Elena Dusi, la Repubblica 22/7/2013, 22 luglio 2013
QUELLE FAGLIE CHE STRINGONO LA COSTA IN UNA TENAGLIA “COME IN EMILIA, È LA SPINTA A EST DELL’APPENNINO”
Nelle mappe ufficiali l’area del Conero è considerata a pericolosità sismica media. L’enorme compressione fra l’Appennino e l’Adriatico, in realtà, è in grado di generare terremoti molto più forti rispetto a quello di ieri. La spinta della catena montuosa verso il bacino del mare procede in direzione nordest al ritmo di due millimetri all’anno. Alimentate da una forza simile, le scosse della terra raggiunsero il grado 5,8 nel 1930 e il grado 6,1 nel 1997, quando venne rilasciata un’energia 63 volte superiore in confronto a quella di ieri.
«Dal 1200 al 2000 ci sono stati una decina di sismi superiori al sesto grado» racconta Valerio De Rubeis dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv). E Davide Scrocca dell’Istituto di geologia ambientale e geoingegneria del Cnr aggiunge: «Ci meravigliamo per terremoti così. Dimentichiamo che buona parte della nostra penisola ha un rischio sismico elevato. L’Italia è un territorio giovane e diverse zone stanno subendo una deformazione in questo momento».
Nessuno stupore si è registrato ieri notte alle 3.32 nemmeno nella sala sismica dell’Ingv, quando le stazioni di rilevamento piazzate ad Ancona e lungo la costa delle Marche hanno iniziato a inviare segnali di allarme. Nel giro di un minuto è stata avvisata la Protezione civile. Poi sono iniziate le analisi dell’onda sismica, che era stata preceduta da 5 scosse comprese fra magnitudo 2,1 e 3,2 e seguita da un’altra ventina di eventi. Il più forte (di magnitudo 4) ha colpito la costa del Conero prima ancora dell’alba, alle 5.07.
Le scosse anconetane di ieri sono parenti strette di quelle di Reggio Emilia e dintorni. «Dalla Pianura Padana alle Marche, la penisola si sta spostando verso nord-est» spiega Scrocca. «Gli Appennini si accavallano sulla placca Adriatica e quest’ultima si inabissa. La crosta terrestre subisce un raccorciamento. Questo fenomeno produce faglie sismicamente attive». Salvatore Barba, il funzionario dell’Ingv che era di turno ieri notte aggiunge: «Sono circa tre anni che questa compressione fra Appennini e Adriatico crea terremoti. Possiamo attribuirle gli sciami di Ferrara, di Reggio Emilia e le scosse minori nei pressi del Lago di Garda». La linea di “scontro” fra le montagne e il mare accompagna la penisola da nord a sud, fino al Gargano e poi tagliando verso lo Ionio. «Oltre agli Appennini che spingono verso est, le Alpi Dinariche si spostano verso ovest. L’Adriatico si trova fra due fuochi e solo una piccola zona al centro si ritrova libera dalla compressione » spiega Barba.
Esattamente un mese fa il terremoto colpì l’area della Garfagnana. Se sulla costa est gli Appennini provocano una compressione della crosta, sulla costa ovest si crea una distensione. Il sisma del 21 giugno venne classificato infatti come “distensivo”. «Lungo l’asse della catena appenninica la crosta terrestre è più fredda, e questo facilita la generazione di terremoti più energetici» spiega Carlo Doglioni, presidente della Società geologica italiana e professore di geodinamica alla Sapienza di Roma. «Il terremoto in realtà rilascia solo un decimo dell’energia che viene generata dallo spostamento delle placche. Tutto il resto finisce in calore, nella formazione delle pieghe della roccia e in altri fenomeni geologici» spiega Barba.
Le due faglie di Ancona, ben note ai sismologi per i terremoti che hanno generato in passato e per le esplorazioni petrolifere di alcune decine di anni fa, sono state battezzate “Conero nord” e “Conero sud”. Corrono in mare, a poche decine di chilometri dalla terraferma e parallelamente alla costa. Serviranno analisi più approfondite per capire se i movimenti di oggi hanno attivato altre faglie, come in un effetto domino. «Intanto si può stimare che lo spostamento lungo la faglia causato dal terremoto di ieri sia dell’ordine dei decimetri» aggiunge Doglioni. «All’Aquila il movimento fu poco meno di un metro. In Giappone una faglia lunga oltre 400 chilometri si spostò fino a 50 metri». L’energia rilasciata a Tohoku nel 2011 fu quasi un milione e mezzo di volte superiore rispetto al Conero.