Marco Palombi, il Fatto Quotidiano 18/7/2013, 18 luglio 2013
QUEI TRE FIGLI MANAGER PIU’ COSTOSI DEL TROTA
Sono tutti e tre quello che spesso finiscono per essere i figli della ricchezza: personalità non completamente riuscite, sprovviste tanto dell’uso di mondo quanto della vitalità debordante e un po’ cialtrona dei fondatori. La vita dei pargoli di Salvatore Ligresti - in ordine di nascita Jonella, Giulia e Paolo, oggi all’ingrosso 45enni - è passata nella confortevole ombra del padre: tutti piazzati ai vertici delle società di famiglia (con relativi mariti e moglie), tutti dotati di stipendi da favola. Tra il 2008 e il 2011, per dire, mentre Fonsai collassava sotto le perdite, i rampolli mettevano in tasca circa dieci milioni a testa. Non solo loro, peraltro. Pure amici e storici clientes hanno beneficiato della munificità dei Ligresti: Vincenzo e Geronimo La Russa, ad esempio, fratello e figlio dell’ex ministro Ignazio (la cui famiglia è da sempre consustanziale ai Ligresti), nel solo 2011 hanno incassato da Fonsai 670 mila euro.
NON SI VIVE di soli stipendi, però. Jonella, per dire, è appassionata di equitazione e generosamente gli azionisti Fonsai le hanno in sostanza pagato l’acquisto di quattro cavalli. Andò così: Unicredit (di cui don Salvatore è stato consigliere d’amministrazione) concesse un leasing di 6,1 milioni alla società di famiglia Laità e questa comprò i quattro animali (Toulon, Nanta, Caruso e Contact Bz); contemporaneamente la società assicurativa sponsorizzava Laità per 4,7 milioni. Giulia, invece, ha una vena creativa: per anni ha disegnato borse e accessori per la sua Gilli non riuscendo mai a chiudere un bilancio in attivo. E dire che pure qui gli azionisti Fonsai sono intervenuti in grande: prima hanno autorizzato un progetto di co-marketing per realizzare borsette assicurate contro i furti, poi hanno dato alla controllata Gilli communication 1,7 milioni per realizzare una campagna pubblicitaria. Paolo invece, pur sedendo nel 2011 su ben 21 poltrone diverse tra società di famiglia e partecipate, s’è invaghito del golf: gioca con un amico professionista e qualche ex calciatore tipo Zola o Donadoni. È stato lui a volere, fortissimamente, il campo da golf nell’hotel Tanka Village in Sardegna. Proprietaria della struttura era la Atahotel, società dei Ligresti che nel 2009 finisce proprio a Fondiaria per 25 milioni: peccato, per i soliti azionisti, che dopo qualche mese il prezzo fosse già precipitato a 17.
IL TANKA HOTEL, peraltro, è un luogo mitico del recente ligrestismo: quando la famiglia presentò il famoso “papello” a Mediobanca per chiedere qualche buonuscita in cambio di un addio pacifico a Fonsai, oltre a 45 milioni, l’ufficio, l’auto con autista e la cascina per don Salvatore, uno stipendio per Giulia e Paolo (e uno pure per il cavallo Toulon), mise in lista anche soggiorni gratuiti nel resort sardo. Quando la notizia uscì sui giornali, Jonella commentò con un bel “vaffanculo” su Facebook, forse diretto all’ex amico di Mediobanca Alberto Nagel, che forse aveva sottoscritto il papello o forse no (lei tentò di confermare l’accordo registrando di nascosto una conversazione con l’avvocato che custodiva il documento). Ora l’amazzone, la stilista e il golfista sono nei guai. Forse, Jonella, avrebbe potuto cogliere un presagio di sventura nella laurea honoris causa che l’università di Torino le concesse e ritirò in un pomeriggio causa niet dell’allora ministro Fabio Mussi. E pensare che nella laudatio il professor Umberto Bocchino, casualmente in rapporti di lavoro con alcune società dei Ligresti, era volato altissimo per magnificare le di lei doti di “donna imprenditrice, manager e madre”. Paolo, almeno, il pezzo di carta l’ha preso: ha studiato alla Clayton University di San Marino con Stefano Ricucci.