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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

COSTI E INEFFICENZE LONTANO DALLA CAPITALE NON SEMPRE CONVIENE

Sono in tutto una quindicina, a cui si aggiungerà presto l’Autorità per i trasporti. Che, ancor fresca di battesimo c’è già chi vorrebbe insediare a Torino. Del resto se la Consob e l’Autorità per l’energia vantano addirittura doppie sedi a Roma e Milano così come l’Autorità garante per le comunicazioni (Roma e Napoli), per quali oscure ragioni allora tagliare fuori dal «meccanismo» di decentramento una città come Torino? Una città, spiegano numerosi esponenti della politica piemontese, che non a caso «ha dedicato le sue migliori energie alla mobilità, e che dispone di un patrimonio di conoscenze sui trasporti e sulla mobilità che nessuna altra città possiede».

Insomma, città che vai Autorità che trovi. Ma, talvolta, a costi raddoppiati: per sedi, affitti, noleggi, trasferimenti. Senza tener conto di diarie, «perdite di giornate e di lavoro» come ricorda proprio un ex commissario dell’Agcom. Un pensiero fisso, soprattutto, in tempi di recessione e tagli alla spesa pubblica, anche del premier Letta, che con un tweet mette le mani avanti: «L’esperienza insegna che le sedi fuori Roma non sono state soluzioni felici».

Ma se è difficile pensare alla Consob con gli uffici lontani dalla Borsa italiana, la decisione di istituire (nell’ormai lontano ’97) a Napoli l’Agcom fa ancora oggi discutere. Allora fece clamore la determinazione del sindaco dell’epoca Bassolino per ottenerla, oggi lasciano pensare per le spese più che raddoppiate per mantenerla. E se è vero che da quest’anno l’Agcom non costerà un euro alle casse dello Stato (il finanziamento dell’Agcom resta a carico degli operatori del mercato regolato) è altrettanto vero che solo di affitti la doppia ubicazione costa oltre gli otto milioni di euro l’anno. A cui si somma oltre un milione 200mila euro per la spese di traslochi, pulizia e altri 470mila per la manutenzione dei locali. Ma doppia sede significa anche, doppia sorveglianza e costi di noleggi raddoppiati per mezzi e sistemi elettronici: una manna, insomma, per fornitori e immobiliaristi.

Solo la sede di Napoli, infatti, costa di affitti circa 2milioni l’anno (gruppo Caltagirone); altri sei milioni del totale finiscono, invece, nelle casse del Pontificio Istituto delle missioni estere (proprietario del palazzo di via Isonzo che ospita quella che ormai è diventata la sede principale dell’Agcom); prima ancora andavano ai gestori (l’imprenditore Scarpellini) della sede in via delle Muratte a due passi dal governo. Spese, dunque, che se non intaccano i conti pubblici - osserva un ex commissario - potrebbero però essere dirottate altrove».

Per la verità, va dato atto, che l’Agcom in almeno un caso lo ha fatto, quando con la legge del 2009 ha versato - per il triennio 2010-2012 - quasi 26 milioni di euro ad Antitrust, garante per la privacy e garante per gli scioperi che presentavano seri problemi di equilibrio finanziario. Risorse che sarebbero potute crescere se negli anni i sindaci di Napoli, prima Rosa Russo Iervolino, poi Luigi de Magistris avessero dato seguito agli avvisi promossi dal presidente dell’Agcom Corrado Calabrò per dotare l’Authority di Napoli di una sede pubblica tagliando così definitivamente i costi di affitti e strutture.