Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

COSÌ IMPARAMMO LA SINTESI

È quasi impossibile che un nativo digitale abbia avuto diretta esperienza del telegramma. Eppure quell’arcaico oggetto cartaceo è alla base di ogni sintetico linguaggio da messaggiatore veloce. Ricordo i telegrammi che arrivavano a casa, con le parole scritte su striscioline di carta bianca incollate sul modulo paglierino. Il telegramma imponeva la sintesi perché le parole avevano un prezzo, oltre il limite massimo scattava una tariffa aggiuntiva. Era facile che, dopo la rilettura della centralinista che riceveva al telefono la dettatura, seguisse una riduzione delle parole in eccesso, per rientrare nella tariffa minima. Gli arzigogoli lessicali del telegrammese divennero nel tempo uno stile epistolare, l’ esercizio più proficuo per una forma mentis che prediliga la sintesi allo sbrodolamento iper aggettivale. «Lieto confermarle… Necessita presenza… Pregasi accettare…» Non a caso l’ accennare a uno stile telegrafico è rimasto nel linguaggio comune, magari senza collegare la memoria dell’origine di quello scrivere conciso, in cui sono omessi gli articoli, dove le parole che possono essere sottintese si saltano, come pure i pronomi svaniscono, i concetti si fondono. Nulla che ricordi il gioioso contenersi nei limiti di un tweet, anche se ne fu l’antesignano. La penuria di battute del telegramma era una grande arrampicata sugli specchi per economizzare, la cifra estetica di un linguaggio generazionale che guardava all’austerità in ogni possibile manifestazione umana. I telegrammi oggi sono reliquie, chi mai ne userebbe la farraginosa procedura, quando anche fosse per un messaggio di condoglianze, una delle residuali consuetudini per cui ancora si telegrammeggia, anche il pensiero per un caro defunto può essere mandato via WhatsApp, senza che chi lo riceva possa considerarlo una mancanza di garbo.