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 2013  luglio 23 Martedì calendario

UN WINDSOR QUASI NORMALE: SARA’ IL PRIMO RE BORGHESE —

Cambio di luna e 33 gradi. Il travaglio lungo 11 ore. E il royal baby è finalmente arrivato. Al St Mary Hospital, nella suite da 5 mila sterline a notte, champagne compreso, la duchessa Catherine Elizabeth Middleton, Kate, alle 16.24 ha partorito il principe di Cambridge, nipote di Lady Diana, terzo pronipote di Elisabetta II, terzo erede al trono dopo Carlo e William. Il suo nome lo sapremo fra qualche giorno. E il suo cognome pure: sarà Windsor? Sarà Windsor-Mountbatten (Filippo d’Edimburgo è Mountbatten)? O sarà Galles come William? Oppure solo Cambridge? Sarà comunque un «commoner king».

I rituali della monarchia, con qualche correzione dettata dall’incalzare della comunicazione moderna, resistono nel tempo. Un «cinguettio» di Clarence House su Twitter, la residenza di Carlo e Camilla, ha dato la notizia che le doglie erano cominciate e che alle 6 del mattino era avvenuto il trasferimento all’ospedale, in auto e non in ambulanza. Poi la regina, che una nota di Buckingham Palace si è detta «felicissima», è stata la prima a sapere della nascita. William l’ha chiamata col telefono criptato per rispettare il rigore del cerimoniale. Il comunicato ufficiale 4 ore dopo. A segnare la rivincita sui social network. L’evento di ieri va oltre le tradizioni dei Windsor e va oltre la frenesia del pirotecnico show globale. È una data importante per la storia del Regno Unito. Questo bambino sarà il primo monarca che porterà la borghesia britannica al vertice della piramide nobiliare. Ciò significa che le vicende di corte assumono una dimensione nuova e interessante.

Sua altezza reale, baby Cambridge, non ha sangue blu «doc». Ha i geni dell’aristocrazia Windsor-Mountbatten, dinastia chiacchierata, comunque rispettata. Ha i geni dell’high society elegante e sofferente di Lady Diana Spencer, la più amata. E ha pure i geni dei Middleton venuti dal nulla.

Gli antenati di Carole, l’ex hostess e mamma di Kate, gli Harrison e i Goldsmith erano minatori e falegnami. Gli antenati di Michael, l’ex pilota della British Airways il papà di Kate, erano commercianti e avvocati. Simbolo di povertà e di ambizione i Middleton-Goldsmith oggi imprenditori facoltosi. I proletari divenuti borghesia. La borghesia che ha sgomitato, ha sognato, si è arricchita.

Le radici di baby Cambridge, il futuro re, sono nella società delle élite che comandano e nella società dei semplici che hanno conquistato il benessere. Bisogna tornare indietro di secoli per scovare tracce di ordinaria modestia nella genealogia della corona inglese e britannica. Nel 1400, Edoardo IV di York sposò la dimessa Elisabetta Woodville ma pur sempre con una briciola di nobiltà. Nel 1660 Giacomo II Stuart provocò invece scandalo con la cameriera Anna Hyde, presa in moglie. Parentesi. Adesso Buckingham Palace avrà un nuovo inquilino: il «terzo Stato».

È un ribaltone strisciante. Kate ha convinto William alla resa nuziale. Al momento opportuno, sarà regina consorte e regina madre, la prima regina laureata, la prima regina che ha sfilato in lingerie (ai tempi dell’università) ma lo sarà per acquisizione matrimoniale. Suo figlio sarà re per status ereditato, sarà un re Windsor con la Rolls Royce e le carrozze. Ma sarà pure un borghese Middleton coi vizi e le virtù borghesi. La bisnonna Dorothy (morta nel 2006), da parte materna, era una commessa di negozio, aveva pochi soldi ma esibiva nel quartiere del sud londinese la carrozzina più costosa.

Altri «commoner», prima di Kate, hanno lentamente normalizzato il clan di Buckingham Palace. Questa volta è diverso. Zara Phillips la nipote di Elisabetta ha impalmato il rugbista Mike Tindall, un armadio (i due sono in dolce attesa). Andrea, il duca di York, secondo figlio di Elisabetta, ha condiviso lo stesso tetto con la irrequieta Sarah Ferguson. La principessa Anna, la figlia di Elisabetta, ha alle spalle le nozze col capitano Mark Phillips e col comandante di marina Timothy Laurence. Edoardo, l’ultimo dei rampolli di Elisabetta, ha accompagnato all’altare Sophie, che vanta legami col visconte Molesworth del diciassettesimo secolo ma il cui padre era un rivenditore di pneumatici. Tutte seconde, terze e quarte file. Baby Cambridge è il volto della trasformazione di un vecchia monarchia in una monarchia moderna e meno snob.

Diana e Carlo, quando nacque William il 21 giugno 1982, litigarono per sette giorni non mettendosi d’accordo sul nome del neonato. E i sudditi di sua maestà restarono sulle spine. Ma i tempi sono cambiati e sono cambiati i Windsor, sempre protagonisti di favole e di drammi. La duchessa e il duca di Cambridge hanno concordato da tempo: ci diranno la loro scelta, forse quando lasceranno l’ospedale.

Il principe Filippo al momento del parto di Elisabetta, non ancora regina, stava giocando a squash. E si guardò bene dall’interrompere. Invece, Carlo, pur nella infelicità del suo rapporto con Diana, partecipò al travaglio della moglie. E fu il primo strappo alle regole di corte.

I Windsor hanno mille difetti e un pregio: siamo nel XXI secolo e si adeguano. William ha chiesto 15 giorni di congedo paternità dalla base Raf nel Galles dove è elicotterista di salvataggio per stare vicino a Kate sia prima, sia durante, sia dopo le doglie. Sempre accanto. Si cimenterà coi pannolini e rientrerà al lavoro come un ufficiale qualsiasi. Superando l’impatto col voyeurismo mediatico e di massa, ci accorgiamo che questo baby-day ha caratteristiche particolari. Il principe di Cambridge sarà un cavaliere del nobilissimo ordine inglese della Giarrettiera e dell’ordine scozzese del Cardo, il massimo delle onorificenze che gli spetteranno. Ma raccoglierà anche il testimone dei signori Middleton. Colui che viene accolto dai 41 colpi del cannone dell’artiglieria a Green Park e dai 61 colpi del cannone alla Torre di Londra, colui che avrà la corona, che guiderà la Chiesa anglicana e le forze armate, è destinato ad essere un «commoner king».

Dividerà l’infanzia fra Kensington Palace, la residenza dei duchi di Cambridge, incrociando l’housekeeper italiana Antonella Fresolone, e la villa borghese nel villaggio di Bucklebury nel Berkshire sotto la guida di Carole e Michael, i genitori di Kate. Con Pippa che ronzerà attorno assieme a James, il fratello pasticcere (probabili padrini al battesimo) e magari ad «uncle G», lo zio Gary Goldsmith che nella sua casa di Ibiza si faceva riprendere con la cocaina sul tavolo. L’hanno perdonato le donne e gli uomini di Buckingham Palace. Comincia la nuova saga dei Windsor: re e regine, principi e principesse, duchi e duchesse ma anche un Windsor quasi normale. L’arcivescovo di Canterbury lo accoglie con cristiana umiltà scrivendo sul Daily Mail: «È uno dei tanti bambini che nascono». È la sintesi semplice e profonda del baby-day.
Fabio Cavalera