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 2013  luglio 13 Sabato calendario

DARE I NUMERI È SEXY


Se le frasi più "ispirazionali" degli ultimi anni vengono dai Commencement speech – i discorsi alle cerimonie di laurea nei college americani, uno su tutti, lo "stay foolish" di Steve Jobs a Stanford – non è casuale che il più invitato a parlare alle classi del 2013 sia stato la star delle statistiche Nate Silver, che ha già raggiunto anche il record di visualizzazioni suVimeo.
Svelto, ironico e apparentemente timido (ma sono gli occhiali), Silver solidarizza con la generazione inondata dai numeri («secondo l’Ibm il 90% dei dati in circolazione si è generato negli ultimi due anni»), ma che ha le maggiori incertezze sul suo futuro («se nel ’94 le aspettative di impiego erano l’87% ora sono al 73, e il pezzo di carta che avete preso è sempre meno una garanzia»). Ricorda «il pessimo lavoro che ha fatto la generazione precedente nell’interpretazione dei dati: non che si potesse prevenire tutto», dall’11 settembre, alla bolla finanziaria, agli uragani, a Fukushima e cita pure il nostro terremoto in Abruzzo, «ma grossolani errori di analisi hanno ingigantito le conseguenze. Fate meglio di loro», invita Silver. Cioè fate come lui, che nonostante le critiche ai suoi modelli e metodi – «niente di geniale, solo creatività applicata a dati scelti con accuratezza», si schermisce – ha fatto ricredere tutti azzeccando i 50 stati su 50 che avrebbero votato Obama alle presidenziali, e centrando le previsioni sul baseball, gli Oscar, il voto a favore del matrimonio gay. A studenti e genitori ricorda come i media di destra lo abbiano paragonato a un "nerd effeminato" e il New Yorker a un «Justin Bieber dei numeri». Poi arriva all’esortazione clou: «Se volete muovervi agilmente nelle nuove foreste di dati, be foxy, siate volpi...». E non porcospini, quelli della celebre frase di Archiloco («la volpe sa tante piccole cose, il porcospino una sola grande») che lo psicologo P.E. Tetlock ha preso a prestito per definire la tipologia di politici e pensatori che – come è emerso da un suo studio di anni – hanno fatto i più grandi errori di valutazione della storia perché troppo fissi su un’idea per prevedere tutti i cambiamenti possibili. Le volpi sanno tante piccole cose, sono multidisciplinari, fanno domande diverse: non sono "personalità alfa" e insofferenti ai cambi di programma.
Siate scettici, raccomanda Nate Silver, perché non c’è mai stato tanto bisogno di menti che aiutino a distinguere tra Il segnale e il rumore (titolo del suo bestseller, che esce in Italia il 7 ottobre per Fandango, lui sarà al Festivaletteratura di Mantova). Il "rumore" è la massa di dati inutili e «a differenza di quello che pensa la gente, non basta mettere i dati dentro a una macchina per ottenere soluzioni miracolose, ci sarà sempre bisogno del senso del limite e della creatività della mente umana».
«La professione più sexy nei prossimi dieci anni sarà fare lo statistico», aveva predetto tre anni fa Hal Varian, prof di economia a Berkeley ingaggiato da Google come chief economist. E ora rafforza il concetto in un’email inviata dalle vacanze in Francia al mare: «È sempre più sexy, le domande al Dipartimento di Statistiche sono aumentate del 200%. E nonostante le nuove vie digitali come il machine learning (gli algoritmi sono statistiche), il data mining (l’analisi di database di dimensioni prima impensabili, coi macrocomputer) o i progressi della "visualizzazione" (per esempio la mappa dell’affluenza indicata dal tracciato digitale degli utilizzatori di iPhone nel mondo), siamo ancora indietro nella conoscenza richiesta per analizzarli. La preoccupazione è che la statistica diventi fin troppo hype, sotto i riflettori».
Una coppia di Houston ha messo su una fondazione di beneficenza (arnoldfoundation.org) che sceglie le sue cause e si accerta dei risultati basandosi sulle statistiche, lo schema Moneyball applicato al baseball, vedi il film con Brad Pitt. E quando Angelina Jolie ci ha informati mediaticamente della sua mastectomia preventiva per evitare i rischi di tumore al seno per una mutazione genetica presente nel 5-10% dei casi, la rivista Salon ha titolato «Angelina, studia Nate Silver», rimproverandola di aver fatto passare per decisione analitica quella che in realtà era una interpretazione emotiva dei dati, la trappola della probability neglect, che porta a concentrarsi sui vantaggi di un’operazione minimizzandone i rischi.
«Quando una testimonial del genere detta legge su una statistica legata alla salute piuttosto che sulla scelta del nome di un figlio, può essere pericoloso, compresa l’eventualità di spingere al test genetico persone comuni, che poi magari si vedono alzare il premio sulla vita dall’assicurazione», argomentava l’articolo. L’esempio non è casuale, «stare bene è una questione di probabilità e rischi», ha scritto un medico recensendo sul New York Times un altro libro sul tema, raccomandando poi come il migliore manuale sulla salute del 2013, il saggio Naked Statistics, che la mette sullo stesso piano di lotterie, fondi d’investimento e previsioni meteo. Spiega l’autore Charles Wheelan: «Mai come adesso che abbiamo una tremenda quantità di dati a disposizione anche solo chiedendo a Google, è il caso di capire come le statistiche funzionano e possono essere manipolate». Fa un esempio paradossale: «Se dico che chi fa una pausa in ufficio tutti i pomeriggi è a rischio cancro, perché magari quando esce sosta nella piazzola fumatori, sto scambiando una correlazione per una causalità. Eppure è pieno di agenzie di marketing, o di governi, che lo fanno».
Wheelan allerta anche sulle statistiche applicate alla cultura della prestazione. Racconta di quando si sono accorti che certi chirurghi rinunciavano a operare pazienti più gravi perché se l’esito dell’operazione non fosse stato del 100% positivo, avrebbe abbassato la media di valutazione. Cautela anche sul predictive behaviour l’anticipazione statistica di comportamenti criminali: «Supponiamo che un tizio abbia abbandonato il college, fumi, guidi un macchinone: la polizia dovrebbe tenerlo d’occhio perché la correlazione dei dati dice che è un potenziale rapinatore? Qui scambiare le correlazioni per le cause può dare vita a discriminazioni pesanti».
Come dice il matematico Andrejs Dunkels, «è facile mentire con le statistiche, ma è impossibile dire la verità senza». Proprio per questo, invita Wheelan, «ci sono questioni urgenti di cui discutere a livello governativo, varianti della questione Guantanamo (a quanta libertà si può rinunciare per la sicurezza). E tutto porta al Datagate: il cortocircuito tra tecnologie e privacy.
Anche Nate Silver ha detto la sua sulla "talpa" che ha rivelato tutto dal suo account Twitter: «@fivethirtyeight: ero scettico su Snowden, ma lo hanno attaccato in modo così terribile che sono convinto debba aver fatto qualcosa di giusto». Per uno statistico decidere se analizzare i dati degli altri o meno potrebbe diventare un caso di coscienza.