Emiliano Liuzzi, il Fatto Quotidiano 22/7/2013, 22 luglio 2013
DA SANREMO A VENEZIA "VINCE" SOLO IL ROSSO
Erano lustrini e chemin de fer, abiti lunghi e croupier, palline d’avorio che giravano sulla roulette. Poi si è tutto americanizzato: via quello che di fastoso era stato il passato, nessuna solennità. Purché ci fossero soldi, rigorosamente cash. Oggi i casinò vivono la loro seconda rivoluzione, e il gioco rischia di non ripetersi. Almeno in Italia, dove le case da gioco sono tutte in rosso e con una perdita che si aggira attorno a una media del 19 per cento. Ci sono tagli al personale, ingressi ridotti e moquette. Tante slot machine, soprattutto. Per correre dietro a una concorrenza che si è avvicinata a tutti coloro che hanno voglia d’azzardo. Ma non c’entra questa volta la crisi o, almeno, la tocca solo in parte. Basta guardare a Venezia: per anni è stato l’unico casinò al mondo a chiudere il bilancio in rosso. Anche in tempi migliori. Ne è seguita una cura snellente, la dismissione di aziende partecipate, il dimagrimento delle sponsorizzazioni. Nell’ultimo bilancio Venezia ha chiuso in pareggio. Ma perché deve aprire ai privati. E soprattutto perché ha ridotto il personale. Dagli incassi di 200 milioni di quattro anni fa ai 91 scarsi del 2012. E così anche nelle altre tre sale italiche, stordite dalla concorrenza, sull’orlo del default se le cose non migliorano.
SAINT VINCENT. Il Casinò di Saint Vincent ha chiuso l’anno passato con una perdita di 19 milioni di euro. “Il saldo negativo è dovuto a tre fattori”, spiega Luca Frigerio, amministratore delegato del Casinò, e presidente di Federgioco. “La chiusura di metà dell’hotel a causa dei lavori di ristrutturazione; il limite di mille euro posto dal governo per quanto riguarda il denaro contante che ha fatto scappare all’estero molti clienti; la pesante crisi economica che ha colpito anche il settore. Tutti i casinò hanno perso: la media delle perdite è del 18%. Noi abbiamo perso il 19%. Ma per la situazione in cui ci troviamo, con i lavori in corso, pensavamo di non riuscire neppure a rimanere in linea con gli altri”. Il 2013? Le previsioni sono ancora nere.
SAN REMO. Il bilancio del 2012 si è chiuso con una perdita di esercizio di 3 milioni e 951.895 euro, in peggioramento rispetto all’esercizio precedente (la perdita al 2011 è stata di 2 milioni e 486 mila euro), pur avendo innalzato la percentuale degli introiti a favore della società dal 66% all’81%. Gli introiti lordi dei giochi di azzardo del Casinò di Sanremo (che è una Spa e ha già aperto ai privati), esclusi i giochi online, sono diminuiti del 21,44% rispetto al 2011 (da 64 milioni e 341 mila euro a 50 milioni e 547 mila euro). Dall’esame del bilancio, il Collegio Sindacale evidenzia come l’andamento degli introiti lordi dei giochi sia fortemente diminuito rispetto all’anno precedente. L’incidenza del costo del personale sui giochi è passato così dal 38,93% del 2010 al 42,82% del 2011 e al 53,3% del 2012.
CAMPIONE D’ITALIA. La perdita è di 27,6 milioni di euro, in miglioramento rispetto al 2011, che aveva registrato un disavanzo di 40,2 milioni. Sul bilancio della casa da gioco italiana, in territorio svizzero, grava la perdurante debolezza dell’euro rispetto al franco svizzero, divisa corrente nell’exclave: basti considerare che con il tasso di cambio del primo semestre 2010, 1,41 franchi per 1 euro, il conto economico del bilancio 2012 si sarebbe chiuso con un attivo di circa 1,8 milioni di euro.
VENEZIA. La società che gestisce il Casinò di Venezia sarà, per la prima volta, costretta ad aprire l’ingresso ai soci privati. È per questo che il bilancio del 2012 si è chiuso in pareggio, per rendere appetibile un boccone che appetibile non è. Lo scorso anno la casa da gioco veneziana ha perso il 16,5% dei suoi incassi rispetto all’anno precedente, anche se le prospettive per il 2013 sono migliori e l’amministratore delegato del Casinò prevede che i 123 milioni di euro di quest’anno possano salire a 126. Il calo è minore, nonostante quindici giorni di sciopero – che hanno fatto perdere circa 5 milioni di euro – rispetto alla media delle quattro case da gioco italiane, pari circa al -18,5%, dicono a Venezia. Ma è una continua gara a chi sta peggio. In realtà il calo è enorme e per tutti. Solo le slot machine continuano a dare qualche magra consolazione, il resto è nero.
SIGILLI ALLA SEDE DI MALTA. Come se non bastassero i guai, l’ente nazionale delle lotterie e delle case da gioco maltese ha sospeso agli inizi di aprile la licenza per le operazioni della “filiale” maltese del Casinò di Venezia, per via della non conformità delle condizioni stipulate nella licenza come casinò. Secondo il sottosegretario Edward Zammit Lewis, la licenza del Casinò è stata sospesa per l’accumulo di perdite nel bilancio fin dal 2011.
UN PAESE DI GIOCATORI. Dunque perdite, nonostante l’Italia sia ai vertici mondiali per la spesa pro capite nel gioco d’azzardo. Ma chi pensa a Las Vegas e agli Stati Uniti come paradiso del gioco sbaglia. Il Paese che guida la classifica è l’Australia con una spesa di 1.240 dollari pro capite. A seguire Singapore, Irlanda, Canada, Finlandia, Italia (515 dollari pro capite), Hong Kong, Norvegia e Spagna.