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 2013  luglio 19 Venerdì calendario

L’IMPERO DI EIKE VACILLA

È difficile chiedergli come si sente dopo aver perduto oltre 30 miliardi di dollari in pochi mesi, perché da quando è iniziata la crisi del suo gruppo l’imprenditore brasiliano Eike Batista non rilascia dichiarazioni. Preferisce trincerarsi dietro brevi comunicati alle autorità della Borsa di San Paolo, dove ha quotato una selva di aziende in pochi anni, operazioni che avevano fatto di lui l’uomo più ricco del Brasile e gli hanno permesso di scalare la classifica mondiale di Forbes fino all’ottavo posto. Ora - calcola l’agenzia Bloomberg - la sua ricchezza di 34,5 miliardi di dollari del marzo 2012 si è ridotta ad “appena” 2,9 miliardi, e tutto per il crollo delle azioni in Borsa, alcune delle quali ormai quasi carta straccia. Per dieci anni, Eike è stato per il Brasile un personaggio mitico, un piede nella finanza e l’altro nel jet set (era sposato con Luma de Oliveira, una regina del Carnevale di Rio), e aveva costruito un impero con l’aiuto sostanziale dei governi Lula e Dilma Rousseff. Ha comprato giacimenti di petrolio, miniere, progettato porti e centrali elettriche, quotando in Borsa ognuna di queste società, che finiscono tutte con la lettera X, che significa moltiplicazione di ricchezza. Il problema è che la forte valutazione dei suoi attivi era dovuta quasi esclusivamente ad aspettative di profitti futuri. A partire dai campi di estrazione di petrolio e gas, le cui potenzialità sono state vendute da Batista a investitori internazionali e istituti di credito pubblici che gli hanno prestato le risorse per gli investimenti. Ed è stato proprio dal ridimensionamento delle aspettative sul petrolio che è iniziato il crollo. Nel giugno dello scorso anno, la produzione della Ogx nell’offshore si rivelò molto al di sotto delle previsioni, e le successive riduzioni di ricavi hanno portato al crollo delle azioni della società petrolifera. Il resto è venuto di conseguenza. Batista dice che le sue società hanno ancora molta liquidità e si riprenderanno, il governo minimizza e sostiene che il problema non contagerà l’economia nazionale. Ma c’è chi vede nel destino dell’uomo X un parallelo con quello del suo Brasile, dove le aspettative di una crescita tumultuosa si stanno riducendo sempre di più.