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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

GEORGE CLOONEY FESTEGGIA L’INDIPENDENZA


RISTORANTE AL FRESCO, l’ombra di una bottiglia d’acqua minerale che si allunga sulla tovaglia. Gli occhiali da sole nascondono lo sguardo, ma il sorriso è inconfondibile. È George Clooney, a pranzo con amici sul Lago di Como e non ha per niente l’aria di un uomo dal cuore spezzato.
Sono passati pochi giorni da quando si è diffusa la notizia che la sua relazione con Stacy Keibler è finita ed ecco che, a diffondersi, c’è questa foto che dice «Sono in vacanza e sto bene, grazie».
Che si tratti di uno scatto casuale o che i fotografi siano stati convocati per illustrare il sereno stato d’animo di cui sopra, non ha molta importanza. Ciò che conta è che Clooney sia diventato, forse suo malgrado, il poster ambulante del maschio disimpegnato, un ribelle a modo suo alla dittatura dei ruolini di marcia sentimentali: ci si innamora, ci si fidanza, ci si sposa, si mette su famiglia.
LUI NO. LUI HA RELAZIONI BREVI. Due anni, raramente di più. È stato così con Elisabetta Canalis (la penultima) e con le precedenti. Ed è stato così anche con Stacy, già campionessa di wrestler e conduttrice televisiva. Si erano messi insieme due estati fa, ma l’ultima volta che sono stati visti in pubblico risale a marzo.
La «prova» che la fine era vicina, però, è arrivata il 4 luglio scorso, giorno della Festa dell’Indipendenza americana, l’inizio ufficiale dell’estate per i connazionali di George. Lui, che da tre mesi è in Europa perché sta girando il film The Monuments Men a Berlino e si appresta a inaugurare la Mostra di Venezia come protagonista di Gravity (regia di Alfonso Cuarón), ha deciso di trascorrere il giorno di riposo sul Lago di Como. Stacy non c’era, si trovava a Malibu, a un altro barbecue per ricchi, a casa di Guy Oseary, il manager di Madonna.
Lontani dagli occhi ma anche dal cuore, si dice, da un po’. Senza drammi o scenate, a quanto è dato sapere: le relazioni di Clooney finiscono sempre con elegante silenzio.
E forse dovremmo tacere anche noi, impiccioni che non siamo altro, dirà qualcuno. In fondo, che ce ne importa? La verità è che Clooney, nonostante i 52 anni compiuti, nonostante i gossip sulla sua ventilata omosessualità, resta il principe azzurro che tutte vorrebbero impalmare. Non solo perché è una ricca e potente star del cinema. Ma anche perché questa sua ormai nota resistenza ai legami lo rende ancora più attraente.
Alle donne (a molte donne, comunque: guardatevi intorno, ne conoscete di sicuro qualcuna) piace provare l’ebbrezza di cambiare gli uomini che amano. O comunque vivere l’illusione di quelli che io chiamo «amori con riserva».
«Adesso è così, ma poi lascerà la moglie per me», «adesso è cosi ma prima o poi mi sposa», «adesso è così ma prima o poi capirà che la dieta Dukan funziona e la smetterà con tutta quella pasta al forno della mamma».
«Dolcemente complicate»? No, con tutto il rispetto, quella canzone di Fiorella Mannoia dice una fesseria. Le donne sono artificialmente ottimiste. A furia di leggere romanzi e guardare tutti quei cosiddetti «film da femmine», finiscono col credere alla fantasia dell’amore perfetto e salvifico, sviluppando un’ossessione spesso nevrotica nel perseguire quel sogno che si concretizza nel grande circo delle feste di nozze, in attesa di sentirsi dire, almeno una volta nella vita «eri bellissima vestita da sposa», E poco importa se sotto quel tulle la cellulite è rimasta lì, ben più tignosa dei sogni.
Di questo parliamo quando parliamo della vita sentimentale di Clooney, del miraggio di far capitolare un uomo di quelli che un tempo si definivano playboy. Il 23 giugno scorso, a Saint-Tropez (e dove se no?) è morto Gigi Rizzi, che a quel termine desueto diede volto e brillantezza. Ma le modalità erano assai diverse. Tante fidanzate anonime perché mica c’era Twitter. Oggi, se una esce con Clooney o anche con qualche celebrità minore, ne veniamo a conoscere subito nome, cognome e pure il colore dello smalto per le unghie dei piedi. Però Rizzi divenne un eroe nazionale nel momento in cui si fidanzò con la ragazza più bella del mondo all’epoca: Brigitte Bardot.
Quello star system, quella dolce vita oggi non potrebbero esistere più. Oggi bisogna essere politicamente corretti e, soprattutto, controllare i flussi dell’informazione. In questo senso, le relazioni di Clooney, dall’apparenza così perbene, quasi asettiche, sono esemplari. Molte foto ufficiali, poche e molto innocue dichiarazioni. Non sembrano mai storie d’amore che ti stravolgono la vita perché, anche se lo fossero, i dettagli non andrebbero divulgati. E non ci sono i matrimoni multipli à la Liz Taylor da commentare.
L’unico modello simile a Clooney è Warren Beatty: dopo una vita da scapolone e un mucchio di relazioni di alto profilo (Cher, Diane Keaton, Madonna e chissà quante altre meno celebri), nel ’92 ha sposato Annette Bening. Sono ancora insieme.
Forse Clooney è solo paziente: sta aspettando la sua Annette. O forse si ispira direttamente ad Alberto Sordi, defunto e mai ammogliato. Anzi, potrebbe tradurre in inglese e stampare sulle magliette la famosa frase dell’attore romano: «Sposarmi? Mica mi metto un’estranea in casa!». In realtà, in passato, come ben sanno le affettuose biografe e seguaci di George di cui mi pregio di far parte, Clooney un’«estranea» in casa se la mise: era Talia Balsam, figlia dell’attore Martin e attrice a sua volta, furono marito e moglie dall’89 al ’93. Dev’essere stato un matrimonio assai traumatico se, ancora oggi, vent’anni dopo, ogni volta che viene sollevato l’argomento nozze, George ribadisce che non intende ripetere l’errore.
Che uomo ostinato. O forse sfortunato. Perché invece Talia, per dire, si è risposata. Con un altro attore: John Slattery, uno dei protagonisti di Mad Men. Non che la cosa abbia fatto notizia.
Perché Slattery non è Clooney e di Clooney ce n’è uno solo.
Il punto è proprio questo. È la (quasi) impossibilità di essere normale, quando sei così famoso, desiderato e vincente.