Chiara Paolin, il Fatto Quotidiano 17/7/2013, 17 luglio 2013
ROMA E ASTANA SONO SEMPRE PIU’ VICINE: PARTE LA MEGA-STAZIONE PETROLIFERA
Nel periodo gennaio-maggio 2013, mentre l’Italia annaspava tra disoccupazione record e un ennesimo ribasso delle previsioni di crescita, il Kazakistan incassava un Pil positivo al 5 per cento, l’ok all’Unione economica eurasiatica da realizzarsi entro il 2015 (con Russia e Bielorussia) e l’ingresso ormai certo nel Wto, il gotha del commercio mondiale.
Ad Astana soldi e affari continuano a lievitare attirando le spompate economie occidentali. L’Italia è in prima fila, con appalti che beneficiano grandi e piccoli, industria e artigianato, interessi colossali e ambizioni provinciali. Basta scorrere gli annunci più recenti della Camera di Commercio italo-kazaka per comporre un vivace mosaico: il Gruppo Cremonini di Modena, già fornitore di tutti i McDonald’s russi, ha deciso di entrare nel mercato locale delle carni mentre la Eusebi Impianti di Ancona ha ottenuto una commessa da dodici milioni di dollari per occuparsi di sicurezza.
MA C’È SPAZIO ANCHE PER L’ARTE, la bellezza, l’amicizia. Tenendo fede alle sue promesse, il governo di Astana ha restaurato l’Oratorio di San Giuseppe, lesionato dal terremoto all’Aquila; ha aperto la braccia alla spedizione archeologica del Centro Ligabue di Venezia per indagare sulle tombe degli Sciti; ha fatto passerella al Maremetraggio 2013 di Trieste, rassegna cinematografica con ben quattro pellicole in arrivo dal Kazakistan consegnate direttamente dall’ambasciatore Adrian Yelemessov , quello che si complimentava via fax con le autorità italiane per aver arrestato la Shalabayeva. Lo scorso 4 luglio, invece di spiegare cosa fosse successo ad Alma e Alua, Yelemessov stringeva la mano al felicissimo sindaco triestino Roberto Cosolini, godendosi momenti speciali organizzati solo per lui, come la partita tra le Nazionali di basket Under 20 Italia-Kazakistan, e poi l’omaggio allo strabiliante Monumento ai caduti del Kazakistan, “l’unico del genere esistente in Italia” come segnala lo stesso ambasciatore.
Certo le cose serie sono altre. Cioè i cinque miliardi di euro all’anno di interscambio, con l’Italia secondo partner commerciale di Astana, con i nomi grossi che ormai sono di casa laggiù (Salini-Todini, Impregilo, Italcementi, Renco, Unicredit) e soprattutto l’affare dell’Eni a Kashgan, la mega stazione petrolifera finalmente in partenza dopo anni di preparazione e diplomazia. Un business che vale 150 miliardi di euro, 370mila barili di greggio al giorno dove l’Italia sta alla pari con i grandissimi del settore: Eni detiene una quota nel consorzio del 16,81 per cento come Kmg, ExxonMobil, Shell e Total (ConocoPhillips ha l’8,40 per cento e Inpex il 7,56 per cento).
UN VERO SALTO DI QUALITÀ, per noi. Una fase d’investimento che soffre sotto i riflettori scottanti del caso Ablyazov. Ma il viceministro degli Esteri, Lapo Pistelli, è tranquillissimo: “Non è il caso di fantasticare sulla diplomazia economica e commerciale che prevale sulla politica, e nemmeno sul ruolo di questo o quel leader nei rapporti con Astana” ha detto ieri in audizione alla Camera. Aggiungendo, ancor più esplicito: “Nessuno può sostenere che il tipo di interscambio che abbiamo con questo interessantissimo paese sia ciò che determina la linea politica del governo. Sono argomenti incongrui”.