dall’attico con vista sui migliori in cui da ieri ha piazzato le tende (numero 19 del ranking), si parla al passato, come dei defunti. «Era irrequieto, incostante, discontinuo. Ha cambiato testa e, di conseguenza, atteggiamento. Questo è stato il grande cambiamento di Fognini» dice Corrado Barazzutti, uno che non ha mai mollato una palla in vita sua e sa quanti sacrifici comporta rimandarle tutte indietro all’avversario. Da c.t. di Coppa Davis, Barazzutti è stato testimone dell’alba di Fogna II. Quarti di Davis in Canada, lo scorso aprile. Sul veloce, contro Raonic, Nestor e Pospisil, Fabio è un leone: «Ho visto carattere e personalità, da vero combattente come piace a me» chiosa il c.t. Quando sbarca in Europa, sull’amata terra battuta, è un giocatore trasformato. Semifinale a Montecarlo («È lì che ho deciso di stare un po’ più attento a quello che dico e faccio in campo...»), un gagliardo testa a testa con il mostruoso Nadal (suo buon amico) a Parigi, una vacanzina al Mugello per tifare Valentino Rossi e poi i fuochi d’artificio di Stoccarda e Amburgo. Domenica papà Fulvio, il suo punto di riferimento («Ha scommesso su di me quando pochi ci avrebbero creduto», ingaggiando, e non a buon mercato, Josè Perlas, coach dell’ex numero 1 del mondo Carlos Moya), era già a Umago (Istria), il prossimo torneo in calendario, ad aspettare quel figlio scavezzacollo e imprevedibile, capace di alti altissimi e bassi da sprofondo, incredulo davanti alla tv mentre Fabio annullava tre match point all’argentino Delbonis, roba che una volta era immaginabile solo nei sogni. «E invece ha vinto il secondo titolo Atp consecutivo — racconta Fognini senior —. Cosa ho fatto? Ho pianto. E poi mi sono buttato in piscina, tutto vestito».

Genuino come l’olio extravergine della sua terra, Fabio Fognini affonda radici centenarie da ulivo dentro una famiglia solida e tradizionale, e non avrebbe mai scelto una fidanzata modella, la bulgara Svetoslava Simeonova Lozanova, gettonatissima online («È più grande di me di 5 anni: le donne maturano prima e noi maschi italiani siamo sempre un po’ mammoni. Sve sa sempre come prendermi e come dirmi le cose, anche quelle sgradevoli...»), se prima non avesse ricevuto il via libera dall’unica donna della sua vita, la sorella Fulvia. L’entusiasmo di queste ore («Orgoglioso di lui: vincendo due tornei così prestigiosi in Germania, Fabio è diventato il Kaiser» ha detto ieri il presidente del Coni, Giovanni Malagò) è amplificato dalla fame di risultati di un tennis azzurro succube da anni delle magiche ragazze di Fed Cup ma se anche un signore disincantato come Adriano Panatta (autore della doppietta Roma-Parigi nel ’76, e che doppietta...) si sbilancia («Fabio ha le qualità per entrare nei primi 10 al mondo, è maturato e migliorato tecnicamente. Ora gli serve continuità»), il braccio del Fogna, forse, è davvero d’oro.
Gaia Piccardi