Alessandra Arachi, Corriere della Sera 23/07/2013, 23 luglio 2013
IL TELEPASS, LE FOTO, LE MELE. QUEI BUCHI NELL’INCHIESTA —
Non è stata trovata traccia dei sei milioni di euro di tangenti che secondo i giudici di Pescara Ottaviano Del Turco avrebbe intascato in contanti da Vincenzo Maria Angelini. E questo nonostante due supplementi di indagini chiesti (e ottenuti) dai magistrati e circa cento rogatorie.
«In aula i magistrati sono arrivati a sostenere che siccome Ottaviano Del Turco era stato ministro delle Finanze aveva imparato come far sparire i soldi», si è lamentato Giandomenico Caiazza, l’avvocato difensore di Del Turco, ex governatore dell’Abruzzo, ex segretario aggiunto della Cgil e, appunto, ex ministro delle Finanze.
Non sono stati trovati i soldi delle tangenti che sarebbero state pagate a Del Turco, tutte rigorosamente in contanti. Ma non si è riusciti nemmeno a dimostrare che l’ex patron delle cliniche abruzzesi Angelini abbia fisicamente depositato questi soldi contanti nelle mani dell’ex presidente della Regione Abruzzo.
Si è discusso molto di Telepass in questi anni di processo, di caselli delle autostrade, di date delle fotografie, di buste di mele. Le contraddizioni si sono susseguite numerose in aula. Di dubbi ne sono rimasti più di uno.
Partiamo dalle fatture del Telepass, ad esempio. Il fatto che Angelini avesse presentato scontrini del Telepass del casello autostradale di Aielli-Celano, sulla Roma-Pescara, secondo la magistratura era una dimostrazione che l’imprenditore della sanità abruzzese si fosse recato a casa di Ottaviano Del Turco, a Collelongo.
Durante il dibattimento sono state fatte anche prove di guida in auto per documentare e misurare il tempo di percorrenza dal casello di Chieti (la città dove abita Angelini) a quello di Aielli-Celano che è, appunto, il casello autostradale dove si deve uscire per raggiungere Collelongo, il paese dove abita Ottaviano Del Turco, ma che dista dal casello dell’autostrada circa 25 chilometri di stradine che attraversano paesi e campagna.
Ci sono state discrepanze tra l’accusa e la difesa sul tempo necessario per andare da Chieti a Collelongo passando per il casello di Aielli-Celano: per l’accusa andata e ritorno si farebbe in un’ora e sei minuti, per la difesa ci vogliono due ore e venti minuti.
Secondo l’accusa Vincenzo Angelini sarebbe partito da Chieti e tornato a Chieti in poco più di un’ora facendo quasi duecento chilometri e fermandosi anche a casa di Del Turco per dare le tangenti, in contanti. Ma a parte questo, la domanda che rimane sospesa è: come si fa a stabilire con certezza che Vincenzo Angelini uscendo al casello di Aielli-Celano fosse andato davvero a casa dell’ex governatore dell’Abruzzo? Nelle prove del processo sono stati infatti depositati gli scontrini del Telepass di quel casello. Nulla di più.
Un altro buco nero di questa inchiesta della sanità abruzzese sono le fotografie. C’è stato un grande dibattito in particolare su una fotografia che Angelini sosteneva di aver scattato il 2 novembre del 2007 nella casa di Del Turco. Una fotografia allegata agli atti e che avrebbe voluto documentare il passaggio dei soldi contanti delle tangenti.
Su quella fotografia c’è stato uno scontro di perizie, forse il più duro che si è verificato durante questo processo pescarese. Secondo l’avvocato difensore di Del Turco, quella fotografia non poteva essere stata scattata il 2 novembre del 2007, bensì prima in seguito ad una serie di scatti in serie della macchina digitale.
I periti della Procura hanno ribaltato questa tesi, dimostrando che quella fotografia era stata effettivamente scattata nel giorno dichiarato dal grande (e unico) accusatore dell’ex presidente della Regione Abruzzo. Ma alla fine di tutto fra il dito e la luna rimane la domanda: che cosa si vede in quella foto? Nulla certo che possa documentare il passaggio di soldi contanti. In quella occasione Angelini disse anche che, lasciati i soldi contanti in casa, Del Turco lo obbligò ad uscire con una busta piena di mele.
Alessandra Arachi