Vittoria Puledda, Affari&Finanza 22/7/2013, 22 luglio 2013
TUTTI I DUBBI DEGLI ANALISTI “LA BANCA È IN UNA MORSA”
Tesi numero uno: gli analisti considerano il duo Profumo- Viola molto convincente, il piano industriale in grado di funzionare e già ben avviato, le possibilità di far cassa vendendo qualche pezzettino qui e lì e soprattutto esternalizzando l’It (cosa che dovrebbe avvenire in tempi brevi) più che ragionevoli. Tesi numero due: secondo gli analisti la banca è stretta in una morsa quasi insopportabile fatta di qualità del credito peggiore della media, di fortissima esposizione ai tassi di interesse e al differenziale tra Btp e Bund e di difficoltà quindi a finanziarsi a condizioni accettabili. Per di più, è costretta a pagare un milione di euro di interessi al giorno solo per i Monti bond. Insomma, senza un miglioramento quasi sorprendente del quadro macro, qualsiasi sforzo rischia di essere vanificato.
Sorpresa, gli analisti che sostengono la tesi numero uno e quelli che sottolineano le difficoltà della tesi numero due sono gli stessi: in altre parole, il nuovo vertice sta ben lavorando ma le incognite vere sono al di fuori del loro potere di intervento. E, anche se facessero miracoli, difficilmente riusciranno ad evitare il peggio (una nazionalizzazione pura) se non saranno aiutati da un contesto macroeconomico che piloti lo spread Btp-Bund molto più in basso e nello stesso tempo regali di tassi di interesse a breve più alti (che aiutino il margine di interesse). Forse è questo apparente paradosso a spiegare perché praticamente nessun report consiglia l’investimento nei titoli del Monte: Mediobanca ha un target price di 0,20 (la banca ora quota intorno a 0,21) e un consiglio di acquisto “neutral”; Icbpi si ferma a 0,15 euro di target e il consiglio “sell” mentre Exane (poco prima dell’assemblea di giovedì scorso) aveva un target di 0,10 e un rating di underperform, mentre Goldman Sachs si spinge fino a 0,19 centesimi ma ha un sell/neutral come giudizio.
Certo, l’abolizione del tetto del 4% ai diritti di voto, appena votata, viene considerata da tutti molto positivamente. L’eliminazione del tetto «dovrebbe facilitare l’aumento di capitale - sostiene Riccardo Rovere, analista di Mediobanca Securities - ma confermiamo il nostro giudizio di Neutral sul titolo, data la volatilità dell’azione e del rendimento del debito sovrano italiano, principale driver del prezzo dell’azione». Tutte cose, appunto, fuori dal raggio di azione della banca: basti pensare che a fine trimestre la riserva sui titoli Afs era negativa per circa 2,5 miliardi, a fine maggio 2013 era migliorata a 1,7 miliardi ma può di nuovo peggiorare, se lo spread va su (e ora ad esempio sta flirtando con quota 300).
Ancora un po’ di numeri, che dimostrano la fragilità intrinseca del conto economico del Montepaschi, a prescindere dalla buona volontà (e dall’abilità) del management. La banca ha circa 32 miliardi di finanziamenti con la Bce, di cui 29 attraverso l’Ltro. Di questi, 13 sono stati erogati sulla base di obbligazioni bancarie della stessa Mps - garantite dallo Stato, su cui la banca paga un interesse lordo intorno ai 260 milioni l’anno. Altri 360 annuali devono essere pagati sui Monti bond (per quest’anno saranno meno, visto che sono stati emessi a fine febbraio) e fa grosso modo 600 milioni solo di servizio del debito. Certo, basterebbe relativamente poco a modificare il ragionamento, se non a ribaltarlo: ad esempio, 25 punti base di aumento dei tassi a breve termine per il Montepaschi equivalgono grosso modo a 160 milioni di euro in più di margine di interesse. Un obiettivo nemmeno così ambizioso, in termini assoluti, ma se si pensa che ora l’Euribor a tre mesi è intorno a 22 punti base non è detto che il target sia proprio a portata di mano.
Insomma, le difficoltà sono molteplici e l’obiettivo del successo non è scontato. «Per certi versi è un peccato - spiega Giovanni Razzoli, analista di Equita perché a Siena stanno lavorando bene. Anche sul piano industriale la tabella di marcia procede spedita, ad esempio in termini di chiusura degli sportelli e di riduzione dei dipendenti. Ma il Monte continua a scontare le zavorre degli anni precedenti; è inevitabile viste le criticità che il nuovo management ha dovuto affrontare ». E tra le zavorre probabilmente è da annoverare anche la qualità del credito, che per il Monte è peggiore della media di settore: negli ultimi tre trimestri l’aumento medio del portafoglio crediti deteriorato è stato tra il 3 e il 5% contro una media di settore di circa il 2%. Un aspetto commentato negativamente anche da Banca Imi, nel suo report successivo ai dati del primo trimestre 2013: la perdita di periodo infatti era stata minore delle previsioni, ma proprio il costo del credito aveva toccato quota 138 punti base, contro i 120 delle aspettative.
Qualche spiraglio positivo potrebbe arrivare dalle cessioni su cui si sta ragionando (credito al consumo e leasing) da cui potrebbe arrivare circa un miliardo di euro. Ma occorre tempo e la prima scadenza degli interessi sui Monti bond scatterà a luglio: se il pagamento avvenisse tutto in azioni, ai prezzi di Borsa attuali lo Stato diventerebbe azionista con una quota intorno al 13%.