Roberto Defez, TuttoScienze - La Stampa 17/7/2013, 17 luglio 2013
SALVIAMO GLI OGM, ADESSO
Cosa hanno in comune la cura dei tumori basata sull’uso della somatostatina (metodo Di Bella), la previsione dei terremoti basata sulle emissioni di Radon (Giuliani), la cura di malattie genetiche neurologiche mediante l’uso di staminali mesenchimali (Stamina), l’affossamento della ricerca biomedica italiana causata dal divieto di sperimentazione animale in discussione in Parlamento e il decreto di tre ministri che vieta la coltivazione e la sperimentazione per la ricerca pubblica di Ogm in Italia?
A ben vedere tutti questi casi hanno un unico filo conduttore: l’idea che gli scienziati perdono tempo e sprecano fondi di ricerca, conducono ricerche non per risolvere i problemi, ma per poter chiedere nuovi fondi, mentre le risposte alle più grandi questioni dell’uomo sono lì a portata di mano. Basterebbe che un giornalista esca in caccia, dotato di una semplice telecamera, e i problemi più complessi si scioglieranno come neve al sole. La comunità scientifica di questo Paese sarebbe quindi un ostacolo e non un mezzo per raggiungere la soluzione e, in fondo, anche studiare è una perdita di tempo, perchè le soluzioni geniali non hanno bisogno di una laurea e comunque non nella disciplina in questione.
Il decreto anti-Ogm firmato dai ministri De Girolamo, Orlando e Lorenzin è solo la sintesi di una vicenda che ricorda i medievali roghi delle streghe. La Corte di giustizia europea in due sentenze aveva appena spiegato al governo italiano che gli Ogm approvati sono sicuri dal punto di vista sanitario e ambientale e che per limitarne la coltivazione ci volevano dati scientifici solidi. Ma, avendo vietato la sperimentazione in campo da un decennio ci mancano questi dati, tanto che il precedente ministro della Salute Balduzzi aveva dovuto «copiare» quelli francesi, ricevendo una sonora bocciatura da Bruxelles. I ministri si sono mossi ora con un decreto che già sanno essere illegale per le norme europee, nonostante si sia sull’orlo della procedura d’infrazione: chi ne pagherà le penali, se non lo stesso contribuente che ha già pagato 4,4 miliardi di euro di sanzioni per le quote latte?
Tra Senato e Camera due testi visceralmente ostili agli Ogm e alla ricerca hanno visto tutti i presenti favorevoli e solo cinque astenuti. Tutti i partiti hanno votato a favore di un testo che chiede al governo di vietare le coltivazioni commerciali di Ogm e la sperimentazione a fini di ricerca per preservare le peculiarità delle produzioni italiane, invocando il «principio di precauzione» per cui - secondo loro - chi non fa nulla non sbaglia mai.
Tra senatori e deputati non una sola parola sul fatto che il 95% del problema Ogm riguarda l’intero settore italiano dei mangimi, dimentican do che anche quello che alimenta vacche e suini dei più prestigiosi consorzi di tutela usa mangimi a base di Ogm. Vietarne la coltivazione è quindi un favore reso alle multinazionali sementiere, che continueranno a produrli in Brasile o Argentina, mentre noi, acquistando quei mangimi, danneg giamo sempre più i coltivatori italiani, oltre che l’intera filiera di produzione.
È un inutile lusso, che paghiamo noi come contri buenti e che, ancora di più, pagheranno le nuove generazioni. Tutto questo mentre si invoca la colti vazione a chilometri zero e oltre il 90% della soia che usiamo è Ogm e dista almeno sette fusi orari da noi. Ma non basta. Invocando il «principio di precauzione» per vietare gli Ogm, gli «onorevoli» hanno dimenticato di far aggiungere una nota al consenso informato che firmiamo per una qualsi asi operazione ambulatoriale, dato che l’81% del cotone mondiale è Ogm e, quindi, è Ogm anche il tampone che userà il nostro medico o il nostro chi rurgo. Nemmeno hanno pensato che per «precau zione» nelle mense scolastiche dovrebbe essere vietato somministrare alimenti derivati da animali nutriti con Ogm e, così, con questo gioco di fare la voce grossa con scienziati e con agricoltori con sentono che il grosso del business fluisca come al solito.
A contrastare questo pensiero unico antiscienza sono rimasti pochi ricercatori, insieme con gli agri coltori friulani di Futuragra e i neolaureati riuniti attorno al gruppo «Pro Test». E’ quindi tempo per le accademie, gli enti e le società scientifiche deci dere se lasciare le cose come sono, scivolando ver so una serena «apoptosi», oppure rendersi conto che i tempi dei media e della politica richiedono decisioni nell’ordine dei minuti e non delle setti mane o dei mesi. Continuare così significa essere complici e non vittime del disastro oscurantista a cui assistiamo ormai da anni in Italia.