Roberta Scorranese, Corriere della Sera 20/7/2013, 20 luglio 2013
Nel 1963, a Roma, l’agenzia di stampa Kronos, fondata nel 1951 da Pietro Nenni, e l’Adn, nata nello stesso anno ma per iniziativa di Amintore Fanfani, si fondevano per dare vita all’Adnkronos, agenzia di notizie quotidiane politiche ed economiche
Nel 1963, a Roma, l’agenzia di stampa Kronos, fondata nel 1951 da Pietro Nenni, e l’Adn, nata nello stesso anno ma per iniziativa di Amintore Fanfani, si fondevano per dare vita all’Adnkronos, agenzia di notizie quotidiane politiche ed economiche. Così, il 24 luglio di cinquant’anni fa, quella che ancora oggi è una delle maggiori agenzie di stampa italiane nasceva dall’incrocio di due mondi diversi, che si sono però integrati. E ha saputo crescere proprio in virtù di questa alchimia di equilibri: apertura alle nuove tecnologie (il primo progetto su internet risale al ’96) ma rigore nella caccia ai fatti. Bacini differenziati (per esempio l’Aki, studiata per il panorama internazionale) e presenza sui social network. D’altra parte, come ha detto di recente il direttore-editore, Giuseppe Marra, «le notizie sono come pepite d’oro». Già, le notizie, i fatti. Quelli che ti devi andare a cercare: nell’era dell’informazione «dal basso» (tra tweet e post che spesso anticipano i giornalisti) quella delle agenzie di stampa è una missione in rivoluzione permanente. Ecco perché allora è utile leggere (soprattutto quest’anno) il Libro dei fatti 2013 (pp. 960, 12,50) dell’Adnkronos, giunto alla 23esima edizione, almanacco fittissimo, racconto di tutto quello che è accaduto in un anno. Scorrendo le pagine, si rivivono i mesi difficili dei primi mesi del 2012, quando la crisi politico-finanziaria tratteggiava un quadro incerto; la bufera per i rimborsi della Lega Nord e quelle per il «caso Lusi» e le polemiche per le manovre del governo Monti; ma anche l’elezione di Hollande in Francia o la protesta delle Pussy Riot in Russia. Ma, accanto al rigore dei fatti, il libro propone degli innesti: un dossier sulla sostenibilità (notizie come il traguardo mondiale di 30 milioni di bici elettriche, le riserve di gas naturale che potrebbero coprire 250 anni di domanda e così via) e incursioni nella linguistica, con l’elenco di parole di cui si sbaglia più spesso la grafia (in quanti sanno che si dice «diàtriba» e non «diatrìba»?). Insomma, i fatti vanno oltre il rigore del «come, dove e quando». Si vestono di curiosità, diventano appetibili. Forse oggi il mestiere di chi fa informazione è questo: oltre a dare le notizie, è saper scegliere il canale giusto, il tono adatto. Ecco allora che l’altro dossier proposto dal libro, quello che ripercorre le tappe dell’agenzia (direttore responsabile Alessia Lautone) appare come un pezzo di storia dell’informazione italiana: dal primo «lancio» che annunciava l’attentato a Karol Wojtyla (1981) a quello dell’89 sulla caduta del Muro di Berlino, fino alla produzione di un «corto» diretto da Tornatore o a «Prometeo», canale sull’ecosostenibilità. Chi fa lavoro d’agenzia sa bene che non sono sfide facili: rigore e differenziazione richiedono costanza e fantasia. Ma d’altra parte, lo stesso Marra, in un’intervista con Qn, lo ha detto: «Il giornalismo è una questione di cuore». E forse oggi più che mai.