Marco de Martino, Il Messaggero 21/7/2013, 21 luglio 2013
FOGNINI SOGNA, ANCHE L’ITALIA HA TROVATO UN TENNISTA
Due settimane da dio. Fabio Fognini non si ferma più, sbriciola come un cracker anche il numero 15 del mondo Nico Almagro, mette giù la nona vittoria di fila e poi si ferma a contemplare la storia che è lì a un passo. Dopo tante illusioni, dopo tanti viaggi e miraggi, stai a vedere che finalmente anche l’Italia ha trovato un giocatore di tennis. Il Padreterno sa essere misericordioso: Fognini sembrava un caso disperato, un progetto di campione abitato all’interno da variegate forze del Male, poi invece ecco questa campagna di Germania che cambia tutto. Vittoria a Stoccarda e finale ad Amburgo, battuti in sequenza Ward, Mayer, Haas, Bautista Agut, Kohlshreiber, Ramos, Granollers, ancora Haas e ieri Almagro. Nel tennis ci vuole pazienza, bisogna saper aspettare, anche un talentino bizzarro di 26 anni coetaneo di Djokovic e Murray...
A 37 ANNI DA PANATTA
L’ultimo italiano che era riuscito a mettere giù due finali di seguito era stato un certo Adriano Panatta la bellezza di 37 anni fa, quando nell’ormai giurassico 1986 vinse di fila prima Roma e poi il Roland Garros. Oh certo, altri tornei e altre altezze, e Fognini non ha nemmeno battuto Newcombe, Solomon, Vilas o Borg; ma insomma, il salto fa comunque impressione. Stoccarda era un Atp 250, Amburgo è addirittura un 500, e comunque vada la finale di oggi Fognini lunedì mattina sarà il numero 19 del mondo, settimo italiano dell’era Open a spingersi così avanti dopo Panatta (4), Barazzutti (7), Bertolucci (12) e il trittico degli incompresi Camporese, Gaudenzi e Seppi arrivati a numero 18. E pensare che l’ex yuppie di Arma di Taggia un anno fa era numero 65, mentre all’inizio di quest’anno era ancora plafonato sulla casella 47 (non era morto ma durante i match parlava in continuazione con tutti, con l’arbitro, con il pubblico, con se stesso...).
Incoraggiante che il momento sia alfine arrivato, ma se permette, Eccellenza, era ora. Perché Fognini in tutti questi anni è stato sempre molto curato, coccolato, aiutato, perdonato e aspettato, e adesso finalmente restituisce alla FIT, alla pazienza del presidente Binaghi, a quella di Barazzutti, e un po’ a tutti gli italiani, le tante delusioni vissute con lo stomaco annodato, i lanci di racchette e gli ululati alla luna durante match sciagurati.
PERLAS, SOLDI BEN SPESI
Bellissima però la partita di ieri, intelligente, solida, convincente, un match che il vecchio Fognini avrebbe perso sicuramente. Perché Fabio giocando benissimo è andato avanti 6-4 2-0, ma poi ha dovuto subire il ritorno di Almagro che nel secondo set ha avuto a disposizione la bellezza di dieci palle-break e anche un set point sul 5-4 che il Nuovo Fognini ha annullato con autorità. La strada verso la definitiva redenzione del giocatore è stata poi quella che ha lastricato di gloria il tie-break, giocato divinamente e vinto 7-1. Un Fognini strepitoso, sempre in cattedra, con un’accelerazione di dritto notevole e una condizione atletica imporante: Fognini si è sempre mosso in campo come un gatto, ma adesso sbaglia pochissimo, gioca lungo ed è sempre pronto a ribaltare la situazione da difesa ad assalto. «Mi costa una cifra» ci disse una volta papà Fognini parlando del nuovo coach neo-assunto, lo spagnolo José Perlas. Soldi ben spesi perché il nuovo guru e taumaturgo, in passato anche coach di Almagro, ha veramente cambiato la vita di Fabio.
Oggi in finale contro Fognini non ci sarà Federer, ed è un peccato. Il vecchio re, con la nuova racchetta e con i soliti guai alla schiena, è riuscito nell’impresa di perdere 7-6 7-6 dal carneade mancino argentino Del Bonis, numero 114 del mondo e ad Amburgo partito dalle qualificazioni. Un’occasione da sogno per Fabio, nel lunapark del suo tennis dove è appena arrivato.