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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

LA PRIVACY, LA GUERRA AL TERRORE E QUELLO «SCAMBIO» NECESSARIO

Caro Galimberti,
sono un imprenditore nel settore delle costruzioni e conosco bene la Russia, avendo passato, per motivi di lavoro, parecchi anni a Mosca. Proprio a Mosca in questo momento, c’è lo psicodramma di quell’analista della Cia, Snowden, che sta all’aeroporto e c’è un braccio di ferro fra America e Russia. Non so come andrà a finire ma, conoscendo i russi, so che sono ben contenti di quel che è successo e della brutta figura che l’America sta facendo.
Ma la ragione per la quale le scrivo non ha a che fare con la superficie di questo incidente. Piuttosto con quello che ci sta sotto. Non so quello che lei pensa, ma so che mi spaventa l’idea che la Cia controlli tutte le mail e le telefonate. E se lo fanno i servizi americani, è probabile che lo facciano anche altri servizi di altri paesi.
Mio nonno, che ha fatto la Grande Guerra, mi diceva che le lettere che arrivavano ai soldati (lui era nell’artiglieria) venivano sempre lette dalla censura. Ma ora non siamo in guerra, e l’idea che tutto quello che diciamo o scriviamo vada sotto gli occhi di qualche tirapiedi mi mette i brividi. Mi sento spiato o, se posso usare un termine più forte, violentato. Mia moglie mi dice che basta avere la coscienza a posto e di non preoccuparmi. Ma io continuo a pensare che se siamo arrivati a questo punto c’è qualcosa che non va.
Tito Trissina
Caro Trissina,
confesso che sono incline a essere d’accordo con sua moglie. Personalmente considero l’odierna ossessione sulla privacy esagerata e, al limite, ridicola. Questa, tuttavia - ribadisco - è una mia opinione personale e un’opinone, a detta di alcuni amici, completamente sbagliata.
Comunque, nel caso della Nsa (National Security Agency, non la Cia), vorrei precisare due cose, anzi tre. Primo, è sbagliato pensare a tanti cubicoli dove agenti della Nsa ascoltano le conversazioni. Non sarebbe economicamente fattibile. Come è sbagliato pensare agli stessi tirapiedi che si leggono i miliardi di mail scambiate nel mondo. Non è questo che succede. Quel che succede è la ricerca computerizzata di un pattern, di uno schema rivelatore, di parole chiave o di sequenze che possano destar sospetti di messaggi cifrati. Per le telefonate, quel che si cerca sono le provenienze e, soprattutto, le destinazioni e l’intensità degli scambi di comunicazioni lungo percorsi sospetti. La lettura, come quella dei censori del nonno artigliere, o l’ascolto intervengono solo in quei rari casi in cui il computer segnala qualcosa di sospetto. E tutto questo non è una novità. Ha conquistato le prime pagine con il caso Snowden. Ma chiunque sia un po’ avvertito sapeva da anni che negli ettari sotterranei della Nsa si faceva esattamente questo.
Secondo, simili sorveglianze sono svolte anche in altri Paesi, compresi quelli che oggi si stracciano le vesti per il caso Snowden. Terzo, lei dice che non siamo più in guerra. Non è vero. Siamo in guerra, anche se il nemico - il terrorismo - non ha divisioni e flotte e cacciabombardieri. Ma migliaia di innocenti possono morire, come è successo con le Torri gemelle e altri più recenti episodi. Se vogliamo sconfiggere questo nemico dobbiamo rinunciare a una buona fetta di privacy. Si tratta di uno «scambio» che, personalmente, non mi disturba.
Quelle discussioni inutili
Leggo con piacere l’articolo pubblicato ieri a firma Roberto Perotti. Finalmente viene scritto ciò che era necessario trasmettere alla pubblica opinione che è invece coinvolta in discussioni inutili e stupide fra gli opposti politicanti. Mi auguro che siano ripetuti spesso questi concetti di buon senso e soprattutto che vengano applicati, cosa in cui spero meno.
Giancarlo Vedana
I danni delle varie Basilea
I danni causati dalle varie Basilea I, II e III sono devastanti e hanno trascinato l’Europa verso il declino. Le banche hanno una funzione sociale e questo non bisogna mai dimenticarlo. Reputo assurdi i cospicui accantonamenti richiesti agli istituti che praticamente annullano l’effetto moltiplicatore della moneta (si studia il primo giorno di economia). L’M3 in circolazione è direttamente collegato alla domanda aggregata (leggasi Pil). La riduzione di tali accantonamenti è un intervento è a costo zero e risolleverebbe l’intera economia europea, renderebbe molto più solide le stesse banche e favorirebbe l’intero tessuto industriale (meno accantonamenti ma una clientela molto più in salute). Solo dopo l’inversione della spirale negativa attuare una politica fiscale che incentivi la capitalizzazione delle imprese (vedi la D.I.T.). E’ vero che le Banche acquistano poi il debito dello Stato ma la sottrazione di linfa vitale sta uccidendo la vera forza del paese, la microindustria e la manifattura. Forse le cose semplici non sono per noi e infatti ci terremo la crisi... anzi il declino!
Luigi Bartolucci