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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

JOHNSON SI DOPAVA COME LE MUCCHE. ORA SI RICORRE ALLA GENETICA

È una lotta senza quartiere e senza regole, una eterna gara ad inseguimento fra doping e antidoping. Un tempo le pratiche dopanti erano molto empiriche, poi è arrivata la scienza e qualcuno ha capito che certe sostanze potevano rappresentare una miniera d’oro. Cosa serve nello sport per ottenere grandi risultati? Soprattutto tre fattori: forza, resistenza e capacità di recupero. In gara e in allenamento.

Gli ormoni
C’è un ormone che più di ogni altro influenza la crescita delle masse muscolari e quindi della potenza, il testosterone. Ben Johnson assumeva stanozololo, sostanza usata anche per gonfiare le mucche, ma negli anni Ottanta l’antidoping ha cominciato (allora raramente...) a colpire. Con cosa sostituirlo? Con l’ormone della crescita, il Gh. Prima estratto dall’ipofisi dei morti (e vedi casi della versione umana della mucca pazza) poi prodotto sinteticamente. Anche ora si fa fatica a rintracciarlo perché il gh è un «ormone pulsivo», non ha una concentrazione costante nell’organismo, ma variabile nei vari momenti della giornata. E poi le sue tracce scompaiono in fretta. Gli stregoni del doping hanno percorso anche altre strade: nel 1993 la velocista tedesca Katrin Krabbe venne fermata perché assumeva il clenbuterolo, un antiasmatico (oggi si usa di più il salbutamolo) che assunto in una dose 30 volte superiore a quella massima consigliata per i malati aveva effetto anabolizzante. La scienza vera non lo sapeva... C’è poi chi ha «bastardato» lo steroide, come il dottor Conte del caso Balco: prendeva un ormone femminile e nella molecola sostituiva un radicale. Ecco il Thg, quello della Jones. In laboratorio si vedeva che c’era qualcosa di anomalo, ma quella molecola non era inserita nella lista delle sostanze vietate.

L’Epo
E la resistenza come si migliora? Un tempo si andava ad allenarsi in montagna, poi qualcuno nello sport ha scoperto che un farmaco usato per le leucemie, l’Epo, serviva ad un atleta per avere più globuli rossi e quindi più ossigeno nel sangue. Anche qui hanno bastardato le molecole, ma l’antidoping le ha scoperte. Per il recupero poi servono sia steroidi che Epo, meno si fatica prima si recupera. E gli stimolanti come quello trovato a Powell? In teoria a questi livelli servono a poco, ma sono contenuti in molti integratori alimentari prodotti nei paesi dove non è obbligatorio dichiararli nella composizione. Ma c’è il forte sospetto che entrino in qualche cocktail «coprente», che non lasciano cioè trovare la sostanza vietata.

La caccia
La fantasia è infinita e ora la vera caccia è al doping genetico, branca su cui la scienza ufficiale si sta muovendo con le prime caute sperimentazioni, mentre il doping già ne fa uso. Molti successi dell’attuale antidoping passano da un cambio di strategia. E’ nato per alcune discipline il passaporto biologico che dice quali sono le caratteristiche fisiologiche di un organismo, i laboratori hanno mezzi di indagine sempre più raffinati ed ora ad esempio cominciano a cercare anche gli ftalati, sostanze utilizzate nella plastica che possono dire se un atleta ha assunto sostanze provenienti da contenitori di questo materiale. Ma i maggiori successi si centrano ormai con le indagini, seguendo e studiando un atleta sospetto sino a coglierlo sul fatto.