Enzo Ciaccio, Lettera43 17/7/2013, 17 luglio 2013
I BABY BOSS DEI QUARTIERI
Nelle discoteche o alle feste per i 18 anni degli adolescenti di Chiaia è d’obbligo lasciar entrare gli invitati solo dopo che abbiano mostrato i documenti ai buttafuori di turno. Per chi proviene dai Quartieri spagnoli (o da Scampìa), l’ingresso è vietato. E non serve insistere.
«Dobbiamo tranquillizzare i genitori», si giustifica chi organizza le serate, «perché a Napoli imperversano troppe baby gang che si intrufolano nelle feste private per infastidire le ragazzine, attaccar briga, aggredire i coetanei a coltellate». Il fenomeno dilaga. «E appare in crescita», avverte la questura. Alcune sigle sono storiche: le Teste matte, per esempio. O le Brigate Carolina. I bulletti da mini-gang non si limitano ai tentati raid in discoteca, ma agiscono impuniti nelle strade e nelle piazze più frequentate.
«Si spostano a gruppi di una decina, quasi tutti sono nati nei vicoli dei Quartieri spagnoli, hanno fra i 10 e i 16 anni. I genitori sono pregiudicati, in carcere o agli arresti domiciliari», ha spiegato un poliziotto.
I baby bulli non escono mai senza coltello, pistola o almeno una fionda per spaventare i nemici. Molti fra loro non disdegnano la cocaina «che li rende matti» né hanno remore a rinnegare i codici para-etici di camorra rapinando, se capita, perfino i familiari, gli anziani, i vicini di casa.
C’era una volta il quartiere Montecalvario, cioè 800 mila metri quadri di miseria e vicoli aggrovigliati nel ventre più molle di Napoli, stretti fra la collina del Vomero e il mare dei commerci antistante il porto. I Quartieri spagnoli, li chiamano così fin da quando nel ‘600 fungevano da sfogatoio per la soldataglia spagnola.
Fabrizio Restituto, artigiano, qui è nato e cresciuto: «Negli Anni 80 e 90, ogni pomeriggio all’imbrunire, ci eravamo abituati a rifugiarci in casa in attesa della solita sparatoria: da una parte c’era il clan dei Mariano (detti I picuozzi, cioè i sacrestani), dall’altra quelli del clan rivale dei De Biase (detti I faiano: da fagiano, l’uccello selvatico)».
Follìa di massa, soprannomi da top star: Becchenbauer, si faceva chiamare un boss. Un altro era ‘O bellillo (il grazioso). Un altro ancora, ‘a Madama. «Via Emanuele De Deo, che stretta e lunga scende dal corso Vittorio Emanuele fino al Municipio, fungeva da campo di battaglia fra i due eserciti armati», ha raccontato Fabrizio. «Gli scontri avvenivano impuniti a due passi dalla sede del Comune, da quella del Banco di Napoli, dagli uffici della questura centrale».
Ora, un murales sbiadito raffigurante Maradona è l’unica reliquia di quei tempi pazzi. Droga, prostituzione, racket, traffico d’armi erano le poste in gioco. Era epoca di morti ammazzati, prepotenze, violenze inaudite, «che però», ricordano in molti, «facevano da contraltare a un regime di vita paradossalmente tranquillo per i 15 mila abitanti dei Quartieri spagnoli, immuni in quegli anni da rapine, scippi, aggressioni in base a un codice di tutela mai scritto ma sempre rispettato dai clan in guerra». A garantire il controllo del territorio provvedevano le vedette, cioè gli affiliati al clan che segnalavano sgarri e presenze estranee. Chi abitava in zona e di notte transitava per quei vicoli sapeva di essere protetto e al sicuro. «E le porte di casa restavano spalancate».
Con i vecchi boss in carcere, dilaga il far west
Forze dell’ordine nei Quartieri spagnoli.
«Oggi», protestano i comitati di residenti, «con i vecchi boss in carcere o morti ammazzati e il proliferare di baby gang senza regole né capi indiscussi, siamo in balìa del far west più selvaggio. Nei vicoli non comandano più i boss di camorra, ma il controllo non è passato, come speravamo, alle forze dell’ordine».
Le baby gang, spesso, delinquono in loco: scippi, borseggi, aggressioni, ricatti. E poi dilagano all’esterno, espandendosi come una schiuma. Basta aspettare che di sera abbassino le saracinesche i negozi in via Toledo, a ridosso dei vicoli, per vederli spuntare come formiche.
A Natale 2012, i balordi hanno rubato l’albero dei desideri, cioè l’abete allestito nella galleria Umberto I sui cui rami i napoletani depositano i propri sogni scritti a penna. Scoperti, hanno aggredito i poliziotti. Ad agosto 2012, un uomo intervenuto per difendere un mendicante è stato inseguito fin dentro ai bagni di un ristorante e malmenato. Sul lungomare pedonalizzato di via Caracciolo, le ragazze delle baby-gang hanno preso l’abitudine di filmare coi telefonini le scorribande dei maschietti.
Gruppi di ragazzini fra i nove e i 12 anni si mettono in fila alla fermata dell’autobus e, appena il mezzo sta per richiudere le porte e partire, sputano addosso all’autista. Basta uno sguardo. E scatta la spedizione punitiva.
La villa comunale, affollata di minori di buona famiglia che giocano a pallone, è assai frequentata. Lo scippo impazza. Specie quello dei telefonini, strappati di mano con gesti da ghepardo. Rubano i motorini. E le mini-car. C’è una gang di 13enni che, armata di pistole giocattolo ad aria compressa, si diverte a sparare i pallini gialli di plastica addosso ai passanti. Altri scendono dai vicoli dei Quartieri spagnoli quando sanno che qualche nave da crociera è attraccata al porto: con gli stranieri, si sa, «c’è più sfizio a fargli male».
I mansueti si limitano a lanciare sassolini e arance contro i passanti e le vetrine dei negozi. Fra i capi delle baby gang, ce n’è uno che gira con un berretto rosso da baseball, ha 14 anni e mezzo, dicono che sia «spietato e inafferrabile». Raccontano di un altro che avrebbe commesso a quattro anni il primo furto. Il nonno, commosso, gli regalò una minimoto. Enzo Gragnaniello, musicista, che abita ai Quartieri, ha spiegato che «nei vicoli ci sono gioie, ma anche tanto dolore». Fabio Chiosi, presidente della Municipalità di Chiaia, è meno comprensivo: «I baby bulli andrebbero fermati appena si riuniscono. E perquisiti». La Speranzella, via Monte dei Poveri Vergognosi, Largo Barracche: luoghi risanati, anche se il suolo un po’ sprofonda. E poi le trattorie, le mercerie, le signore che di notte cucinano la pasta e fagioli nei bassi e chi passa sente l’odore, paga quasi nulla e ne divora un piatto. E gli ultimi artigiani, l’odore di ragù e quello del kebab nelle pentole dei pakistani e degli indiani integrati e contenti.
Non ci sono più prostitute. E non si spara quasi più, ai Quartieri spagnoli. È diffuso, invece, il fenomeno delle badanti al contrario: le donne dell’Est, che di giorno lavorano, affidano i figli alle donne dei vicoli. Insomma: pur nella miseria, si potrebbe vivere sereni fra le visceri del ventre più oscuro. Ma è quasi l’imbrunire, e la paura riemerge, cresce, si gonfia.
Rieccoli, i delinquenti in pantaloni corti. Le baby gang si radunano lungo via Emanuele De Deo, l’antica strada dei duelli fra clan. Come i lupi affamati. Come un incubo mai sopito. Come ai tempi (brutti) di ‘O bellillo e Becchenbauer.