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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

LEGALE DI DE BENEDETTI VERSO LA CONSULTA

Le grandi manovre attor­no alla Consulta sono iniziate da tempo, perché a settembre Giorgio Napolitano dovrà scegliere un nuovo giudice costitu­zionale. Il 14 del mese, infatti, scade il mandato dell’attuale presidente Franco Gallo, che è di nomina presidenziale.
Se si segue il criterio dell’an­zianità il numero uno dovreb­be essere scelto dal collegio tra Luigi Mazzella (vicino al Pdl) e Gaetano Silvestri (legato al Pd), che hanno giurato lo stesso 28 giugno 2008. Ma chi sostituirà Gallo, per volere del Quirinale, è importante per l’equilibrio in­terno dei Quindici, sempre più sbilanciato verso il centrosini­stra in una Corte che spesso si occupa di questioni dal forte impatto politico. Nella rosa di nomi che sareb­be stata proposta al capo dello Stato, però, non ne figura nessu­no gradito al centrodestra. Tut­t’altro. In pole position sarebbe il giurista Nicolò Lipari, decano dei civilisti e avvocato difenso­re dell­a Cir della famiglia De Be­nedetti nella causa in Cassazio­ne per il Lodo Mondadori, in cui Fininvest è stata condanna­ta ad un risarcimento monstre di 564,2 milioni di euro. La sua scelta sarebbe quasi una provocazione per Silvio Berlusconi.
Classe ’34, professore emeri­to di istituzioni di diritto privato all’università «La Sapienza» di Roma, consigliere di ammini­strazione della Rai dal 1976 al 1983 e poi per un decennio se­natore della sinistra Dc, Lipari avrebbe sul Colle un forte spon­sor per la sua stretta parentela con il segretario generale del Quirinale Donato Marra. Sareb­bero così almeno due le ragioni di opportunità che dovrebbero intralciare la sua corsa verso il Palazzo della Consulta.
E allora ancora più forte sa­rebbe la candidatura del centrista Michele Vietti, vicepresi­dente del Csm. Negli ultimi me­si ha molto brigato per accredi­tarsi sul fronte politico del centrosinistra ma ha visto più volte sfumare il sogno di diventare ministro, magari della Giusti­zia dove è già stato sottosegreta­rio. Il suo principale sponsor, Pier Ferdinando Casini, ha or­mai perso il suo peso ma Vietti è uomo dalle mille risorse e per le sue frequenti prese di posizio­ne a sostegno delle tesi di Napo­litano si è guadagnato il soprannome di «Corazziere». Dovreb­be lasciare in anticipo Palazzo de’ Marescialli per entrare al­l’Alta Corte, ma è già successo in passato, come nel 1996 per Piero Alberto Capotosti. Ambirebbe alla poltrona di giudice costituzionale anche l’ex premier socialista Giuliano Amato, figura intramontabile dalla Prima alla Seconda Re­pubblica. Ad aprile l’ex Dottor Sottile era in cima alla lista di Napolitano per entrare a Palaz­zo Chigi, ma veti incrociati e ra­gioni anche generazionali han­no fatto preferire Enrico Letta. Però il presidente, che lo stima molto, potrebbe «consolarlo» con il posto alla Consulta.
Tutti nomi che non si posso­no proprio definire super partes, ma anzi sono chiaramente legati al Pd. Come il quarto, che però dovrebbe essere ormai fuori gioco. Candidata era, in­fatti, la professoressa Luisa Tor­chia, ma ad aprile è stata rinvia­ta a giudizio con l’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena e poi dell’Abi, Giuseppe Mussa­ri, per la privatizzazione dell’ae­roporto senese di Ampugnano, con l’accusa di falso ideologico in concorso e turbativa d’asta.
Proprio gli sviluppi di questa inchiesta hanno già fatto sfuma­re la sua nomina a m­inistro del­la Funzione pubblica nel gover­no Monti, al posto di Filippo Pa­troni Griffi.
Allieva dell’illustre ammini­strativista Sabino Cassese, che alla Consulta è l’emanazione più diretta di Napolitano, molto legata ad Amato e a Franco Bassanini, la Torchia ha firma­to il ricorso al Tar di Sky, che ha chiesto ben 154 milioni di euro all’Authority delle comunica­zioni come risarcimento per una serie di delibere che avreb­bero favorito la concessionaria pubblicitaria di Mediaset nella raccolta di spot per le tv tradizio­nali e per il digitale terrestre. Or­dinario di diritto amministrati­vo a Roma Tre, soprannomina­ta da alcuni l’«avvocato rosso» per la sua vicinanza al Pd, di ca­riche ne ha collezionate parec­chie e tutte nello stesso giro: consulente legale di Monte dei Paschi di Siena, della Fondazio­ne Mps, di Aeroporto Spa, con­sigliere di Cassa Depositi e Pre­stiti, consigliere giuridico di Bassanini al ministero della Funzione pubblica nei governi D’Alema e Amato e segretario generale dell’associazione Astrid, think thank sulle rifor­me della Pa fondato e diretto da Amato e Bassanini.
Dopo aver visto svanire all’ul­timo momento il posto da mini­stro, puntava sulla Consulta. Ma i guai giudiziari sono guai per tutti.