Alberto Quadrio Curzio, il Sole 24 Ore 19/7/2013, 19 luglio 2013
LA CDP ALLEATO CREDIBILE PER LA RIPRESA
Nella difficile situazione del nostro Paese è necessario dar conto degli eventi negativi ma anche di quelli positivi: tra questi collochiamo la Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), diventata una co-protagonista delle analoghe Cdp dei grandi Paesi Ue. Eppure in Italia se ne parla poco e magari lo si fa per criticare, opzione sempre più facile del fare. La Cdp, varata addirittura prima dell’unità d’Italia, negli ultimi 10 anni ha subìto forti innovazioni che la configurano come il più importante operatore privato-pubblico italiano per tre politiche: per le imprese (a), per le infrastrutture (b), per l’internazionalizzazione (c). Il tutto legato da una logica di investimento (d) con il coinvolgimento di soggetti quali Abi, Confindustria, Banca d’Italia, Bei, fondi. In sintesi, Cdp attua un paradigma (a-d) con interventi prevalentemente strutturali orientati al lungo periodo per la crescita dell’Italia. Ricordiamo che dal 2003 la Cdp è una Spa attualmente detenuta per l’80% dall’Economia e per il 20% dalle Fondazioni bancarie. Forte innovazione realizzata per merito di Giulio Tremonti (allora ministro dell’Economia) e Giuseppe Guzzetti (Presidente Acri). L’azionariato e altre caratteristiche la configurano come un soggetto di diritto privato che opera nell’interesse pubblico. La Cdp (bilancio 2012) ha un patrimonio di 16,8 miliardi, un attivo di 300, una raccolta di risparmio postale di 233, crediti per 100, liquidità per 139 e utile per 2,8 mld. Si finanzia con il risparmio postale (coperto da garanzia statale ma, essendo a vista, obbligato a una forte giacenza di liquidità), con emissione di titoli (Emtn) riservati a investitori istituzionali, con finanziamenti da Bei e ha anche accesso alla liquidità della Bce, da settembre 2010. Vediamo la politica degli impieghi sulle prime due voci, imprese (a) e infrastrutture (b), rinviando la riflessione sull’internazionalizzazione. Anche se spesso è difficile classificare un intervento solo sotto una singola voce, come per la partecipazione del 25,8% in Eni di cui tuttavia non tratteremo qui. Alberto Quadrio Curzio
Le infrastrutture. Dalle partecipazioni azionarie del 30% in Snam (rete gas) e Terna (rete elettrica) e in Tag (gasdotto dalla Slovacchia all’Italia) all’89% (tramite Cdp Gas) passando ai Fondi di private equity (F2i, Marguerite Fund, Inframed) varati con altri operatori italiani ed esteri, Cdp finanzia (direttamente e indirettamente) imprese ed enti pubblici locali (anche in partenariato pubblico privato) per le più varie opere infrastrutturali di interesse pubblico dalla viabilità all’edilizia sanitaria al settore energetico e ambientale. Finanzia anche con il Fondo Investimenti per l’Abitare (Fia) il «social housing» per l’accesso all’abitazione di famiglie a basso potere d’acquisto. Settori e modalità di intervento sono dunque i più vari, con alcuni elementi caratterizzanti: quando Cdp partecipa al cofinanziamento sul medio-lungo termine con le banche e/o con Bei per ogni progetto attua una valutazione propositiva a 360 gradi che rappresenta una garanzia di solidità per l’operatore che realizza il progetto. Lo stesso quando interviene con i fondi equity citati. Nel 2012 ha finanziato infrastrutture per circa 2,8 mld, a cui vanno aggiunte le risorse mobilitate a favore degli enti pubblici per i cosiddetti mutui di scopo. Nel 2012 Cdp ha finanziato interventi per 3,3 mld prevalentemente per investimenti in opere di viabilità e trasporti, nell’edilizia pubblica e sociale, in quella scolastica, nelle infrastrutture idriche. Le imprese. L’intervento della Cdp è qui molto variegato. Le Pmi sono sostenute sia con finanziamenti sia con partecipazioni. La prima modalità ha messo a disposizione delle imprese 18 miliardi per investimenti e anticipi sul pagamento di debiti delle Pa con l’intermediazione del sistema bancario. La partecipazione all’azionariato passa attraverso il Fondo Italiano di Investimento (Fii) tra Cdp, principali banche italiane e sponsorizzato da Mef, Abi, Confindustria. Ha risorse per 1,2 mld per partecipazioni di minoranza in Pmi e per interventi come "fondo di fondi", modalità con le quali sono già stati utilizzati 650 milioni (anche per start-up) e si stima che esso abbia 15 mila imprese (di cui 10 mila manifatturiere) quali potenziali fruitrici. Per le imprese di maggiori dimensioni (fatturato annuo non minore di 300 milioni e almeno 250 addetti) opera il Fondo Strategico Italiano (Fsi) di cui Cdp è azionista di riferimento (l’altro azionista è Banca d’Italia). Con un capitale di 4 mld, Fsi opera in una vasta gamma di settori di "rilevante interesse nazionale" sostenendo la crescita delle imprese italiane anche nei processi di aggregazione e internazionalizzazione, purché in condizioni di equilibr io economico-finanziario. È presente in Kedrion, Metroweb e Hera e ha anche varato una joint venture con il fondo sovrano del Qatar. Conclusioni. La Cdp è una società per azioni che interseca pubblico e privato con criteri di alta professionalità ed efficienza per la crescita di lungo periodo dell’economia reale italiana che deve operare in un contesto europeo. È un progetto che ha retto ai cambi di governo, che va in buona parte a merito del presidente Franco Bassanini e dell’amministratore delegato, Giovanni Gorno Tempini e nel quale trova a nostro avviso un’applicazione concreta anche il liberalismo cooperativo di stampo europeo continentale.