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 2013  luglio 19 Venerdì calendario

CHIUDE MAS, IL PIONIERE DEI DISCOUNT

Entrare nei magazzini Mas è un po’ come aprire l’armadio della nonna ed essere frastornati da un odore misto naftalina e legno umido, e ti fa strano sentire la musica gotica dei Bastille in sottofondo, troppo moderna, troppo avveniristica, fuori luogo in questo ipermercato d’altri tempi, moquette, neon e compensato. Dove si va per comprare, ma anche per fare struscio, incontrare gente. Un mercato globalizzato. Cinque piani di merce e umanità. Doposci, sacchi a pelo, foulard, quadri, padelle e colbacchi in un disordine nel quale tutti riescono a trovare l’affare, un caos che ti fa quasi tenerezza. Agli inizi del secolo portavano il nome di Magazzini Castelnuovo, oggi un discount dell’abbigliamento low cost che già da allora cambiò la scena del commercio nella Capitale.
SPICCHI DI ROMANITÀ
Dal 31 dicembre i famosissimi Magazzini dello Statuto di piazza Vittorio abbassano le saracinesche e vanno via. Un annuncio già fatto altre due, tre volte, ma stavolta, assicura uno dei responsabili del negozio, è vero. «Non abbiamo scelta, la recessione è talmente pesante che l’affitto non ce lo possiamo più permettere - spiega Piero - per questo ora stiamo facendo una grande svendita, tutto al cinquanta per cento, per capitalizzare la merce rimasta. Ma c’è anche un reparto di roba varia a un euro». Più di così. La proprietà del palazzo, una finanziaria, non ha ancora reso noto cosa ne farà dei tre piani del palazzo umbertino sotto i portici, con affaccio sui giardini di piazza Vittorio, tra la stazione Termini e la basilica di Santa Maria Maggiore. Da qualche settimana c’è un viavai di gente che chiede informazioni e vuole organizzare raccolte di firme per non far chiudere il locale.
TUTTO E MOLTO DI PIÙ
Visitare questo magazzino è un consiglio inserito in una guida delle 101 cose da fare per chi visita Roma. Simpatia, trash e romanità. Una certezza per chi è nato e cresciuto nella capitale, impossibile non rimanerne travolti. Entri per comprare un paio di calze ed esci con un cesto di gerani di plastica e un completo di padelle da dieci a trenta centimetri. C’è da perdersi in questo suk alla romana, tra isole di biancheria intima a due euro e tende da campeggio a dieci euro. Negli anni è stato una salvezza per gli universitari: piatti, lenzuola e tappeti a prezzi stracciati e la casa in affitto è arredata con venticinque euro. Un rifugio per i pensionati, anche prima, molto prima della crisi: cappotti, giacche a vento e scarpe comode pesanti per il guardaroba invernale. Eppoi ci sono gli articoli per i militari, al primo piano, che restano ancora la specifica più forte del negozio. Verrebbe da dire: chi mai comprerà qualcosa? Niente di più sbagliato: giacconi, stivali, canne da pesca vanno ancora a ruba. «Spesso i turisti vengono solo per questo - racconta uno dei dipendenti più anziani - e così scoprono un mondo. E si divertono».
UN DISORDINE DA SCOPRIRE

C’è la fila anche a Carnevale: un camice da chirurgo, una tuta da meccanico prezzi stracciati e divertimento assicurato. Er Piotta lo scelse cinque anni fa per girare un video, mai location fu più azzeccata. In queste isole di merce varia incontri il mondo. Indiani, africani, romani, cinesi, inglesi che portano via metri e metri di cotone colorato a tre euro, e a quattro si portano via metrate di lane pregiate, si incontrano generazioni e si scoprono amicizie. C’è chi racconta di amori e tradimenti in questo bazar dell’Esquilino, basta provare a perdersi.