Deborah Dinari, Vanity Fair 17/7/2013, 17 luglio 2013
GRAZIE, ROSSI. FIRMATO GABRI
«Adesso ascoltami, non voglio perderti, però non voglio neanche illuderti. Quest’avventura è stata una follia, è stata colpa mia. Tu hai 16 anni e io...». E lui, Vasco Rossi, di anni ne aveva 31.
«Gabri, come sei splendida, Gabri, adesso smettila». Lei era una ragazzina. «Ma quanto a Vita spericolata, ero più spericolata di lui». Lo conquistò, esattamente trenta estati fa. E per due anni fu la sua compagna.
Oggi Gabri, Maria Gabriella Sturani, ha 46 anni, i capelli lunghi sciolti sulle spalle, gli occhi neri e mobilissimi, e due figli: il primo, Lorenzo, avuto da Vasco. «Vasco? No, lui è Rossi. Io non l’ho mai chiamato Vasco, per me è sempre stato solo Rossi». Ride e inizia a raccontare, per la prima volta a un giornalista, la loro storia d’amore.
Si ricorda quando lo ha conosciuto?
«Certo, avevo 13 anni ed ero con mia cugina in un locale di Rimini, il Quinta dimensione. Eravamo lì di nascosto da mia zia, con un gruppo di amici: uno di loro conosceva Rossi. Ma era l’estate del 1980, e io figurati se sapevo chi era quello lì. A un certo punto però, mi ricordo, ero stanca e volevo andare a casa, così andai da questo mio amico che stava parlando con Rossi, li interruppi, e guardandolo gli chiesi: “Ma te cosa fai, porti gli occhiali da sole anche in discoteca?”. Se li tolse: rimasi fulminata. Ci riportò, me e mia cugina, a Lido Adriano, dove eravamo in vacanza. Gli chiesi se ci aspettava: il tempo di mettere il costume e scendere per andare in spiaggia assieme. Lui disse di sì e noi corremmo a cambiarci. Giuro, ci avremo messo cinque minuti. Ma quando siamo scese di nuovo era sparito».
Non è il massimo, come inizio.
«No, ma avevo 13 anni, andava bene così».
E poi?
«E poi smisi di andare a scuola e finii a lavorare in un negozio di dischi. Un giorno mi passa sotto le mani un album con la faccia di questo qui e io dico: ma io lui lo conosco. Così scopro che quel tipo incontrato anni prima si chiamava Vasco Rossi, che faceva il cantante e che era abbastanza famoso. Così decido di andare a un concerto che c’è proprio quella sera a Bologna, ma non si riesce a entrare e me ne vado. Io però sono una che non molla. Così arriviamo all’11 luglio 1983, concerto al Baccara di Lugo. Il locale stavolta è mezzo vuoto e io incontro uno che lavora nel suo staff, Guido Elmi, amico di mio fratello. Gli dico di portarmi da Rossi. Lui conosce i miei, prova a farmi cambiare idea, poi si arrende e mi indica la stanza di Rossi. Io entro, chiudo la porta e gli dico: “Adesso non mi scappi”».
Siete stati insieme due anni, fino all’estate dell’85. Com’era Vasco?
«Era come è: una persona buona, dolce, riservata, premurosa, anche troppo. Rossi è la persona più premurosa che abbia conosciuto. Non so se fosse così perché ero piccola, ma quando tornava a casa era tranquillissimo, normale, attento con me».
Grande amore, ma poi cosa successe?
«Successe che rimasi incinta di Lorenzo, e la storia finì».
Finì perché era incinta?
«Sì. Quello, per Rossi, non era il momento giusto per diventare padre. Ma io decisi di tenere il bambino, forse per incoscienza, non so. Di certo non lo rimpiango».
Vasco non lo ha riconosciuto subito.
«No, lo ha fatto nel 2003 o 2004. È stato quando Lorenzo mi ha chiesto perché suo padre non lo avesse riconosciuto. Io ci ho messo un attimo, ho chiamato Rossi e ci siamo messi d’accordo per il test del Dna».
Lorenzo che rapporto ha con Vasco?
«Fantastico: Rossi è un papà fantastico. Se Lorenzo è laureato lo deve a lui: a scuola era una frana, ma Rossi lo ha convinto a studiare, gli ha pagato l’università, e gli ha chiesto di impegnarsi per prendere la laurea, perché sarebbe stato il primo, in famiglia».
E tra di voi, oggi, il rapporto com’è?
«Bello: Rossi è il numero uno. C’è sempre stato e ci sarà sempre, è il padre di mio figlio».
È stato il grande amore?
«Non lo so se è stato il grande amore, ero una ragazzina».
Appunto: «Hai sedici anni e io...».
«Quella canzone non la conosco quasi e non voglio sapere se sono io, quella Gabri. Mai ho chiesto ai miei figli se pensano che lo sia, ma se la sentono, mi guardano e ridono».