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 2013  luglio 23 Martedì calendario

Maggiordomo per Sette - Aumentano le richieste per i maggiordomi. Vincent Vermeulen, belga che ha aperto a Bruxelles una prestigiosa scuola di formazione per aspiranti maggiordomi, dice che quest’anno c’è stato un boom di richieste, soprattutto da Pechino

Maggiordomo per Sette - Aumentano le richieste per i maggiordomi. Vincent Vermeulen, belga che ha aperto a Bruxelles una prestigiosa scuola di formazione per aspiranti maggiordomi, dice che quest’anno c’è stato un boom di richieste, soprattutto da Pechino. La scuola di Vermeulen accoglie solo 36 studenti che, dopo un mese di studio e una retta da 6.980 euro, possono fregiarsi del titolo di “butler”. Il modello cui ispirarsi: Anthony Hopkins, il maggiordomo Stevens nel film Quel che resta del giorno. (Marco Zatterin, La Stampa 15/7/2013) Maggiordomo, latino maior domus, il più alto funzionario della casa. Maggiordomo, in inglese “butler”, dal francese “bouteleur”, ovvero “colui che regge il calice”. (Marco Zatterin, La Stampa 15/7/2013) Dalla Treccani: «La funzione di maggiordomo, che presso i Franchi spettava originariamente a uno schiavo, passò ad assumere particolare importanza nella casa merovingia e si accrebbe con il progredire dell’autorità dei re dei Franchi. Tanto divenne potente che, quando iniziò il decadere della stirpe merovingica sotto i re fannulloni, il maggiordomo (o maestro di palazzo) divenne la prima dignità dello Stato, ebbe l’amministrazione delle pubbliche finanze, partecipò con il re all’amministrazione della giustizia, si batté moneta con il suo nome, fu il capo dei commendati del re e si attribuì il titolo di dux, princeps et subregulus Francorum». (Treccani.it) Nel 1912, 800mila case britanniche avevano il maggiordomo, e di questi 30mila erano a servizio della nobiltà. Oggi sono solo 8mila. Ma la società Greycoat Placements di Londra dice di avere nei suoi elenchi 20mila professionisti butler pronti o a partire per l’Asia o a lavorare nelle case londinesi dei nuovi ricchi cinesi. (Guido Santevecchi, Corriere della Sera 6/7/2013) «I ricchi han maggiordomi e non amici. E noi abbiamo amici e non maggiordomi» (Ezra Pound). Un maggiordomo guadagna circa 150 euro al giorno se lavora come free lance. Se invece lavora come dipendente, lo stipendio varia in base agli anni di esperienza. All’inizio, chi lavora in hotel o presso privati guadagna circa 1.000-1.500 euro al mese; i più esperti arrivano a 10mila euro al mese. Prezzi più alti per professionisti inglesi. Paul Burrell, ex maggiordomo di Lady Diana che ha fatto soldi a palate vendendo un libro pieno di rivelazioni sulla sua datrice di lavoro, fu accusato di aver rubato 342 oggetti appartenuti alla principessa, per un valore di 5 milioni di sterline. Poi assolto anche grazie all’intervento della Regina. Burrell, chiamato dalla principessa «la mia roccia», poteva vantare 22 anni di servizio a Corte: ricevette 50mila sterline dal testamento di Lady Diana e fu l’unico non parente ammesso alla sepoltura. (Maria Chiara Bonazzi su La Stampa del 18/08/01) Ancora su Paul Burrell. Lui un maggiordomo non lo vorrebbe mai: «Perché dovrei tenere in casa uno che si fa i fatti miei a tutte le ore del giorno e della notte?». Fece questo mestiere per volere della madre: «Ero uno studente mediocre all’istituto alberghiero. Una volta diplomato mandai in giro un po’ di domande». Arrivarono due risposte, una da Buckingham Palace e l’altra dalla società di crociere Cunard: «Mia madre bruciò la seconda intimando a mio fratello il silenzio: “Se questo va per mare chi lo rivede più”». Lui sarebbe andato per mare. (Davide Burchiellaro, Panorama 25/3/2004) P. G. Wodehouse non perse mai la passione di scrivere romanzi umoristici, con protagonista il maggiordomo Jeeves. Solo dopo averne pubblicati novantasei e aver compiuto novant’anni, si decise però a rivelare anche il nome di battesimo del suo personaggio, Reggie. (Sergio Camerino, C’era una volta Broadway, Bompiani, 2005) Il motore di ricerca britannico Ask Jeeves (“chiedi a Jeeves”, cioè il maggiordomo nei romanzi di Wodehouse). (Enrico Franceschini, la Repubblica 21/4/2009) «Circolo / quaranta inglesi che si annoiano… / lampo di genio, vieni a prendermi / salvami in fretta, non ne posso più / di questo ambiente… / Leggono giornali stupidi per stupidi / e ogni tanto si addormentano, ronfano, / sognano cretinate / Fammi il piacere, Jeeves, / salvami ancora Jeeves» (Paolo Conte, Jeeves). Uday Hussein, figlio di Saddam, ammazzò a randellate il maggiordomo e assaggiatore ufficiale del padre. Motivo: l’uomo aveva favorito l’amore tra il leader e Samira Fadel Shahbandar, che sarebbe diventata la di lui seconda moglie a discapito della madre di Uday, Sajida. Saddam prima ordinò la condanna a morte del figlio, poi decise di esiliarlo in Svizzera. (Mimmo Candito La Stampa, 27/03/2003) Lina Crispi, moglie di Francesco Crispi, che scrisse al maggiordomo don Achille: «Ti ordino di non portare puttane a Don Ciccio. Se tornando a Roma mi accorgo che gli avete portato femmine, vi darò un calcio nel c...». Ljuba Rizzoli cacciò il maggiordomo Otto che andava a far provvista di fiori per la tavola di casa al vicino cimitero di Cap Ferrat. La signora scoprì tutto quando trovò della cera in mezzo ai piatti. (Amica 31/10/01) «Vengo da una famiglia poverissima persino il nostro maggiordomo era povero» (Mago Forrest). Una volta Emilio Fede confessò di «invidiare l’intimità» che ogni mattina il maggiordomo di Palazzo Grazioli ha con Berlusconi quando lo aiuta a vestirsi. (Filippo Ceccarelli, la Repubblica 2/2/2006) Paolo Baroni, l’attore che a Porta a porta fa il maggiordono e accoglie gli ospiti. Ha lavorato con Fellini, Samperi, Risi eccetera. A sceglierlo per Porta a porta fu Bruno Vespa: «Non mi ha mai detto perché. Forse per la discrezione». Dice: «È un lavoro faticoso. Devo stare in piedi due ore, e quando c’è la diretta si finisce tardi. Di solito mi appoggio su un monitor, ma ho paura che cada». (Silvia Bombino, Vanity Fair 11/5/2006) Kant fu particolarmente affezionato al suo maggiordomo, Lampe. Questi aveva il compito di svegliarlo all’alba tutti i giorni, con l’ordine di ignorare le contumelie che il professore assonnato gli rovesciava addosso e di cui pochi minuti dopo faceva ammenda. Quando Lampe morì, Kant ne ebbe tale dolore che trascurò per giorni il lavoro. Per far fronte al lutto, decise di attaccare al suo scrittoio un cartello che diceva: «Dimentica Lampe». (Giancarlo Perna, Il Giornale 06/05/2006) «I nobili hanno la stramba caratteristica di farsi comandare dal loro personale, o comunque di diventarne dipendenti. Qualche anno fa il duca di Marlborough si era messo in viaggio senza il suo maggiordomo, e al momento di lavarsi i denti rimase stupito del fatto che lo spazzolino non facesse schiuma da solo» (il conte Alexander Graf von Schoenburg). (Amica 31/10/01) Eugene Allen dal 1952 fu maggiordomo alla Casa Bianca e servì otto presidenti. Andò in pensione nel 1986, morì nel 2010. Obama, dopo l’elezione, gli mandò a casa una scorta di marine per farlo accomodare nella platea vip. Quando ammazzarono John Kennedy, fu invitato anche lui al funerale. Declinò: «Qualcuno deve pur restare per servire quelli che tornano dalla cerimonia». Jackie gli fu così grata che gli regalò una cravatta del presidente. (a.aq., la Repubblica 3/4/2010) «Se non volete rovinarvi, mettete il vostro cuoco contro il vostro maggiordomo» (Vittorio Amedeo II di Savoia). Anche per i cocktail alle sfilate, la stilista Anna Molinari porta Franco, suo maggiordomo storico. «Una volta, mentre versava il vino rosso a Beatrice Borromeo, fece finire qualche goccia per sbaglio sul suo vestito. “Non si preoccupi, Franco, sono dei bellissimi pois!”, commentò lei con eleganza». Picasso girava per le discariche della Costa Azzurra spingendo una carriola dove ammassava rottami di ogni genere, seguito a distanza dal maggiordomo in limousine. (Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 17/4/2013) Il maggiordomo di Hitler, Herbert Dohring, ha raccontato che il Führer, quando si presentava alla mattina dopo il risveglio, era di umore imprevedibile: se fischiettava, era meglio evitarlo; se canticchiava, non era troppo rischioso rivolgergli la parola. (Roberto Festorazzi, Libero 17/5/2013) Casanova, ormai caduto in disgrazia, andò in esilio volontario a Dux, in Boemia, dove aveva accettato l’incarico di bibliotecario nel castello del conte di Waldstein. Qui subiva le angherie del maggiordomo Giorgio Faulkircher, che lo trattava come un suo sottoposto, si rifiutava di fargli servire i pasti in camera e pretendeva che sedesse al tavolo con il resto della servitù. Provò a scrivergli una lettera di proteste, ma non ebbe il coraggio di consegnargliela, perché intanto Faulkircher gli aveva aizzato contro gli altri servitori, arrivando al punto da farlo aggredire a bastonate per strada da uno di loro. (Massimo Tosti, Corriere della Sera 12/7/2012)