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 2013  luglio 18 Giovedì calendario

IL GIALLO SVELATO —

La musica del rapper Wiz Khalifa rimbomba nelle orecchie di Chris Froome: «Ogni cosa che faccio la faccio in grande...» recita la canzone «Black & Yellow», che la maglia gialla ascolta prima del via dell’ultima cronometro del suo Tour. Cambio di auricolare e si parte. La voce nelle orecchie di Froome adesso arriva via radio ed è quella del d.s. Nico Portal, che ha il volante della Jaguar tappezzato di fogli e di indicazioni sui punti chiave del percorso, frutto di sopralluoghi dei mesi scorsi e di riprese video: «Go, go. Attention. Right/left. Left/Right. Curva pericolosa».

Computer a bordo
Froome è lucido: stavolta dopo il riscaldamento non si è dimenticato il cotone mentolato nel naso, come nel prologo di un anno fa. Al Team Sky non sfugge niente: la squadra inglese ha sempre negato che il leader del Tour sia telecomandato dall’ammiraglia. Ma bastano il tablet che compare sul cruscotto della macchina e una applicazione (selfLoops), collegati con il computer sulla bici di Chris e i dati arrivano in tempo reale a chi sta in macchina: oltre al 35enne d.s. Portal, ci sono il guru dell’allenamento Kerrison, il fidatissimo medico Alan Farrell (tallona Froome per garantire la perfetta esecuzione dei controlli antidoping) e il meccanico Gary Blem, decisivo con la sua rapidità nell’esecuzione del cambio bici (dopo 20 km) che porta alla vittoria della cronometro. Anche così si spiega perché sul Ventoux, Froome usasse in maniera compulsiva l’auricolare, guardando sempre il computerino. Ogni azione è programmata prima e provata in allenamento. Una rivoluzione tecnocratica, quella di Sky, che porta verso la vittoria del secondo Tour consecutivo, dopo quello di un anno fa con Wiggins. E ancora in larga parte incompresa dai cultori di un ciclismo romantico.

Fame da campione.
La lunga giornata della maglia gialla inizia con la sveglia alle 8.30 nel grazioso hotel Bartavelles (tre stelle) di Embrun. Qui la prima sorpresa. Aboliti i tradizionali spaghetti a colazione, anche nelle tappe più dure e tanto più in vista dello sforzo breve della cronometro: per i nutrizionisti della squadra il glutine è un nemico da evitare.

Froome mangia avena da buon cavallo di razza, e si porta dietro l’inseparabile thermos con il tè verde. Il pranzo pre gara (4 ore prima del via) è da fachiro: 60 grammi di riso, conditi con lo sciroppo di agave e una omelette (un rosso e due bianchi d’uovo) di 50 grammi. Il tutto annaffiato con acqua liscia. Sky ha riportato le proteine al centro della dieta dei corridori e cerca, con l’uso massiccio di frullati di verdure e frutta, di evitare il ricorso a integratori commerciali. Però ha convinto il colosso americano Gatorade (uno degli sponsor) a sviluppare una linea di bevande «private» per gli atleti del team. Compare anche qualche dolce, ma non oggi. Il pane viene fatto in casa tutti i giorni dal cuoco della squadra, ma l’ultima volta che Froome l’ha mangiato nessuno la ricorda.

Box da Formula 1
Fuori dal bus di Sky ci sono le visite guidate: l’ex corridore Eros Poli illustra a un gruppo di facoltosi cicloturisti le caratteristiche delle bici e di un pullman da 700 mila euro, celebre per i suoi comfort, tra cui le pareti fotocromatiche che cambiano colore secondo il momento, per rilassare o stimolare gli animi, su indicazione di uno psicologo.

La maglia gialla spacca il secondo anche nel pre gara: il tabellone degli orari di giornata sembra quello delle ferrovie svizzere. Dopo la ricognizione del mattino, il pranzo e il riposo, Froome arriva in rampa di lancio quasi due ore prima della partenza: discute in italiano col meccanico spagnolo, sulle ruote, i raggi, gli pneumatici e l’inclinazione delle appendici del manubrio, considerando l’eventualità della pioggia. Poi rientra in pullman per concentrarsi e visualizzare il percorso della crono sul canale youtube (privato) della squadra, ma rompe il protocollo per invitare a bordo un vecchio amico sudafricano: un privilegio riservato solo ai top sponsor o alle rare sortite di James Murdoch, atteso in questi giorni.

Un sistema vincente
Il momento del warm up è il più delicato. Il paddock viene sgombrato e Froome resta da solo con le cuffie e la fatica. Il programma anche qui è rigido e simula o addirittura supera lo sforzo in gara. Il pavimento si allaga di sudore, il viso del sudafricano è una maschera, fino a quando il timer (dopo venti minuti esatti) decide che può bastare e si deve andare alla partenza, per vincere anche questa tappa, sempre con la scorta del fido massaggiatore Mario Pafundi. Dopo l’arrivo, prima del podio, c’è sempre da fare una sgambata sui rulli per smaltire l’acido lattico. Se la tappa è lunga, ci scappa anche uno sfizioso bis di riso bianco per riempire subito il serbatoio. Nulla, neanche l’eventuale terrina di patate bollite, compare per caso.

Chris Froome è l’uomo al centro di un Sistema controllatissimo e che punta a replicare il modello con altri potenziali campioni, in cui «gli spiriti liberi» come Mark Cavendish resistono poco. Ma un talento grezzo e famelico come il keniano bianco può essere asciugato di 5-6 chili, esaltato nella preparazione e plasmato per vincere. E magari rivincere. Ma per quello c’è tempo.
Marco Bonarrigo
Paolo Tomaselli