Claudio Del Frate, Corriere della Sera 23/7/2013, 23 luglio 2013
L’ULTIMO GESTO DI LAURA, UCCISA DAL VIGILE. DONATI GLI ORGANI
Laura Prati ha risposto con un debole battito di ciglia al figlio Massimo. Era venerdì e quelle sono state probabilmente le ultime parole che la sindaca pd di Cardano al Campo, 48 anni, ferita il 2 luglio a colpi di pistola, ha potuto percepire. Poi solo il buio che l’ha accompagnata fino alla morte avvenuta ieri. «Il buio oltre la siepe», è anche il titolo del libro che lei non è mai riuscita a terminare e che Massimo le ha letto nella notte tra domenica e ieri in segno di addio. Come ultimo atto di generosità i familiari hanno autorizzato l’espianto degli organi: il cuore è stato portato ieri sera all’ospedale Niguarda di Milano, il fegato a Bergamo, i reni resteranno a Varese; nei prossimi giorni cambierà invece l’imputazione (da tentato omicidio a omicidio volontario) per Giuseppe Pegoraro, l’ex vigile di Cardano al Campo che ha sparato contro la sindaca per vendicarsi di un provvedimento di sospensione dal servizio di 6 mesi. Lo ha preannunciato la pm di Busto Arsizio Nadia Calcaterra, titolare delle indagini, che ha anche acquisito tutte le cartelle cliniche ospedaliere.
Laura Prati era sopravvissuta all’attentato e si stava riprendendo quando durante il secondo intervento chirurgico (dopo quello per la suturazione delle ferite) a cui è stata sottoposta, qualcosa è andato storto ed è subentrata una gravissima emorragia cerebrale. «Dopo quell’imprevisto i medici ci avevano detto che Laura sarebbe rimasta paralizzata per sempre dalle spalle in giù — racconta il marito Pino Poliseno, ingegnere, che non si è mai staccato dal capezzale —, ma noi continuavamo a incoraggiarla lo stesso: "Vedrai che piano piano migliori...". Lei però credo avesse capito già tutto, sentiva che gambe e braccia non rispondevano più a nessuno stimolo e vedevo che le si inumidivano gli occhi per la commozione».
Dopo l’emorragia la donna aveva smesso di parlare e di muoversi, alternava stati di veglia al torpore e comunicava solo con cenni degli occhi. «Giovedì le condizioni sono peggiorate ulteriormente — racconta ancora Pino — a causa di uno spasmo e di una vasocostrizione di alcune arterie che ha interrotto l’afflusso di sangue al cervello. Da quel momento Laura ha perso quasi del tutto conoscenza e abbiamo capito che bisognava solo attendere il momento della morte». Prima dell’attimo fatale, come detto, il figlio Massimo, 22 anni, ha fatto in tempo a comunicarle l’esito dell’esame all’università e a leggerle il finale del libro lasciato a metà sul comodino da Laura prima di precipitare nel coma. Sempre Massimo ha chiesto espressamente che venissero donati gli organi. «Ma non gli occhi — è stato il suo desiderio — perché quelli sono l’ultima cosa che ricordo di mamma viva».
La morte cerebrale è stata dichiarata ieri mattina alle 8.30 dopo l’ennesimo elettroencefalogramma piatto. A quel punto la legge impone di lasciar trascorrere sei ore prima che sopravvenga la morte biologica ma essendo subentrata la procedura di espianto Laura ha cessato di vivere alle 19 quando i cardiochirurghi del Niguarda le hanno prelevato il cuore.
Tutto il mondo politico nazionale ha inviato messaggi di cordoglio per la sindaca, a cominciare dal capo dello Stato, alla presidente della Camera Laura Boldrini («Sarà difficile accettare una morte tanto assurda»), a quello del Senato. E poi tutti i maggiori esponenti del Pd, da Epifani al sindaco di Firenze Matteo Renzi; e poi ancora il presidente della Lombardia Roberto Maroni e il cardinale di Milano Angelo Scola («Dal sacrificio di Laura traiamo energie per un rinnovato impegno per le nostre città»).
Si riapre infine il fronte giudiziario: la pm Calcaterra dovrà stabilire se esiste un nesso di causa tra i colpi sparati da Pegoraro il 2 luglio e l’emorragia cerebrale subentrata dieci giorni dopo. Dopo l’attentato, infatti, la donna non aveva mai perso conoscenza e aveva superato brillantemente il primo intervento chirurgico. Il guaio si è manifestato durante il secondo, mirato alla pulizia di una arteria mediante endoscopia. Il prelievo delle cartelle cliniche può preludere anche al fatto che la magistratura verificherà anche eventuali errori da parte dell’équipe medica.