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 2013  luglio 18 Giovedì calendario

LA LEZIONE DI LEOPARDI SULLE REGOLE E LA

MORALE –
Non è bello godere delle disgrazie altrui e anche i Ligresti, arrestati ieri insieme ai loro ex manager con l’accusa di manipolazione di mercato e falso in bilancio, hanno diritto al rispetto umano e alla presunzione di innocenza. Ma per un italiano come me, che spera in una rinascita civile e morale del nostro Paese, l’azione della magistratura è un positivo segnale di cambiamento. La crisi che stiamo vivendo non è solo una crisi di finanza pubblica, ma anche una crisi del nostro sistema economico: un capitalismo relazionale che negli anni si è trasformato in capitalismo clientelare e corrotto. Un sistema che uccide la meritocrazia, soffoca l’innovazione e il ricambio generazionale, e favorisce la corruzione. Un sistema che spinge i migliori talenti a emigrare e spreca o corrompe quelli che per amore rimangono in Italia. Un sistema che lentamente sta uccidendo il nostro Paese. Lungi da essere gli unici, i Ligresti hanno rappresentato il simbolo di questo sistema. Spetta ai giudici valutare quali reati abbiano commesso. Dal punto di vista del buon funzionamento di un sistema di mercato, però, i Ligresti hanno violato ogni regola. Ho scritto molte volte sul cancro delle operazioni con parti correlate. I Ligresti le avevano elevate a modello di business. Le perdite dei business dei figli venivano trasferite sui bilanci Fonsai e quindi sui poveri azionisti. Le società controllate venivano affidate ai figli e amici, indipendentemente dalle loro qualificazioni, come i satrapi orientali assegnavano le loro province. E i finanziamenti venivano ottenuti con una rete di relazioni che vedeva membri della famiglia nei consigli di amministrazione e nei patti di sindacato dei principali istituti finanziatori. Le società controllate venivano affidate ai figli e amici, indipendentemente dalle loro qualificazioni, come i satrapi orientali assegnavano le loro province. E i finanziamenti venivano ottenuti con una rete di relazioni che vedeva membri della famiglia nei consigli di amministrazione e nei patti di sindacato dei principali istituti finanziatori. Anche se non costituissero reato, queste pratiche clientelari ingenerano enormi perdite per gli azionisti di minoranza e impediscono lo sviluppo di imprese sane. Ci lamentiamo che le nostre imprese migliori finiscono in mani straniere. L’ironia è che finiscono in mani straniere anche grazie ai soldi degli italiani, che preferiscono investire in Borse estere, dove si sentono maggiormente tutelati, dando a imprese straniere le risorse per comprare quelle nostrane. Se vogliamo far ripartire la nostra economia e le nostre imprese dobbiamo innanzitutto proteggere i nostri risparmiatori. L’inchiesta del Tribunale di Torino, volta a proteggere i 12mila risparmiatori Fonsai che avrebbero perso circa 300 milioni per le manipolazioni contabili effettuate dai Ligresti, è un buon inizio. Ma non basta. Se i Ligresti hanno potuto prosperare per più di quarant’anni è perché il sistema vive della mancanza di trasparenza e di accountability, ovvero di responsabilità individuale delle azioni compiute. Se Ligresti è quello che è lo si deve molto ad Enrico Cuccia, che nel 1986 quotò la Premafin in Borsa e nel 2002 gli trasferì a prezzi di favore La Fondiaria Assicurazione, già appartenente al gruppo Ferruzzi. Lo si deve alle autorità di vigilanza dell’epoca, che non richiesero l’Opa totalitaria al trasferimento del controllo di Fondiaria. E che fino a poco fa sono sembrate "distratte" sui bilanci Fonsai. Lo si deve ai molti amministratori e sindaci delle società del gruppo che hanno chiuso occhi e orecchi per non vedere tutte le transazioni dubbie, accuratamente descritte nell’esposto presentato dal fondo Amber. I Ligresti sono figli di un sistema che deve cambiare. Il loro arresto, a seguito di un’indagine iniziata per un esposto della Consob e della Isvap (oggi Ivass), è un ottimo segnale. Se si aggiunge la decisione del Tribunale di Parma sul caso Lactalis-Parmalat, si ha l’impressione dell’inizio di una svolta. Affinché questa svolta diventi realtà, però, non basta la magistratura, occorre un cambiamento di mentalità. Nel «Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani» Giacomo Leopardi scriveva nel 1824: «Tutti sanno con Orazio che le leggi senza i costumi non bastano, e d’altra parte che i costumi dipendono e sono determinati e fondati principalmente e garantiti dalle opinioni». Il mio augurio è che questi eventi segnalino, ma anche favoriscano, un cambiamento di opinioni. Reato o non reato, chi volutamente danneggia gli azionisti non è degno di gestire un’impresa quotata. Chi lo vota, lo finanzia e lo sostiene (o non lo controlla) ne diventa complice e quindi anche lui indegno di gestire un’impresa quotata. Solo così potremmo estirpare il sistema Ligresti.