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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

LA RIVOLTA PACIFICA DEGLI STAGISTI D’EUROPA

Va in scena la rabbia degli stagisti. Scendono in piazza contro il grande circo a dodici stelle animato da istituzioni, ambasciate, supergruppi, lobbisti e agenzie non governative che, come si usa in questa stagione disperata, li assumono solo per un po’ e talvolta male. Non sanno se e quando entreranno nel mondo del lavoro, però si sono convinti che un impegno temporaneo, pagato o gratis che sia, è un affare solo in parte: raramente e lentamente diventa qualcosa di più sostanzioso, mentre può rasentare lo sfruttamento. Moderno e civile, ma sempre sfruttamento. E poi c’è il sospetto che qualcuno ci marci. Che «ogni stagista in più sia un salariato in meno». A Bruxelles, capitale dell’Ue, e non solo.
Stamane scatta la rivolta pacifica, è la prima, sarà davanti alla sede del Parlamento europeo, su Square du Luxembourg. L’hanno battezzata «Sandwich Protest», prendendo il nome del panino che simboleggia il massimo del loro pranzo, una baguette farcita dalla creatività dei traiteur belgi. Il tamtam è partito come si conviene da Internet e oggi sperano di essere un migliaio. Almeno. Il manifesto della giornata assicura che non vogliono essere ingrati nei confronti di chi offre davvero una opportunità. Piuttosto intendono accendere un faro su chi usa la scusa della formazione europea per ridurre di netto il costo del lavoro.
Bruxelles pullula di stagisti. Sono gli aspiranti cervelli in fuga, ragazzi di ogni nazionalità (anche non comunitari) che inseguono il giusto mix di conoscenza e conoscenze che può far sperare in un posto decente. Sono laureati e formati, parlano le lingue, intraprendenti al punto da lasciar tutto e giocarsi le carte all’estero. Nella schiera senza fine dei giovani disoccupati europei (18 milioni quelli sotto i 25 anni) sono le teste che un posto dovrebbero trovarlo al volo, la crema, la possibile élite. Invece sono costretti ad accettare lo stage come minimo risultato, «per mettere qualcosa nel curriculum», sottolinea Francesca Minniti, cofondatrice di «Giovani Italiani a Bruxelles», iniziativa che sostiene la «protesta del panino».
La Commissione ne inquadra circa 600, sono i ragazzi pescati dal «Libro Blu», che richiede un pizzico di buona sorte per l’accesso e qualcosa di più per essere selezionati. «Le domande italiane sono triplicate negli ultimi anni, come il numero di quello che restano fuori - rivela Francesca -. Le richieste francesi, ad esempio, sono in linea con i posti disponibili. Da noi è diverso». Anche perché l’esecutivo comunitario, come l’Europarlamento, paga bene. Sono oltre mille euro al mese che per un giovane dei nostri sono uno stipendio tutto tondo, soprattutto quando il 36% cento dei coetanei è disoccupato.
Le istituzioni europee sono un buon modello, almeno dal punto di vista contrattuale. Nel resto del mondo brussellese le cose possono andare diversamente. La legge belga richiede una convenzione con l’università per l’«assunzione». Oltre, può succedere di tutto. Non prendere un cent capita anche in molte rappresentanze nazionali presso l’Ue, compresa quella italiana, almeno sino a che la convenzione con l’Università è stata in vigore. C’è poi chi ottiene solo un inutile rimborso spese da 100 euro o poco più, e chi l’abbonamento al tram. Secondo lo European Youth Forum, metà degli stage sono pagati coi soldi delle famiglie e un quarto coi propri risparmi. Un investimento o una scommessa?
La Sandwich Protest ringrazia, ma denuncia l’uso improprio degli «intern». Si chiedono, gli organizzatori, come mai un percorso di formazione sia aperto così massicciamente ai neolaureati dalle stesse facoltà di provenienza. E’ un escamotage, dicono. C’è chi è contento, però il francese Yann dopo tredici mesi di stage «si sente maltrattato». Succede ovunque, in realtà. Braccia sottocosto per lavori normali. Un comportamento-limite del tutto indigesto, come certi sandwich «sauce crevette». La protesta vuole un miglior accesso all’occupazione che rispetti qualifiche e talenti, senza sfruttarli. Se ci scappa, alla fine, anche un pranzo più sano.