Emanuela Audisio, la Repubblica 23/7/2013, 23 luglio 2013
DA WILMA ALLA VEZZALI SUL PODIO VA MAMMA
Mamma fioretto non si tira indietro. L’onorevole Vezzali, 39 anni, va ai mondiali. Un fenomeno di mamma: nel 2005 a Lipsia quattro mesi dopo il parto colpì e trafisse tutte le altre. Aveva 31 anni e 18 giorni dopo la nascita di Pietro era tornata in pedana. Stavolta ci riprova: ma ora c’è anche Andrea. Ci tiene a dire che non è una pazza, è seguita da una ginecologa, fa molta ginnastica Pilates, e anche a lei «all’inizio faceva male tutto». Una volta bisognava scegliere: tra sport e maternità. E se non si rinunciava ai sogni di gloria si veniva rimproverate: nel ’48 l’olandese Fanny Blankers Koen andò ai Giochi di Londra. Avevano cercato di dissuaderla: «È vecchia, resti a casa». Aveva 30 anni, due bimbi a carico: «Si vergogni, pensi ai figli». Ci pensò a modo suo: correndo e vincendo quattro ori, 11 gare in 8 giorni, sempre prima sul traguardo. Non potendo rimangiarsi i dubbi, la ricompensarono con il titolo di «mammina volante ».
Allenamento e poppata, voglia di non essere solo atleta e solo mamma. L’australiana Shirley Strickland De La Haunty, 7 medaglie (3 ori) dal ’48 al ‘56 in tre Giochi consecutivi, era una signora di 31 anni, con un figlio di due, quando si aggiudicò 80 metri ostacoli e staffetta. Perfino la gazzella americana, Wilma Rudolph, bella e seducente, tre ori ai Giochi di Roma nel ‘60, era già madre di una bambina, ma era meglio non pubblicizzarlo. Difficile fermarsi se la vita va di corsa. La norvegese Ingrid Kristiansen vinse nell’84 la maratona di Houston, alcuni mesi dopo aver partorito il figlio. E l’americana Valerie Brisco-Hooks, ai Giochi di Los Angeles nell’84, fu la prima a riuscire nell’accoppiata 200 e 400 metri, mentre il figlio di due anni applaudiva. Lo dicono tutte: chi fa sport è abituato a tabelle, programmi, sveglie presto, allenamenti. Che sarà mai riprendersi da un parto?
Lo sport è stato costretto a dare fiducia alle mamme, anche perché il loro ritorno spesso è stato felice e vincente. La gravidanza è una pausa, non più un’interruzione. Kim Clijsters, belga, 27 anni, è stata la prima mom a vincere un torneo dello Slam dopo Evonne Goolagong. Kim nel 2010 a New York non si fece fotografare sola, con lei e con la coppa c’era Jada Ellie,
la sua bimba di appena 18 mesi e papà Bryan Lynch, giocatore di basket Nba. Il miracolo è che Kim, fuori classifica, era entrata allo Us Open con una wild card, dopo due stagioni di inattività. Non voleva mica vincere, ma solo far vedere che mamma sapeva giocare.
Dara Torres, americana, tra una poppata e l’altra, nel nuoto si è tenuta a galla per cinque Olimpiadi, vincendo tanto. Tessa Grace, sua figlia, è nata nel 2006. Dara si è ributtata in piscina, già incinta, per combattere la nausea. «Meglio vomitare in acqua, dove mi sento a casa». E a Pechino a 41 anni Supermom Dara si è presa tre argenti. Stare in forma le costava 100mila dollari l’anno, anche per via dello staff: allenatori, fisioterapisti, massaggiatori, chiropratico, bambinaia.
Josefa Idem, canoista, otto Olimpiadi alle spalle, ha vinto anche da mamma olimpica, c’era Janek, da un anno, quando prese il bronzo ad Atlanta ’96, e c’era Jonas, da poco, ad Atene 2004, quando vinse l’argento. Simona Gioli, azzurra di pallavolo, ha partorito Gabriele nel 2006 e poi è andata a giocare in Russia. La maratoneta inglese Paula Radcliffe è stata capace 9 mesi dopo la nascita di Isla di rivincere nel 2007 la maratona a New York. Figurarsi se chi si sciroppa 42 chilometri e mezzo ha paura di una gravidanza, infatti si allenò fino al giorno prima del parto e riprese a correre 12 giorni dopo. «Tutti mi guardavano come fossi una pazza».
Anna Chicherova, russa, saltatrice in alto, magrissima, è tornata a vincere a Londra 2012 dopo la nascita di Nika e non è raro trovare in pedana mamme che tra di loro parlino di figli, ciucci, asili. Per qualcuna la maternità è come una forma di doping. La campionessa olimpica di mezzofondo, l’irlandese Sonia O’Sullivan: «Per me è stato come allenarmi in altitudine ». La ex velocista americana Evelyn Ashford: «Avere un figlio dà più forze di un’intera scatola di vitamine o di steroidi». Liz McColgan, fondista britannica, corse una gara sulle 5 miglia il giorno prima di partorire e commentò: «Mi sentivo solo un po’ pesante». Undici settimane dopo si prese il bronzo ai mondiali di cross. Mamma, mi passi la medaglia?