Marco Zatterin, La Stampa 23/7/2013, 23 luglio 2013
ANTILLE OLANDESI, LIBERTA’ VORREBBE DIRE CRAC
Li ha presi di petto mentre non se l’aspettavano. «Se mi chiamate domani per comunicarmi che volete l’indipendenza, ve la organizzo all’istante», ha detto il premier olandese Mark Rutte agli amministratori delle “sue” Indie occidentali, i rappresentanti delle ex colonie caraibiche del Regno dei Paesi bassi, le isole un tempo di commercianti, schiavi e bucanieri che oggi vivono di turismo e finanza. Il governo dell’Aia è stufo di mugugni, non vuole dibattiti costituzionali. Desidera che i territori d’Oltremare facciano ordine nelle finanze pubbliche e commercino, senza altre liti con la capitale Orange.
«Dovete vedere come mi hanno guardato sorpresi», ha assicurato Rutte al ritorno dalla missione che lo ha portato a Curaçao, Sint Maarten, Aruba, Bonaire, Sint Eustatius e Saba. E’ andato per parlare di affari, ipotizzando un più solido canale di business. Invece ha dovuto registrare richieste di riforme costituzionali. «Ho detto loro che se torneremo a parlare di come lo stato è organizzato, sarà perché loro lo vogliono abbandonare». E’ una storia che ha radici lontane. Il vessillo azzurro, bianco e rosso sventola nei Caraibi dal sedicesimo secolo, da quando le isole furono strappate agli spagnoli che le avevano scoperte (Curaçao e Bonaire nel 1499; Sint Eustatius, Saba e Sint Maarten nel 1493 grazie a Cristoforo Colombo) dai navigatori della Compagnia olandese delle Indie Occidentali.
Per tre secoli gli europei le hanno usate come avamposto militare e commerciale, e centro di smistamento degli schiavi. Dopo la seconda guerra mondiale, le cinque Isole Vergini hanno abbandonato la natura di territorio coloniale per trasformarsi in Stato autonomo nell’ambito del Regno dei Paesi Bassi. Nel 2005, dopo una serie di referendum, si è deciso di cambiare tutto, ancora una volta.
La rivoluzione è stata travagliata. Nel 2006 Sint Marteen, la perla del turismo, e Curacao, la più ricca dell’arcipelago, hanno ottenuto l’autonomia. E’ stato il primo passo verso una riforma ancora più radicale, che ha condotto alla fine delle Antille Olandesi. Nel settembre 2010 le due prime fuggitive hanno visto confermato lo status di paesi autonomi all’interno del Regno dei Paesi bassi, come aveva fatto Aruba nel 1986. Bonaire, St Eustatius e Saba sono state invece risucchiate dall’Olanda, trasformandosi in municipalità ad autonomia speciale, fuori dall’Ue e dall’euro, però. Curacao vorrebbe legami ancora meno stretti. Al momento dell’intesa del 2010 i Paesi Bassi hanno azzerato il debito, rinunciando all’attività legislativa, ma non a tenere un occhio sulle finanze pubbliche. La cauta tutela è un beneficio per i locali che, a fine 2012, erano nuovamente in rosso.
Rutte ha fatto leva sulla debolezza di cassa, non senza incassare critiche in casa, dove l’opposizione lo ha accusato di essere sin tropo tenero con governi corrotti. Quest’anno s’è scoperto che il ministro della Giustizia di Sint Maarten era il gestore di numerosi bordelli. I novemila euro del ricco stipendio come parlamentare evidentemente, non gli erano sufficienti.