Enzo Piergianni, Libero 20/7/2013, 20 luglio 2013
LAVORATORI ITALIANI PIÙ POVERI DEI DISOCCUPATI TEDESCHI
Due torce umane in un cantiere navale di Papenburg sono la terrificante avanguardia della nuova ondata migratoria in Germania. Erano due romeni (32 e 45 anni) assunti come saldatori e alloggiati in uno stanzone puzzolente. Dentro erano stipati tredici letti, sotto i quali gli immigrati avevano ammucchiato le loro cose. L’altro giorno, l’incendio del misero dormitorio ha colto tutti di sorpresa. Molti sono riusciti a salvarsi, mai due romeni sono finiti carbonizzati. «Una situazione insostenibile, roba da rabbrividire », ha protestato il medico Volker Eissing accorso con i primi soccorritori. Romeni e bulgari giungono sempre più numerosi sul suolo tedesco : 176mila solo nello scorso anno. Quasi 30mila in più del 2011. Negli ultimi tre anni gli arrivi sono stati 437mila. Molti, pur di mettere piede in Germania, sopportano di essere sfruttati con paghe da fame. «Non più di tre euro all’ora», racconta Eissing. Nel suo ambulatorio a Papenburg, quasi sulla costa del mare del Nord, vengono assistiti anche immigrati privi dell’assicurazione sanitaria. Stranieri irregolari, senza permesso di lavoro. Fino all’inizio dell’anno prossimo, quando si concluderà il regime transitorio di sette anni dopo l’adesione dei loro Paesi all’Unione Europea, l’accesso di bulgari e romeni al mercato del lavoro in Germania è limitato di norma a tre mesi. Li hanno soprannominati “i danubiani” per il fiume che attraversa i loro Paesi. Per potere restare più a lungo, occorre avviare un’attività commerciale. Sono state 52mila nel 2012. È sufficiente un banco di frutta o un chiosco di bibite. Questo genera già il diritto agli assegni per la prole a carico.
E se poi le vendite vanno male e mancano i soldi per tirare avanti, ecco che scatta anche per i figli del Danubio, come per i tedeschi e gli altri immigrati comunitari, il generoso sostegno del welfare teutonico, per effetto della legge Hartz contro la disoccupazione. È una stampella di una generosità senza pari in Europa, fuori dell’area scandinava. A fine mese, per un nucleo familiare di quattro persone, le varie voci del sussidio erogato dallo Stato attraverso gli sportelli comunali (assegni di sostentamento per capofamiglia, coniuge o partner e figli, più il bonus per la casa) raggiungono tranquillamente i 1.600 euro esentasse. Per dire, più di quanto prende un impiegato in Italia, lavorando tutto il giorno. In Bulgaria o Romania, sono almeno sei stipendi sgobbando in fabbrica. Il “bisognoso” sorretto dall’Hartz ha naturalmente l’obbligo di cercare un lavoro, ma i controlli non sono severissimi, per cui non c’è l’assillo di doversi adattare a qualsiasi occupazione.
Dal gennaio 2014, con la fine delle restrizioni, anche per bulgari e romeni avrà inizio la libera circolazione per lavoro nell’Unione Europea. Il che fa venire la pelle d’oca ai responsabili del sistema previdenziale tedesco. Uno studio riservato della pubblica amministrazione ha lanciato in questi giorni un serio allarme. Il documento mette in guardia contro “le conseguenze per la pace sociale” nelle grandi città (Berlino, Dortmund, Monaco, Francoforte, Duisburg) in cui dovrebbe concentrarsi l’afflusso dei “danu - biani”. Si temono «affollamenti estremi con sistemi illegali in alloggi inabitabili», il «degrado urbano con cortili devastati dalla spazzatura all’aperto», «rumori molesti in piena notte», «grandi difficoltà nelle scuole con bambini bulgari e romeni che non parlano una parola di tedesco». E spaventa pure l’immaginabile «aumento della prostituzione nelle strade». Quanto basta per indurre i politici a chiedere la chiusura dei confini. «Va bloccato l’abuso della previdenza sociale tedesca con il sotterfugio della libera circolazione –ha protestato il deputato democristiano Stephan Mayer – Se necessario, anche con una modifica dei trattati della UE».