Bruno Tinti, il Fatto Quotidiano 19/7/2013, 19 luglio 2013
TRANQUILLI LIGRESTI, C’E’ LA PRESCRIZIONE
COSÌ I LIGRESTI sono in prigione. Per falso in bilancio, figuratevi! Una ruberia di un p o’ più di mezzo miliardo, per evitare un aumento di capitale che, sottoscritto da altri, gli avrebbe sottratto il controllo di Fondiaria-Sai S.p.A. Che già sarebbe stata una sciagura per via di tutte le altre ruberie che si sarebbero scoperte; e che, comunque, gli portava via la gallina dalle uova d’oro, sebbene un po’ spennata.
“Ma come?, allora non è vero che il falso in bilancio è stato depenalizzato? La solita propaganda antiberlusconiana”. Altro che propaganda; tutto vero è. E questo processo ne è la dimostrazione.
Le soglie di punibilità. Bisogna che il falso sia “sensibile”, che cioè alteri significativamente il bilancio. Miracolo di tecnica legislativa, simile alla “modica quantità” in tema di droga. L’ovvio risultato è che la valutazione della “sensibilità” varia da giudice a giudice; e che i politici si sentono autorizzati a strepitare sulla “insensibilità” dei giudici che incriminano per falso “sensibile” i loro finanziatori. In questo caso, per fortuna, più di mezzo miliardo di euro non crea problemi interpretativi.
Poi bisogna che la posta falsificata sia superiore al 5% del risultato di bilancio o all’1% del patrimonio netto della società. Qui non è difficile, basta fare qualche calcolo. Ma è un’idiozia sesquipedale. Il patrimonio netto di Fondiaria-SAI SpA è di 1.822.481.345 e il relativo 1% è 18.224.813. Siccome stiamo parlando di un falso da mezzo miliardo, i Ligresti non se la scampano. Però pensateci; si fossero accontentati di rubarsi 18 milioni netti non gli sarebbe successo niente: falso in bilancio non punibile. Schizofrenia pura.
Ma le difficoltà non sono solo queste. Il falso in bilancio semplice è punito nel massimo con 4 anni di prigione: niente cattura e niente intercettazioni. Ecco perché depenalizzazione di fatto: senza intercettazioni non si scopre niente; e se, per miracolo, ci si riesce, sono camion di carta che entrano e camion di carta che escono; di galera non se ne parla (sospensione condizionale della pena, affidamento in prova al servizio sociale). Dunque occorre che il falso in bilancio sia grave, cioè che abbia arrecato “grave nocumento”: deve riguardare un numero di risparmiatori superiore allo 0,1 per mille della popolazione ovvero cagionare la riduzione del valore delle azioni in misura complessivamente superiore allo 0,1 per mille del Pil. In questo caso la pena arriva a 6 anni: sono possibili prigione e intercettazioni: che vuol dire concreta possibilità di fare le indagini. Di accertare che il valore dei titoli sia diminuito più dello 0,1 per mille del Pil non se ne parla. La Procura di Torino ci ha provato; ma i dati relativi al Pil 2011 al momento del-l’approvazione del bilancio (aprile 2011) non erano disponibili; e, per contestare l’aggravante, occorre che gli imputati potessero concretamente sapere che il falso superava lo 0,1 per mille del Pil.
COME SI FA? Non si fa. Siccome però il diavolo fa le pentole etc., il pm ce l’ha fatta lo stesso. Gli azionisti di Fondiaria-Sai sono poco meno di 30 mila; il censimento dà 57 milioni e rotti di cittadini; 0,1 per 1000 significa 5.700 soci. E il “grave nocumento” è scattato.
Come si vede, di processi così se ne può fare 1 su un milione. Ma almeno, questo uno avrà esiti concreti? Dipende.
Il falso in bilancio grave si prescrive in 7 anni e mezzo. Il bilancio è stato approvato nell’aprile 2011 ma, come sempre succede, le indagini sono partite quando qualcuno ha detto alla Procura che era falso: agosto 2012. Tutto si prescriverà a settembre 2017; c’è da finire le indagini: tra depositi e istanze difensive, si arriverà a dicembre se va bene. Poi Tribunale (un anno e mezzo?); Appello (qui siamo nel guano, attualmente la Corte d’appello di Torino ci mette almeno 2 anni prima di fissare un processo; poi bisogna farlo e scrivere la sentenza...); e Cassazione (un annetto). Da 5 a 6 anni; ma tra 4 scatta la prescrizione. Le previsioni sono infauste.