Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 23/07/2013, 23 luglio 2013
SE IL TAR DIVENTA UN MERCATO
Necondo il giudice «l’indagine ha portato alla luce uno spaccato sconcertante in cui l’attività corruttiva delinea i confini un vero e proprio sistema» che i pubblici ministeri hanno chiamato di «corruzione ambientale», o «culturale». Bastava rivolgersi all’avvocato giusto, che a sua volta contattava il magistrato giusto (o viceversa), e pagare la cifra pattuita. In cambio arrivava la decisione ad hoc: «Un collaudato sistema di sviamento e vera e propria mercificazione della funzione giurisdizionale».
Accadeva al Tribunale amministrativo regionale del Lazio — accusano carabinieri e Procura di Roma —, dove ieri sono stati arrestati il giudice Franco Angelo De Bernardi e l’avvocatessa Matilde De Paola, accusati di corruzione in atti giudiziari con altri cinque indagati. Tutti sospettati di aver manipolato, per denaro, le scelte del Tar, un organismo in grado di incidere sulla vita economica e sociale del Paese grazie al potere di avallare, sospendere o annullare le decisioni più varie: dalle nomine nella pubblica amministrazione agli appalti, fino alla regolarità delle competizioni elettorali.
Il seguito dell’indagine dirà se davvero gli inquisiti sono colpevoli, e se ci sono altre complicità. Ma al di là delle singole responsabilità, c’è un aspetto più generale che desta inquietudini e preoccupazioni. A maggio scorso, quando il giudice De Bernardi fu arrestato per un altro procedimento (ordine poi annullato), l’avvocatessa fu intercettata mentre, parlando con un collega, manifestava «con una spregiudicatezza per certi versi sconcertante la necessità di trovare un altro giudice di riferimento» per proseguire «l’attività di interferenza». Nel colloquio la donna faceva vari nomi accostati a fasi come «a livello di avvicinamento tu pensi che...», «da questo punto di vista è molto sensibile...», «questo è un intrallazzino grosso...», «già gli ho fatto guadagnare più di 15.000 euro a questo qui».
È possibile che fossero aspettative senza fondamento, ovviamente. Ma il solo fatto che due avvocati (uno dei quali ora arrestato per corruzione) parlino con simili accenti della giustizia amministrativa, come dando per scontato che in un organismo rilevante come il Tar le decisioni possano essere comprate e vendute, è un campanello d’allarme.
Giovanni Bianconi