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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

RCS, AUMENTO IN PORTO PER 410 MILIONI

Si è chiuso con sottoscrizioni pari al 92,7% delle azioni ordinarie e all’en plein per le risparmio l’aumento di capitale di Rcs Mediagroup, che quindi è andato in porto per 409,9 milioni compreso l’intervento (18 milioni) delle banche del consorzio di garanzia. A questo punto parte anche il rifinanziamento per 600 milioni concordato con gli istituti di credito.
Ieri il gruppo che pubblica il Corriere della Sera ha comunicato i risultati definititivi dell’operazione con la conclusione dell’ultima tappa: è stata esercitata poco più della metà dei diritti d’opzione venduti in asta per sottoscrivere il 15% del nuovo capitale ordinario, mentre per le azioni di risparmio la percentuale è stata pari al 100%. Le banche del consorzio di garanzia intervengono di conseguenza rilevando 14,7 milioni di azioni ordinarie.
Poiché, secondo quanto indicato da impegni e accordi, l’aumento era complessivamente garantito per 389 milioni, saranno emessi 315 milioni di nuovi titoli ordinari rispetto al massimo previsto di 323. Ciò significa che cambiano leggermente, rispetto alle stime iniziali, le quote detenute post aumento. Così, per citare i soci maggiori, il primo è Fiat, che ha acquisito diritti per raddoppiare la partecipazione, con il 20,5% del capitale totale, seguono Mediobanca con il 15,4%, Diego Della Valle con l’8,99%, Unipol-Fonsai con il 5,6%, Pirelli con il 5,4% e Intesa Sanpaolo con il 5,04%, quota che sale al 6,5% circa se si considerano anche le azioni che prenderà in carico in veste di componente il consorzio di garanzia (con la controllata Banca Imi, impegnata per il 40% dell’inoptato finale), con l’avvertenza che sono però titoli che rispondono nel possesso a logiche differenti. Sempre considerando le azioni che verranno effettivamente emesse, i diritti acquisiti ed esercitati in asta equivalgono al 5,9% del capitale totale mentre gli istituti del consorzio detengono complessivamente il 3,46%.
Sembra dunque improbabile che in asta sia intervenuto un unico soggetto con la volontà di pesare nell’azionariato post aumento. A rilevare i diritti senza esercitarli, impiegando complessivamente (a 2 centesimi l’uno) circa 160 mila euro, sono stati verosimilmente fondi che hanno puntato a piccoli guadagni di breve termine, obiettivo tuttavia non realizzabile almeno ieri visto che le azioni in Borsa costavano meno (1,21 euro) di quelle offerte con l’aumento (a 1,235 euro). È possibile quindi che non abbiano ritenuto di assumersi il «rischio» e preferito perdere le modeste somme investite nei diritti. Per quanto riguarda invece i diritti esercitati, si vedrà nei prossimi giorni se si tratta di un unico nuovo azionista oppure se invece sono stati eseguiti acquisti frazionati. Più in generale, considerando i tempi tecnici di comunicazione a Consob, si dovrebbe venire a sapere probabilmente intorno al 22-24 luglio se, nel capitale di cui oggi non è nota la titolarità pari complessivamente a circa il 20%, siano presenti nuovi soci di un certo peso. Oppure se si tratti sostanzialmente di «mercato». «Un socio misterioso? Non mi interessa, con l’1, il 2% o il 3% conterà zero e vi ho detto tutto», ha commentato ieri in riferimento alla linea editoriale il direttore del Corriere Ferruccio de Bortoli, a margine della presentazione della seconda serie della fiction «Una mamma imperfetta». «Aspettiamo di conoscere la nuova conformazione della proprietà, ma noi andiamo avanti con il nostro lavoro».
Sergio Bocconi