Marco Zatterin, La Stampa 21/7/2013, 21 luglio 2013
“NEL 2014 FINALMENTE SCENDERÀ IL COSTO DEL DENARO PER LE IMPRESE”
Allora, Herr Wieser, tocchiamo pure ferro perché non fa mai male, ma pare proprio che questa possa essere un’estate tranquilla per i mercati e l’Eurozona, che dice? Il direttore del Comitato economico e finanziario - il conclave dei tecnici dei Tesori europei già guidato da Vittorio Grilli e Mario Draghi - ci pensa un attimo e poi sorride. «Anche le ultime estati sono risultate più tranquille del previsto, c’è una logica in più per credere che possano non esserci problemi: abbiamo delle nuove procedure in funzione, le decisioni importanti sono state prese. L’Europa oggi è più forte di un anno fa». Nel luglio 2012 le prospettive erano davvero scure, e peggio ancora si stava dodici mesi prima, quando l’Italia era sotto attacco e rischiava di saltare. Seduto nell’ufficio al livello 30 di Palazzo Justus Lipsius, Thomas Wieser, austriaco, nato nel 1954 negli Stati Uniti, economista e già direttore del Tesoro a Vienna, guarda indietro con sollievo e avanti con relativa serenità. «Non prevedo un agosto di sviluppi negativi. Il peggio è passato, anche se in autunno avremo ancora questioni da risolvere sul governo dell’economia e delle banche. Per questo credo che la politica non possa assolutamente dormire».
Cominciamo dalla Grecia. Si sentono brutte cose...
«Stiamo esaminando in queste ore il programma. Se Atene rispetterà i piani definiti con l’Europa, non avrà alcun problema di finanziamento. Sono fiducioso che lo faccia. E mi auguro che la Grecia possa avere una ricca estate con molti turisti, gettito per l’Erario ed entrate per le imprese».
Come andiamo con Cipro, Irlanda e Portogallo?
«Stiamo esaminando il piano delle banche cipriote, credo che potremmo chiudere questo mese. Gli irlandesi procedono bene, non c’è molto da dire. I portoghesi hanno un problema politico: occorre che l’opposizione comprenda la filosofia del percorso di rilancio e i benefici che può dare nel breve e medio termine».
Finito il rischio di contagio?
«Non lo vedo, però ciò non toglie che i paesi già minacciati debbano continuare con le riforme. Esistono possibili fonti di turbolenza fuori dall’Europa: l’aumento dei prezzi dell’energia e i movimenti sui cambi alimentati soprattutto dal Giappone. Potrebbe aumentare la volatilità nel 2014. Meglio essere attrezzati».
Anche Roma è fuori pericolo? E’ stata appena declassata causa “incertezza politica”..
«L’Italia ha una evidente forza economica, ma il problema è il modo in cui ha reagito alla globalizzazione vent’anni fa. Hanno cercato di proteggere i cittadini utilizzando il denaro pubblico, sottratto agli investimenti in istruzione, formazione, ricerca, innovazione. Nel breve periodo, ciò ha creato consenso. Nel lungo, è venuta alla luce la debolezza competitiva di un sistema incapace di crescere. Oggi i giovani non trovano lavoro e i meno giovani lo perdono. Quando votano, succede quello che è successo quest’anno. E’ una storia che ha radici lontane».
Chi ha applicato la giusta ricetta?
«Svezia e Finlandia, per dirne due. Hanno lavorato per consentire alla gente di essere pronta a trovare il lavoro nelle nuove condizioni globali. Non hanno puntato solo sulle infrastrutture, ne abbiamo abbastanza di strade, ma sulle tecnologie a sostegno dei cervelli».
Torniamo alle stagioni. L’estate sarebbe com’è senza le manovre della Bce?
«Non possiamo dire cosa sarebbe successo se Draghi non avesse agito, magari ci sarebbe stata un’altra soluzione. Certo la Bce ha avuto un ruolo cruciale nel diminuire la volatilità».
L’Unione bancaria, con la supervisione affidata a Francoforte, è una cura essenziale?
«Il progetto che abbiamo messo in piedi è una prova di forza della politica europea, anche perché l’Unione Bancaria è un dossier molto più difficile di quello monetario. E’ molto complesso perché incide su tradizioni e legislazioni differenti, e poi va realizzato senza riformare i Trattati. Lo schema è positivo. La sola prospettiva della sua entrata in vigore costituisce uno straordinario effetto di pressione sui mercati».
E per la congiuntura malata?
«Con la supervisione accentrata già dal 2014 potrà scendere il costo del denaro per le imprese».
Avremmo fatto prima se non ci fosse stato il voto tedesco?
«Non condivido tutto questo mettere Berlino nell’angolo. Hanno fatto un ottimo lavoro, premurandosi che tutto fosse nel rispetto dei Trattati. Il loro ruolo ha suscitato gelosie. Non li si può incolpare se gli eurobond non si sono fatti: non si possono realizzare senza modifiche alla costituzione europea».