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 2013  luglio 20 Sabato calendario

«Facevamo il nostro lavoro con dedizione e allegria… Oddio, allegria ma anche testate nei muri, De Lullo era terribile, come regista era esigentissimo, era un despota

«Facevamo il nostro lavoro con dedizione e allegria… Oddio, allegria ma anche testate nei muri, De Lullo era terribile, come regista era esigentissimo, era un despota. ”Non dovete pensare – ingiungeva -. dovete fare quello che dico io”. Ma eravamo amici, stavamo sempre insieme, fuori insieme, in vacanza insieme. Si andava a vedere i film che voleva lui tutti insieme, si andava a letto alle quattro, alle cinque del mattino, si passava la notte a chiacchierare. Si faceva una vita sciagurata, una vita meravigliosa…». Annamaria Guarnieri aveva 19 anni quando l’impresario Remigio Paone, che voleva mettere insieme una compagnia di attori freschi, un ensemble senza grossi nomi in testa, la vide nella commedia La vergine sotto il tetto e la scritturò al volo: «Aveva già preso Romolo Valli, Giorgio De Lullo e Rossella Falk. De Lullo e Valli erano in tournée in America col Piccolo, così mandarono la Falk in avanscoperta: ‘Dicci come la trovi’. Lei venne a teatro, guardò lo spettacolo, non chiese di incontrarmi e telegrafò: “Mi pare caruccia”». Un anno e mezzo prima d’essere assunta in quella che si chiamerà La Compagnia dei Giovani e resterà nella storia come un miracolo di eleganza, misura, classe, smagliante nitore, Annamaria era una ragazzetta allo sbando, buttata fuori «malvagiamente» dalla Scuola del Piccolo «per indisciplina e illeciti contatti con la tivù». Tempo poche settimane la ripescano Enrico Maria Salerno e Luigi Cimara («Mi avevano segnalato amiche mie che già recitavano»), che cercano la protagonista d’una commedia americana in scena a Roma. Doveva fare La vergine ? «Sì, e lo ero veramente. Fu un lancio, un gran successo. Mi ritrovai sulle copertine di tutti i giornali: “E’ nata un’attrice”». Tornano De Lullo e Valli, De Lullo chiede di «visionarla», appuntamento da Rosati in Piazza del Popolo: «Io ho messo un vestitino di picché rosa, lui mi ha offerto una granita al caffè e nel giro di cinque minuti ero pronta a rinunciare a tutti i privilegi che Paone aveva incluso nel contratto: una paga piuttosto elevata e Gigi di Colette come testo per me. De Lullo mi aveva fatto vergognare: “Suona malissimo che l’ultima arrivata abbia tali privilegi”. Mi sono alzata senza Gigi e con la paga dimezzata. Ma aveva ragione lui. Ed era bellissimo». De Lullo è stato per anni il compagno di Romolo Valli. Ha avuto anche qualche avventura femminile? «Credo ci fosse una fidanzata storica di nome Maria Pia, e forse un affaire con Alida Valli. Ma il punto è che tutte, tutte erano innamorate di lui. Rossella, Elsa Albani, Paola Bacci tra le attrici del nostro giro, ma anche tutte le altre… Era di una bellezza sfolgorante, era il vero Apollo del Belvedere. Io gli ho fatto una dichiarazione d’amore in piena regola». E lui? «Gentile ma fermo: “Mi dispiace, non sei il mio tipo”. Gli ero stata subito simpatica, però, appena mi aveva visto, perché avevo le gambe storte come Bette Davis». La Compagnia dei Giovani fu un’invenzione di Paone, ma Paone se la squagliò appena dopo il debutto, un zaccio diretto da Squarzina. Fu un fiasco totale e gli fece perdere un sacco di soldi. Gli attori, invece, tennero duro. A Valli, De Lullo, Falk, Guarnieri si era aggiunta Elsa Albani, transfuga dal Piccolo. Aveva rinunciato in partenza, invece, Marcello Mastroianni, amicissimo di De Lullo e Falk, che pure lui avrebbe dovuto essere della partita, ma era stato travolto dal crescente successo cinematografico. La decisione di non mollare, ricorda Guarnieri, la prese Romolo Valli: «Fu la fortuna mia e nostra. Mia perché Valli, che era la mente del gruppo, rispolverò Gigi : “E’ un testo cattivante”; nostra perché costrinse De Lullo a fare il regista. Lì nacque il suo stile e quello della compagnia, che è diventato un mito». Come mai avete deciso di non mollare? «Per allegria, per entusiasmo, ci sembrava un’occasione da non buttare. Per fortuna a darci una mano arrivò l’editore Alberto Cappelli, che aveva la vista più lunga di Paone». Anche Valli ha avuto la vista lunga, con De Lullo. Che cosa gli ha fatto pensare che sarebbe stato un gran regista? «Ah, non so… Ha tirato a indovinare, anche lui. Ha avuto fiuto». De Lullo dirigeva come un direttore d’orchestra: «Aveva un grande orecchio musicale, i copioni li chiamava spartiti, diceva che le battute andavano solfeggiate, solo come voleva lui, naturalmente… Tanto nella vita era compagnone, coccolo, incline alla risata, tanto sul palcoscenico era terribile, esigentissimo, un despota. Ci furono grandi sofferenze». E Valli? «Un maestro. E’ stato la mia guida, il mio tutor, mi ha consigliato cosa leggere, perfino cosa votare. Ha educato il mio gusto e io gli sono andata dietro come un pesciolino». Rossella Falk? «La innervosivo, perché ero pasticciona, ma ho sempre apprezzato la sua lealtà, la sua sincerità. Quando si cominciò a discutere se fare o no Il diario di Anna Frank (il ruolo più famoso della Guarnieri, ndr), lei fu diretta. “Non voglio – disse -, perché sarà senz’altro un successo e ce lo troveremo fra le palle per tre o quattro anni”. Ma poi ci lavorò, senza fare storie». La Compagnia dei Giovani è durata appena un decennio, dal 1954 al 1964, eppure sfolgora nel ricordo di tutti. Vi rendevate conto di stare edificando una leggenda? «Assolutamente no. L’ho capito dopo di avere fatto parte di un mito. Allora eravamo solo felici di lavorare insieme».