varie, 19 luglio 2013
CAIRO PER IL FOGLIO DEI FOGLI
(in lavorazione)
«Entro in punta di piedi. È solo un piccolo contributo da editore puro. Sono molto legato a Rcs, 18 anni fa cominciai questo mestiere prendendo in concessione la raccolta pubblicitaria di Io Donna e Tv7». Così Urbano Cairo giovedì scorso ha spiegato il suo ingresso in Rcs Mediagroup con il 2,8% del capitale, attraverso l’acquisto di 200 mila titoli ordinari e la conversione di 4 milioni di diritti di opzione in 11,78 milioni di azioni. [1] tutti i giornali;
Cifra spesa da Cairo per entrare in Rcs: 14,9 milioni di euro. [1]
La quota di Rcs è stata acquisita a titolo personale attraverso la società U. T. Communications e non attraverso la Cairo Communication, con la quale l’editore e proprietario del Torino ha recentemente rilevato da TiMedia l’emittente La7 per un milione di euro e con un dotazione di patrimonio netto di 88 milioni (liquidità vincolata al risanamento dell’ex controllata di Telecom). [2] Gian Maria De Francesco, il Giornale 19/7;
Cairo è il primo nuovo socio di Rcs che si profila dopo l’aumento di capitale da 410 milioni concluso martedì scorso con l’ultima tappa dell’esercizio dei diritti acquisiti in asta. [3] Sergio Bocconi, Corriere della Sera 19/7;
A una settimana dalla chiusura delle operazioni, sono quindi due le grandi novità emerse in Rcs: Fiat ha raddoppiato la sua partecipazione e nessun grande azionista è spuntato alle sue spalle. [4] Simone Filippetti, Il Sole 24 Ore 20/7;
In attesa della mappa completa post ricapitalizzazione che sarà nota mercoledì, Cairo è ora il nono azionista di Rcs, preceduto da Fiat con il 20,135%, Mediobanca (15,1%), Diego Della Valle (8,8%), Banca Intesa (5,8%), FonSai (5,4%), Pirelli (5,3%), Italmobiliare (3,75%) e il gruppo Rotelli (4,2%). [5] Roberto Gagliardini, ItaliaOggi 19/7;
La quota del 2,8% non è di quelle in grado di spaccare i salotti, comunque fa discutere che un editore puro entri nell’azionariato di una società concorrente in fase di grande cambiamento. Si sprecano così le dietrologie. [6] Giovanni Pons, la Repubblica 19/7;
«C’è chi immagina uno scenario di scambio che potrebbe coinvolgere Diego Della Valle su La7. Se per esempio prendesse piede l’ipotesi di separare quotidiani da riviste, Della Valle potrebbe scambiare le sue azioni nella società dei periodici con una quota di La7, che Telecom da pochi mesi ha ceduto a Cairo, ma che comunque richiede ingenti risorse per sostenere un rilancio in grado di arrivare all’agognato pareggio di bilancio» (Antonella Olivieri). [7] Antonella Olivieri, Il Sole 24 Ore 19/7;
C’è anche chi pensa che l’ingresso nel capitale di Cairo possa essere invece finalizzato a mettere un piede in partita per poi vedere cosa ricavarne. Per esempio, candidandosi a curare con la sua concessionaria la raccolta pubblicitaria del gruppo. [7]
Luca Fornovo: «Eppure chi conosce Cairo sa che il suo grande sogno nel cassetto è fare un grande quotidiano popolare, magari un cocktail di sport e gossip sul modello del giornale americano New York Post. Un sogno che chissà forse potrebbe coronare un giorno con la Gazzetta dello Sport?». [8] Luca Fornovo, La Stampa 19/7
Giovanni Pons: «Nelle prossime settimane bisognerà vedere come il nuovo socio si posizionerà rispetto al piano industriale dell’ad Rcs Pietro Scott Jovane e rispetto al patto di sindacato che potrebbe essere confermato o sciolto. Difficilmente Cairo potrà entrare nel cda Rcs in quanto assumerebbe informazioni di prima mano legate a una società concorrente, ma il suo 2,8% potrebbe permettergli di partecipare a un futuro tavolo in cui si decidono le strategie del gruppo». [6]
Il 31 dicembre è in programma una riunione del patto di sindacato che dovrà decidere della propria sopravvivenza. «Se la Fiat, fino a qualche giorno fa, risultava essere l’unico azionista forte a voler proseguire con l’esperienza del patto, adesso fonti qualificate riferiscono che anche Intesa Sanpaolo e Mittel sarebbero disposte a mantenere l’accordo di consultazione. Mentre Mediobanca, titolare di un 16% post aumento, ha già dichiarato nel recente piano industriale di voler uscire dal patto per poter disporre liberamente della quota. Dunque la sopravvivenza del patto dipenderà dalle posizioni di Pirelli (5,4%) e Fonsai (5,6%) poiché per proseguire l’accordo deve contare su almeno il 30% del capitale». [6]
«Silvio Berlusconi ha detto che se rinascesse vorrebbe essere Kakà. E lei?». «Io vorrei essere Berlusconi». [9] Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini, Catalogo dei viventi 2009, Marsilio;
Urbano Cairo, 55 anni, cresciuto ad Abazia di Masio in provincia di Alessandria, piemontese innamorato di Milano, bocconiano. «Sempre gioviale, ambizioso, simpatico, alla mano. Creativo il doppio». Riesce a organizzare pensieri e azioni solo camminando. «All’autista chiedo di seguirmi, e mentre cammino la mia mente è al lavoro. Se non cammino non penso, se non penso non costruisco. Più dei soldi mi sazia l’ambizione del progetto: vedere cosa ho fatto e cosa riesco ancora a fare». [10] Antonello Caporale, il Fatto Quotidiano 7/2;
«Le analogie con Berlusconi non si contano. Dopo la laurea alla Bocconi, si mette in testa stravaganti ma innovative idee che vorrebbe vedere realizzate: l’interconnessione e l’informazione. Così il neolaureato decide di telefonare all’Edilnord (ricorda persino il numero del centralino: 8880) per parlare col Berlusconi in persona. Ovviamente gli passano la segretaria, ma lui precisa che vuol parlare personalmente col presidente. Dopo due insistenti telefonate, ottiene un appuntamento con Marcello Dell’Utri prima e Berlusconi dopo. La sua insistenza viene premiata e comincia a lavorare nell’immediato come assistente di Berlusconi presso il gruppo Fininvest. Per questo, da allora, lo chiamano Berluschino» (Aldo Grasso). [11] Aldo Grasso, Sette 15/3;
Inizia così una lunga storia fatta di pubblicità, giornali di carta e di società in declino, rilevate e rimesse in sesto. «Una costante, per lui. Vale per il Torino Calcio, sua passione, e vale anche per la casa editrice Giorgio Mondadori, il grimaldello con cui è entrato nel mondo della stampa (da una porta considerata laterale: i giornali di gossip, cucina e consigli per il fitness). Con destrezza, una volta acquisita la società, ha deciso di abbassare il prezzo delle copie (fino a 50 centesimi) e allargare la base. Un’idea che ha funzionato, e adesso Cairo è diventato il primo venditore di settimanali d’Italia». [12] Dario Ronzoni, Antonio Vanuzzo, Linkiesta 18/7;
Con il suo gruppo, Cairo Communications, fondato nel 1995, ha costruito un piccolo impero. Può vantare presenze «su ogni mezzo di comunicazione: periodici, giornali, televisioni». E funziona, a giudicare dai conti del gruppo. Nel 2012 Cairo Communication è tra i pochi editoriali con il bilancio in attivo. I ricavi sono diminuiti del 2% a 275,9 milioni di euro, l’utile netto consolidato è di 18,7 milioni (-20%). I profitti derivano per 9,89 milioni dall’editoria e per 8,77 milioni dalle concessionarie di pubblicità, essenzialmente la raccolta tv per La7 e Mtv. [13] Il Sole 24 Ore 17/7;
Cairo, presidente con le principali deleghe, ha percepito uno stipendio fisso lordo di un milione e 5mila euro (con i bonus, 1,2 milioni nel 2011). [13]
Claudio Sabelli Fioretti lo ha intervistato nel dicembre 2005: «Lei come si pone nei confronti dell’adulazione? “L’adulazione servile mi dà fastidio. Ma se è fatta con un po’ di ironia, mi fa piacere”. I suoi difetti. “Sono impaziente e disordinato”. L’errore della sua vita. “Dovevo cominciare a fare l’imprenditore cinque anni prima”. La televisione che non le piace. “Quella urlata. Quella delle liti. Quella della violenza”». [14] Claudio Sabelli Fioretti, Corriere della Sera Magazine 12/2005
Il 9 luglio Cairo ha presentato i palinsesti di La7. Non ci sarà più Gad Lerner che ha annunciato le sue dimissioni senza appello: «Sono stati 12 anni bellissimi, ma me ne vado. Non mi ci ritrovo più». Maria Volpe: «Qualche anima di sinistra si spaventò a La7 quando arrivò “il berlusconiano Cairo”. Lui come prima cosa riconfermò Michele Santoro, ovviamente Enrico Mentana, Lilli Gruber, Maurizio Crozza, Corrado Formigli e Daria Bignardi. Tutta gente che non risulta tesserata pdl. Oltre alle conferme, due nuovi acquisti: Salvo Sottile e Gianluigi Paragone». [15] Maria Volpe, Corriere della Sera 10/7
Poi il taglio dei costi. Cairo ha giurato che non «lo farò indistintamente, ma caso per caso. Su Santoro non si può risparmiare, per esempio. Sui costi generali, invece, circa 24 milioni, si può intervenire, senza ledere la qualità di La7». Racconta che quando ha visto che nel 2012 erano stati spesi 500 mila euro di taxi si è sentito quasi male. «Sarà un problema per la categoria dei tassisti a Roma, ma noi risparmieremo». [15]