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 2013  luglio 18 Giovedì calendario

RAVERA: NON PARLO COME CALDEROLI

Ho fatto la giornalista per anni e conosco i trucchi del mestiere, anche i più ignobili. Mi sono astenuta dall’utilizzarli, ma li so. Eppure sono rimasta stupefatta dal commento in cui Mastrantonio mi paragona a Calderoli, che ha dato della scimmia alla ministra Kyenge, estrapolando un paio di parole da un mio articolo del 2004 (Corriere, 16 luglio). Lo stupore non è legato alla distanza temporale, ma al contenuto dello scritto, che non c’entra niente con giudizi sull’aspetto di chicchessia.
Si parlava dell’elezione di Condoleeza Rice e degli Hurrà con cui il fatto era stato salutato da opinioniste femministe o ex femministe. Io non condividevo il giubilo collettivo, perché, sostenevo, Condoleeza è un falco, una che condivide e spalleggia la politica estera fallica e guerrafondaia di Bush. Quindi una donna che scimmiotta gli uomini nei loro lati peggiori. In questo senso, ed era lapalissiano, le davo della donna scimmia.
Ora la domanda è: perché? perché un quotidiano serio come il Corriere della Sera consente un gioco così scorretto? Per fare intrattenimento? Per dimostrare che siamo tutti uguali, che siamo tutti Calderoli, maschi e femmine, di destra e di sinistra? Che senso ha decontestualizzare una parola e costruire lo sputtanamento di una persona che non se lo merita? Per chi non fosse convinto di questa difesa della mia dignità: l’articolo da cui Mastrantonio ha tratto il suo suggestivo elzeviro, testo integrale, si trova sul mio blog.
Leggete e giudicate voi.
Lidia Ravera
Assessore alla Cultura Regione Lazio

Ammettere che la metafora, per lei lapalissiana, possa suonare anche ignobile avrebbe reso più credibile la sua denuncia di quanto ignobile sia l’uscita di Calderoli.
(l. m.)