Luigi Offeddu, Corriere della Sera 22/07/2013, 22 luglio 2013
«QUELLA BUSTA CON SUPER MANCIA E LE 400 ROSE DONATE DALL’EMIRO»
Un giorno, arrivò Tom Cruise. Senza preavviso. E a Stéphane mancò il fiato: «Perché era il mio attore preferito, da sempre: proprio la sera prima, avevo ripensato a quant’era bello il suo capolavoro "Top Gun". Ed ora eccolo qui, da noi in albergo, lui in persona...».
Ma come portiere di lungo corso all’hotel Conrad di Bruxelles, Stéphane Looze non aveva tempo per troppe nostalgie: «Ci dissero: è qui fra due ore. Preparate la suite, i fiori, le bevande. E poi, lui arrivò: tutti noi in estasi». Quanti giorni si fermò? «Quattro ore in tutto. Andò in rue de la Loi, alla sede di Scientology, e dopo 4 ore tornò all’aeroporto».
E il conto? Se, com’è probabile, Tom Cruise prese una delle suite presidenziali, quelle 4 ore di meditazione nella «sua» Scientology gli costarono 4.500 euro.
Cose che capitano nei grandi alberghi del mondo. Luoghi di lusso, spreco e stravaganze, ma anche di magia, luoghi di cui i portieri, i «concierges», costituiscono un elemento fondamentale. Stéphane, belga, sposato con una figlia, ha 39 anni e da 17 lavora al Conrad-Steigenberger (l’albergo ha cambiato nome e proprietà quest’anno). Siamo nell’elegante avenue Louise, e questo è l’unico 5 stelle di Bruxelles: 269 camere, 240 dipendenti di 40 nazionalità, clienti finiti spesso nei libri di storia. Prima di capitare qui, Stéphane non sapeva nulla di alberghi: studiava da avvocato, nessuno in famiglia era del mestiere, e un’estate lui pensò di far due soldi lavorando da fattorino. Lo accettarono, dal Conrad non è più andato via: oggi ha al bavero della marsina nera le chiavi d’oro, simbolo dell’associazione che raccoglie i migliori portieri. Ha anche ricordi confortanti: «Il Sultano del Brunei è venuto qui due volte e ogni volta ha lasciato 500 euro per ogni dipendente. L’emiro del Dubai è stato qui 3 giorni e alla partenza mi ha dato una busta con 5.000 euro di mancia: la più grande mai vista. Eppure mi creda, non è solo per il denaro che si fa questo mestiere. Il mio stipendio è di 1.500 euro al mese». Fare con Stéphane un giro nell’albergo è come entrare in una macchina del tempo. Ecco la Royal Suite, 365 metri quadri, stile rococò un po’ gelido e uno studio dominato da una scrivania con su un libro e una penna: «Qui lavorava Bill Clinton», spiega Stéphane; quando l’ex presidente americano venne qui nel 1994, la Casa Bianca riservò 200 delle 269 camere disponibili.
Clienti affezionati sono anche Richard Gere, o Bill Gates. Stéphane fruga nella memoria: «Beh, fra quelli che mi sono rimasti impressi ci sono Madonna ("Stravaganze? Non lo chieda a me"), gli U2, Whitney Houston, Celine Dion, Tina Turner, i Rolling Stones, Tony Blair, Jacques Chirac. E Putin, e il vostro Silvio Berlusconi. Feste, stranezze varie? Ancora no comment, please. Poi i leader del Bahrein, dell’Arabia Saudita, del Qatar. E le donne dei loro harem. Una volta, un emiro mi chiama e mi chiede gentilmente di fare avere un mazzo di rose a una delle sue compagne. Quante? Domando io. E lui, placido: quattrocento. Detto, e fatto: un buon concierge ha come compito quello di esaudire i desideri dei clienti. Anzi, di prevenirli».
E come? «Cerco di incontrare il cliente appena arriva. Guardo il suo viso, i suoi bagagli, i suoi vestiti. E, cosa più importante di tutte, cerco di imparare subito a memoria il suo nome. Abbiamo bisogno di stupire il cliente prima ancora che lui apra bocca. Io non devo avere troppa personalità, ma il cliente si aspetta che sia me stesso».
Non è stressante? «Sì, ma anche bello. Quando mi tolgo la giacca, dimentico tutto e corro a nuotare, per togliermi di dosso lo stress».
C’è un significato particolare dietro la parola «concierge». Lo spiega la giovane collega di Stéphane, Sarah Lippmann, francese di 27 anni, chiavi d’oro al bavero e bionda coda di cavallo: «Vuol dire Comte de Cierges, conte dei ceri o candelieri, quello che stava con il lume alla porta del castello e dava il benvenuto a tutti gli ospiti. Ecco, noi siamo un poco così». Per esempio? «Un giorno un cliente mi dice: devo chiedere alla mia ragazza di sposarmi, voglio che prepariate tutto voi. E così: carrozza e cavalli all’ingresso, ristorante tutto riservato con un violinista che suona, l’anello nel bicchiere sul tavolo, poi la suite con champagne e centinaia di petali di rose... Io attendevo in albergo e pensavo: tutti quei fiori con quel che costano, e se la signorina dice no? Ma i due tornarono, e lui mi fece un gran sorriso da lontano: "Ha detto sì!"».
Luigi Offeddu