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 2013  luglio 19 Venerdì calendario

TRENT’ANNI DI CANALE 5. NON BASTA IL COLORE ROSA

In tv, il passato è sempre in bianco e nero, fatalmente. Il bianco e nero sono le radici della tv, il senso di profondità, la distanza che la storia esige. Canale 5 non conosce questa dimensione, perché il colore è un eterno presente, indifferenziato. Ci vorrebbero altri espedienti per dare ordine alla memoria, il colore rosa non basta, anzi.
Ma era il caso di celebrare i trent’anni di Canale 5 con un programma all’insegna della povertà? Due o tre quinte recuperate dal magazzino, Alfonso Signorini troneggiante in un salotto da tv locale, Belen Rodriguez spacciata come una «grande» artista. Canale 5 è stato ed è un canale fondamentale nella storia della tv italiana (rottura del monopolio, nuovi sistemi produttivi, costruzioni inedite del palinsesto, infrastrutture tecniche, mercati…), non può essere ridotto a un’illustrazione del settimanale Chi.
Merita ben altro. Qui siamo fermi a «Ieri e oggi», trasmissione della Rai del 1967.
Per dire, l’altra sera Marco Columbro, nel raccontare la sua avventura a Mediaset, rimpiangeva i tempi eroici delle origini, quando il Capo (Silvio Berlusconi) non faceva mai mancare «grandi» mezzi a disposizione; nell’enfasi del ricordo «Studio 5» dava l’impressione di una vetrina di saldi (mercoledì, ore 21.24). Ragazzi, non c’è più un euro! A sentire parlar Belen e il suo compagno Stefano de Martino (recitavano la loro «grande» storia d’amore), a rivedere Paola Barale si ha la sensazione che Canale 5 sia stato solo un «grande» (l’aggettivo preferito di Signorini) network di pettegolezzi, di gossip.
Inutile poi invitare Enrico Mentana (il 13 gennaio 1992 iniziava la «grande» avventura del Tg5) se poi la parte del leone la fanno Cesara Buonamici e Cristina Parodi e tutto stinge nel rosa. I rischi dei piani inclinati della memoria: si scivola sempre verso ciò che varrebbe la pena di dimenticare.
Aldo Grasso