Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 23 Martedì calendario

INVECE DI VENDERE CASE LO STATO NE COMPRA ALTRE


Per studiare, le hanno studiate davvero tutte. E in ogni studio che si rispettasse da due anni a questa parte il mattone di Stato è sempre stato al centro dei piani di sistemazione delle finanze e soprattutto del debito pubblico italiano. Chi proponeva la vendita secca ai privati dei palazzi pubblici, chi insisteva sulle non brillantissime cartolarizzazioni, chi invece studiava fondi immobiliari attraverso cui convertire i titoli di Stato. Risultato: in mezzo a questo gran parlare il governo centrale e le sue strutture periferiche invece di vendere hanno acquistato. Provincia per provincia i metri quadri statali si sono allargati. Vendendo sì. Ma comprando di più. Così che alla fine lo Stato ha quasi 1,2 miliardi di euro in mattoni più di prima. Lo rivelano gli allegati al conto del patrimonio dello Stato 2012 appena inviati in Parlamento dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. È da lì che si scopre come nonostante le mille parole sciorinate dai tecnici durante il governo di Mario Monti i beni immobili di proprietà diretta dello Stato sono passati da 57,1 a 58,27 miliardi di euro. Un balzo in avanti sorprendente, che per altro è stato la regola in gran parte del territorio italiano. In ben 79 province infatti è cresciuto durante il 2012 il patrimonio immobiliare dello Stato. In dieci province è restato immutato rispetto al 2011 e solo in 14 è diminuito, in qualche caso anche in modo consistente. In quasi tutte le province comunque sono avvenute operazioni immobiliari di vario tipo in aumento e diminuzione del proprio portafoglio immobiliare. Si va dalle più classiche di acquisto e vendita, a quelle di permuta o trasferimento da/a qualche altra struttura o ente pubblico, fino alle operazioni squisitamente finanziarie di rivalutazione o svalutazione del mattone di Stato. Così la provincia in cui il patrimonio immobiliare è cresciuto di più nel 2012 è stata quella di Venezia, dove si è incrementato di 410 milioni di euro. Al secondo posto Roma, dove è cresciuto di 263,6 milioni di euro. Terzo posto per Sassari, che con 95,4 milioni di euro ha tolto l’ultimo gradino del podio a Milano, che ha incrementato il proprio patrimonio immobiliare di 92,8 milioni di euro. Nella classifica dei bulimici del mattone pubblico seguono Vibo Valentia, Belluno, Taranto, Chieti, Livorno, e Parma. Naturalmente le virtù di questi tempi sono quelle opposte. E quindi per trovare i privatizzatori dei palazzi di Stato bisogna scorrere al contrario la classifica: i migliori sono proprio quei 14 segnalati poc’anzi. La provincia più virtuosa è stata quindi Bologna, che ha fatto dimagrire il proprio mattone di 181,4 milioni di euro. Secondo posto Salerno, con una decrescita felice di 43,5 milioni di euro. Medaglia di bronzo Potenza, scesa di 15,2 milioni di euro, che in questo modo ha soffiato il podio alla Firenze di Matteo Renzi- comunque virtuosa- che è dimagrita di 13,4 milioni di euro.
Queste sono le cifre inserite nel conto patrimonio del ministero dell’Economia, e bisogna stare attenti perché non riflettono il valore reale dei palazzi di Stato: quasi mai si fa riferimento ai prezzi di mercato (non c’è ancora una metodologia sicura di riferimento per tutti), ma solo ai valori catastali che sono nettamente inferiori. In tutte le Regioni- con la sola eccezione della Valle d’Aosta- il 2012 è stato l’anno del trading immobiliare sia in entrata che in uscita. In Lombardia ad esempio sono entrati valori immobiliari per 196,2 milioni di euro e usciti per 73,7 milioni. In Sardegna entrati per 123,5 milioni di euro e usciti solo per 1,6 milioni di euro. Nel territorio laziale entrati per 441,5 milioni di euro e usciti per 168,2 milioni. In Veneto entrati per 607,6 milioni di euro e usciti per 113,7 milioni. Su base regionale solo 4 le regioni virtuose, che sono riuscite nel loro complesso a dimagrire: l’Emilia Romagna, dove sono entrati valori immobiliari per 102,6 milioni di euro, ma ne sono usciti per 271,2 milioni., Poi la Campania (49,9 milioni in entrata e 75 in uscita), la Basilicata (5,3 milioni in entrata e 20 in uscita) e la Sicilia che è stata quasi in pareggio (39 milioni di nuovi immobili e 40,3 in uscita).
Come è immaginabile gran parte del mattone di Stato è nella provincia di Roma (15,3 miliardi), cui segue quella di Napoli (4,7 miliardi), quella di Firenze (3,3 miliardi), e quella di Milano (2,6 miliardi) ormai tallonata da Venezia (2,5 miliardi). Sopra il miliardo ci sono anche Caserta (1,8 miliardi), Bologna (1,6 miliardi), Torino (1,6), Cagliari (1,1), e Palermo (1,09).