Rita Cavallaro, Libero 18/7/2013, 18 luglio 2013
UN PIRATA DELLA STRADA SU QUATTRO È STRANIERO
Un forte schianto, un corpo che resta sull’asfalto in una pozza di sangue e poi la fuga. È un copione che si ripete ogni giorno sulle nostre strade quello che vede protagonisti i pirati, automobilisti senza scrupoli che causano incidenti mortali, non si fermano a prestare soccorso e spesso non finiscono neanche in cella, nonostante siano stati beccati al volante ubriachi e drogati.
A parlare, oltre agli ultimi casi di cronaca che arrivano da Torino e Gorgonzola, sono i dati dell’Asaps, l’Associazione sostenitori amici polizia stradale, che ha rilevato un aumento dell’11,9 per cento di casi di pirateria rispetto all’anno precedente, in cui c’era stato un record assoluto di crescita (il 45 per cento in più di investitori in fuga). La percentuale degli stranieri che commette quello che viene definito (senza che vi sia al momento una legge specifica) un omicidio stradale è un quarto del totale. Una fetta molto ampia, se si considera il fatto che su oltre 30 milioni di patenti attive in Italia sono solo un decimo i guidatori immigrati.
Nel 2012 gli incidenti con fuga sono stati 953 (rispetto agli 852 del 2011), 128 dei quali mortali, con 130 vittime e 1.111 feriti. È probabile che il triste incremento sia dovuto al fatto che, a causa della crisi, alcuni conducenti non rinnovino l’assicurazione e che, impauriti, si allontanino. Ma è soprattutto la guida in stato di ebbrezza la causa principale della pirateria stradale. Dei 569 investitori identificati, infatti, 115 (il 20,2 per cento) sono risultati positivi all’etilometro, mentre 15 avevano assunto droghe. Solo nel 14,5 per cento dei casi mortali, però, il pirata è stato identificato poco dopo l’incidente ed è stato così possibile rilevare lo stato di alterazione. A 569 dei 953 responsabili, comunque, gli inquirenti sono riusciti a dare un nome in breve tempo e, di questi, 144 (il 25,3 per cento) sono stati arrestati perché rimasti “latitanti” fino alla loro individuazione, mentre 425 sono stati denunciati a piede libero, come è successo al giovane moldavo che lunedì notte, ubriaco alla guida, ha investito un gruppo di amici che chiacchieravano su un marciapiede a Torino e ha ucciso un ragazzo. Per lui niente cella, nonostante il tasso di alcol nel suo sangue fosse superiore di ben 4,5 volte il limite consentito.
Proprio i dati sugli stranieri restano alti, in aumento rispetto al 2011. I pirati immigrati nel 2012 sono stati il 24,3 per cento rispetto all’anno precedente: uno su quattro degli investitori in fuga. Eppure gli stranieri che hanno la patente nel nostro paese sono solo due milioni e 600mila, secondo i dati dell’Aci, su un totale di oltre 30 milioni. Si tratta soprattutto di cittadini dell’Est, nordafricani e cinesi. Carnefici, ma anche vittime: il 14,1 per cento di morti e feriti, infatti, non è italiano. A perdere la vita soprattutto pedoni (68 uccisi) e ciclisti (22). Tragico inoltre il dato di minori coinvolti: 63 gli episodi che hanno portato a due decessi e 71 contusi. Le regioni più colpite dal fenomeno sono nell’or - dine la Lombardia, con 155 episodi, il Veneto con 97, il Lazio con 84, l’Emilia Romagna e la Campania con 76 e 74, la Toscana con 69 e la Liguria con 67. A uccidere e fuggire, comunque, non sono solo gli uomini. Quest’anno sono state 69 le “pi - ratesse” individuate, il 12,1 per cento, in aumento rispetto al 2011 (quando era stata registrata un’inci - denza del 10 per cento) e più del doppio se raffrontata al 2010, quando il dato era fermo al 5 per cento. In tutti i casi quello che preoccupa i familiari delle vittime è la certezza della pena. Limitatamente all’omis - sione di soccorso un pirata potrebbe avere una condanna da 3 mesi a 3 anni, per l’omicidio colposo in caso di guida in stato d’ebbrezza da 3 a 10 anni. Nel caso in cui, invece, incappi in un giudice severo potrebbe vedersi contestata l’aggra - vante del dolo eventuale, con pene simili a quelle previste per omicidio volontario.