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 2013  luglio 16 Martedì calendario

IL FALSO MITO DELL’ESULE CHE MANGIAVA CON IL DITTATORE

Il governo del Kazakistan accusa di essere un “terrorista”Mukhtar Ablyazov: l’oppositore esule a Londra che è il marito e padre delle due donne che sono state rimandate in patria. E questo non sembra essere vero. Mukhtar Ablyazov accusa il presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbaev di essere un dittatore: e ciò è probabilmente vero. Già direttore generale del consiglio dei ministri della repubblica sovietica del Kazakistan dal 1984 al 1989, poi segretario del partito comunista fino allo scioglimento dell’Urss nel 1991 e da allora presidente, Nazarbaev non è più ateo ma un devoto musulmano, e opera in un regime formalmente pluralista. Ma il fatto che da allora sia sempre stato rieletto con oltre il 90% dei voti non è una gran prova di correttezza della consultazioni. Detto questo, non è però vero che di mezzo ci siano solo i pur importanti interessi economici rispetto a un Paese ricchissimo di petrolio e gas. Il Kazakistan, va ricordato, al momento dello sfasciarsi dell’Urss ne aveva ereditato nel suo territorio un arsenale atomico da 1400 ordigni che ne faceva la quarta potenza nucleare al mondo, dopo Usa, Russia e Ucraina. Ma come Ucraina e Bielorussia, Nazarbaev nel 1995 vi rinunciò: malgrado le pressioni di molti Paesi musulmani per condividere invece quelle bombe con il mondo islamico. Insomma, se si ha presente i guai che hanno combinato con le loro ambizioni nucleari Pakistan, Iran e Corea del Nord, si capisce come l’Occidente perdoni ancora a Nazarbaev molte cose. Peraltro, Ablyazov fu un ministro di Nazarbaev e di questo stesso regime: dell’Energia, Industria e Commercio, e prima ancora era stato alla testa della società elettrica di Stato.
Insomma, come origine non si tratta di un Solzenitsyn, ma di uno di quei classici oligarchi che dopo la fine del comunismo misero le mani sulle ex-società di Stato privatizzate, tirando fuori soldi di cui non è troppo chiaro come fossero stati fatti. Le sue dimissioni da ministro furono poi seguite dalla fondazione di un partito di opposizione, da un condanna a sei anni per “abusi” commessi quando era ministro, dalla liberazione e partenza per l’esilio su pressioni internazionali dopo l’impegno a astenersi dalla politica. È stato Ablyazov a darsi alla politica per coprirsi con l’aureola del martire dopo che Nazarbaev lo aveva colto con le mani nel sacco? Oppure è stato Nazarbaev a montare le accuse di malversazione contro uno stretto collaboratore che criticando il suo autoritarismo lo aveva tradito? La verità è storicamente da appurare, e magari non è né l’una né l’altra, ma sta nel mezzo. Una cosa certa è che tornato all’attività economica in esilio Ablyazev non ha rispettato l’impegno, ed ha ripreso a organizzare e a finanziare l’opposizione. Una seconda cosa certa è che a un certo punto ha lasciato Mosca, e che in seguito la Russia ha diramato un mandato di cattura internazionale per quattro differenti reati finanziari. Una terza cosa certa è che quando è arrivato a Londra pure lì lo hanno messo sotto processo, gli hanno sequestrato i beni, gli hanno tolto il passaporto e gli hanno pure detto di smetterla di raccontare che i suoi guai giudiziari nascevano da manovre di Nazarbaev, anche se in compenso gli hanno concesso asilo politico. Insomma: per l’Alta Corte di Londra non si tratta di un volgare bancarottiere ma neanche di un apostolo della libertà, bensì di uno strano miscuglio tra le due cose. Una storia per lo meno complessa: anche se è probabile che i servizi kazaki abbiano lavorato con efficienza nel far scattare certi automatismi della Legge Bossi-Fini.