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 2013  luglio 23 Martedì calendario

LETTA KOMMT, ARRIVA ENRICO LETTA

Letta kommt, arriva Letta, mi avverte la «Süddeutsche Zeitung». Come? Mi era sfuggito, o l’Ambasciata non mi ha avvertito? No, ovvio, la signora Merkel è in vacanza in Tirolo, che verrebbe a fare in una Berlino immersa nella sua breve estate? Colpa dei tedeschi che hanno l’abitudine di pensare e programmare con enorme anticipo.

Qualcuno ha già prenotato le vacanze di Natale, quelle del 2014, e anch’io ricevo inviti per il febbraio del prossimo anno, per una cena da amici, o per una conferenza. Sono libero? Come potrei dire di no, ma è certo che in quel giorno capiterà di tutto, il matrimonio di un parente, una crisi di governo, il crollo della Borsa di Francoforte. E sarà troppo tardi per disdire.

Così, Letta viene, ma il 21 novembre, per un convegno sul tema «Strategien für mehr Wachstum», strategie per un maggior sviluppo, in programma all’Hotel Adlon. Perché me ne occupo con tanto anticipo? Proprio perché siamo in luglio. L’invito a Letta dimostra che i tedeschi sono convinti che sarà ancora al suo posto in pieno autunno. Ed è considerato un ospite importante, perché il quotidiano fa il titolo su di lui, scegliendolo tra gli altri 300 ospiti, tra cui Mario Draghi e Jens Weidmann. In fondo, quel che potranno dire il capo della BCE e il suo antagonista, il capo della Bundesbank, è prevedibile. Invece è interessante quel che potrà annunciare il premier di un paese in difficoltà come l’Italia, che è pur sempre tra i primi in Europa. Cosa avrà fatto per allora a nove mesi dal concepimento del suo governo, e che cosa programma per l’immediato futuro?

Per il momento Letta ha solo un merito, di avere un nome breve, e facile da pronunciare per i tedeschi, come Monti, Grillo, Draghi. Per il resto è una persona sconosciuta. A Berlino sono delusi dal suo predecessore che ha realizzato quasi niente di quel che aveva annunciato (per sua colpa o no, non importa), e quindi si osserva con comprensibile prudenza Herr Letta all’opera.

Ora, se il primo ministro non si risente, oserei dare qualche consiglio, di semplice etichetta. Per favore, non disdica all’ultimo momento, adducendo cause di forza maggiore. È un vizio dei nostri politici. Per i prussiani sarebbe un sintomo di scarsa latina serietà, qualunque sia l’impegno sopravvenuto a Roma. E non si attenda di trovarsi a novembre ad avere a che fare con un nuovo Cancelliere a Berlino. A meno di una sorpresa eccezionale, come una vittoria di San Marino sulla nazionale tedesca, a governare sarà sempre Frau Angela. Comunque, una sorpresa non è mai da escludere, ma se anche Peer Steinbrück avesse battuto la signora, la politica europea non cambierà. Basta leggere il programma dell’Spd, il partito socialdemocratico. Letta dovrebbe farsi tradurre almeno la parte che riguarda l’euro e l’UE, ma sicuramente la nostra ambasciata l’avrà già fatto.

La notizia di Letta atteso all’Adlon, l’albergo che ospitò Marlne Dietrich, Charlie Chaplin, e Mussolini, esce a fianco di un articolo di Wolfgang Schaüble, che porta il titolo «Kein deutsches Europa!», niente Europa alla tedesca. La Comunità ha bisogno di una guida, ma la Germania deve essere prudente, e non soltanto a causa della sua storia, avverte il ministro delle finanze, odiato da Madrid a Atene. Ci diamo da fare per avere un ruolo predominante? si chiede Schaüble. Assolutamente no. Qual è il nostro compito in Europa? Servire la Comunità, senza diventare deboli. Abbiamo una responsabilità particolare? Sì, insieme con la Francia.

Appena Berlino cerca di indicare una politica comune, viene accusata di voler instaurare il IV Reich. Ma non si va avanti senza la Germania, e di questo si discuterà inevitabilmente al congresso di novembre, organizzato dalla Süddeutsche Zeitung. Letta otterrà un gran successo se dimostrerà di non aver una paura preconcetta dei tedeschi. Basterà questo per conquistarli, anche se poi li potrà criticare e avanzare proposte. Comprendere non significa inchinarsi. Infine, dato che parlerà in inglese, abolisca aggettivi e congiuntivi. Così si farà comprendere a sua volta. L’italiano dei nostri politici è di solito intraducibile, quindi sospetto. Con un intervento concreto, Letta potrà dimostrare a Schaüble e alla Merkel, che insieme con la Francia, la responsabilità particolare dovrebbe essere condivisa con l’Italia. Invece di un asse Berlino Parigi, un triangolo con Roma. Come avveniva in un lontano passato. Noi saremo sempre i più deboli, ma comunque indispensabili. I triangoli sono più stimolanti, in amore, e in politica.