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 2013  luglio 22 Lunedì calendario

E LO SCORPORO DELLA RETE ENTRO’ NELLA LEGGENDA

Trovare una soluzione ai problemi di Telecom Italia sembra sempre più complicato. I negoziati su una possibile cessione del suo business mobile a Hutchison Whampoa del magnate cinese Li Kha-Shing si sono arenati. I piani per lo scorporo della rete d’accesso fissa, l’ormai famoso spin-off che avrebbe aperto la strada a un ingresso di capitali pubblici attraverso la Cassa depositi e prestiti, sono anch’essi fermi, malgrado l’ottimismo manifestato dal presidente esecutivo Franco Bernabè.
Colpa dell’Autorità per le Comunicazioni Agcom, che ha tagliato le tariffe di unbundling, cioè l’affitto che i concorrenti pagano all’ex monopolista per l’uso della rete da 9,28 a 8,68 euro a cliente al mese? Questa è la tesi di Telecom Italia, i cui esperti osservano come la decisione contraddica il precedente orientamento dell’Agcom di mantenere invariate le tariffe di affitto all’ingrosso per il 2013 in via transitoria per prendere poi una decisione definitiva alla luce dei risultati dell’analisi di mercato in corso.
I concorrenti contestano questa posizione, sostenendo che Telecom Italia è tra gli operatori europei che realizzano gli utili più alti, anche grazie alle alte tariffe che incassa.
In una situazione tanto complessa una cosa, almeno, è chiara: l’operatore storico ha bisogno di tutto meno che di una guerra con il regolatore che gli porterebbe solo guai. Il suo debito lordo, eredità di Roberto Colaninno e di altri capitani coraggiosi, si aggira intorno ai 40 milioni di euro. Sia l’operazione cinese che lo scorporo della rete avrebbero potuto portare sollievo ai conti. I problemi di Telecom, si può aggiungere, sono al centro del dibattito sulle regole. Dove il fatto più saliente è la «svolta» dell’eurocommissaria all’Agenda Digitale Neelie Kroes: cioè l’orientamento a incentivare gli investimenti in nuove reti ultra broadband e la raccomandazione alle autorità nazionali perché adottino un «tocco leggero» con gli ex monopolisti, ovvero non riducano troppo le tariffe all’ingrosso. L’Agcom questo limite lo ha rispettato, perché la tariffa di unbundling (8,68) rientra, anche se di misura, nella «forchetta» emersa dalla consultazione pubblica (8,62-9,25).
La competizione sul mobile, intanto, si fa sempre più aspra. Un’ottima notizia per gli utenti ma non per gli operatori. I cui ricavi mobili aggregati, secondo Deutsche Bank, potrebbero scendere quest’anno a 18 miliardi di euro dai 19,5 miliardi del 2012. Una cattiva notizia, in particolare, per l’azienda di Bernabè, poiché la guerra dei prezzi potrebbe mangiarsi i benefici accumulati con il canone all’ingrosso nel 2013 prima della riduzione.
Insomma, tra stop and go l’avvenire per Telecom Italia si presenta denso di incognite. E, mentre il titolo barcolla, lo scorporo della rete entra nella leggenda.