Alessandro Merli, Il Sole 24 Ore 17/7/2013, 17 luglio 2013
SE LA GERMANIA INIZIA A SOFFRIRE IL RIGORE TEDESCO
L’indice della fiducia degli investitori tedeschi del centro studi Zew, che misura le aspettative per i prossimi sei mesi sull’economia tedesca, ha accusato a luglio un calo imprevisto. L’indice Zew è volatile e non sempre un segnale affidabile delle future tendenze, ma si somma agli ultimi dati su produzione industriale, ordini all’industria, export, tutti in discesa. Sull’altro piatto della bilancia, il sondaggio Ifo fra le imprese, in crescita da tre mesi, l’evoluzione positiva dell’occupazione, i consumi, le costruzioni. Anche se ci sono attese di una modesta ripresa nel secondo semestre, l’economia difficilmente crescerà più dello 0,3%, secondo le previsioni della Bundesbank. Come spiega il suo presidente, Jens Weidmann, il fattore principale di incertezza è la situazione dell’eurozona. Dove almeno parte della recessione in corso è alimentata dalle politiche fiscali restrittive di cui la Germania stessa è stato il principale fautore. Le imprese tedesche devono farci i conti ogni giorno: il settore dell’auto a mala pena compensa il crollo delle vendite in Europa con l’export verso Usa e Cina, il distributore di metalli Kloeckner ha appena confermato che la crisi dell’eurozona sarà la causa principale di un 2013 in perdita.
Non solo la Germania non farà da locomotiva all’eurozona, ma l’eurozona farà da freno alla Germania. Per ragioni cui le scelte di Berlino non sono estranee. Per cambiare rotta però, ammesso che lo si voglia fare, o quanto meno per accelerare la politica dei piccoli passi intrapresa finora, si aspetterà la data fatale del voto del 22 settembre.