Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 18 Giovedì calendario

PICCOLI (GRANDI) EDITORI

Nonostante il nostro retaggio mitico, leg­gendario, folklorico, favolistico che risale addirittura alla classici­tà per poi fiorire nel medioe­vo, non possiamo dire di pos­sedere una vera e propria tra­dizione fantastica, conside­rando tale quella che si è for­mata e codificata in tutta Euro­pa durante il romanticismo, e che ne ha fissato i canoni quali oggi comunemente s’intendo­no. Il fatto è che il nostro romanticismo è stato risorgi­mentale, vale a dire a sfondo politico, ed ha tagliato le gam­be al recupero appunto di miti, leggende, folklore e favole nazionali come avvenne in Francia, Gran Bretagna e Ger­mania. In più ci si mise anche la critica «ufficiale», da Fran­cesco De Sanctis a Benedetto Croce, per dire che quel tipo di romanticismo fatto di brughiere e di «fantasime» non era adatto alla nostra «anima» classica. Nello stesso tempo, però, non è che non esistano nella nostra storia letteraria degli ul­timi due secoli temi, argomen­ti, spunti «fantastici». Anzi, si può dire che la tentazione del fantastico ab­bia colpito un po’ tutti i nostri mag­giori scritto­ri, veristi com­presi, anche se saltuaria­mente. Più diffusa la ve­na sotterra­nea a livello di narrativa popo­lare, e lo sforzo di una critica aperta e intelligente dovreb­be essere quello di riportarli al­la luce.
Cominciò a metà degli anni Ottanta un pioniere come En­rico Ghidetti con la sua antolo­gia Notturno italiano, alla qua­le seguirono quelle curate da Lattarulo, Farnetti, Reim, D’Arcangelo e Gianfrance­schi, più di recente di Foni e Gallo. Sovente però autori e storie risultano gli stessi: bisogna quindi continuare a scava­re in archivi, biblioteche, col­lezioni di giornali e riviste sia popolari che di più alto livello. Alcuni, come il bravissimo Ric­cardo Valla, scomparso im­provvisamente a gennaio, ci stava provando in proprio scansionando vecchi testi in­trovabili da mettere in Rete, compito che sembra si assu­merà adesso fantascienza.com di Silvio Sosio.
Ora però, in quel di Merco­gliano provincia di Avellino, ecco che è nata una piccola ma efficiente casa editrice, la Ke­res (www.keresedizioni.com) che sotto la direzione di Anto­nio Daniele si è data alla risco­perta di quello che potremmo definire il protofantastico ita­liano, dando alle stampe tre libri non solo di bella presenza con adeguate copertine e im­postazione grafica, ma anche ben curati con note, biografie e bibliografie, foto dell’autore e documenti d’epoca, a dimo­strazione di un interesse criti­co-storico. Particolare atten­zione al mito supernazionale del vampiro in una ampia acce­zione, intanto con l’antologia Vampiriana (pagg. 160, euro 16) che riunisce otto racconti dal 1885 al 1917, cioè pubblica­ti prima che fosse tradotto in italiano (1922) il Dracula di Stoker, a dimostrazione di co­me­ci fosse attenzione ad un te­ma che non è solo del gotico inglese o tedesco. E poi con due romanzi, vere e proprie risco­perte, riedite dopo un secolo e più.
Uno è il primo romanzo ita­liano sull’essere della notte, appunto Il vampiro. Storia ve­ra (pagg. 238, euro 13) del baro­ne Franco Mistrali (1833-1880), giornalista, scrit­tore, garibaldino e anticlerica­le, uscito nel 1869, che nulla de­ve a Stoker, anzi con la sua vam­pi­ra Metella anticipa la Carmilla/Mircalla di Le Fanu, e con il suo quadro inquietante Il ritratto di Dorian Gray di Wilde. Il secondo, L’anima, curato da Gianandrea de Antonellis (pagg. 190, euro 13), uscì nel 1893 e lo scrisse Enrico Anniba­le Butti (1868-1912), detto «l’Ibsen italiano», ed è una sto­ria di fantasmi, apparizioni, passioni violente umane e al di là dell’umano.In entrambi,da­ta la cultura e la psicologia dei due autori, si scontrano scien­za e fede, razionalità e irrazionalità, materia e spirito, oscil­lando i protagonisti fra l’incredulità di fondo e il desiderio di credere a fatti oggettivamente inspiegabili e sovrannaturali.
Vere sorprese per i lettori di oggi che cominceranno così a scoprire le radici dell’Immagi­nario italiano.