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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

DOVE VOLANO I FALCHI DEL CARO ESTINTI

Mors tua vita mea. Non c’è detto più calzante quando si parla di pompe funebri. Un giro d’affari milionario che ruota intorno alle camere mortuarie degli ospedali, luogo privilegiato per chi opera nel «mercato del lutto». E’ li che chi primo arriva riesce ad accaparrarsi il maggior numero di clienti. Solo per fare un esempio, ogni anno sono circa 300 i pazienti che muoiono al policlinico Umberto I, 600 al Pertini e 500 al Casilino.
Nonostante un decreto regionale del 2011 vieti l’accesso nei reparti agli operatori funebri e di fare affari all’interno degli ospedali, pare che la situazione non sia cambiata di molto. E così nelle camere mortuarie della Capitale i «parenti del morto» vengono avvicinati da impresari funebri che, con biglietti da visita alla mano, offrono servizi a prezzi stracciati. Per un funerale, incluso cassa e fiori, si scende anche a mille euro. «Sono dei falchi, appena vedono un morto si precipitano cercando di convincerti a tutti i costi» racconta Piero N. che, sfortunatamente, negli ultimi due anni ha avuto quattro lutti in famiglia. «Ho perso mia madre, mia sorella, mio fratello e mia suocera - prosegue - erano ricoverati in quattro strutture diverse, ma la scena è stata sempre la stessa». «Arrivano nelle camere mortuarie con i camici bianchi, tanto da far pensare ai parenti di essere operatori sanitari, e si avvicinano alla salma. “Ci pensiamo noi a vestire il morto” - ti dicono subito dopo - “Se vuoi con 2.000 euro fai tutto, se chiami altri spendi di più”». Peggio ancora è capitato a Luigina M. che ha visto chiudere gli occhi alla madre nell’ospedale di Anzio. «E’ morta tenendomi la mano - racconta - quando l’infermiera mi ha chiesto di uscire dalla stanza ho aspettato nel corridoio dell’ospedale e, tempo un minuto, è arrivato un impresario funebre. Incurante del dolore, ha insistito più volte: “Con altri vai a spendere di più”. Sono degli sciacalli – conclude - speculano sul dolore della gente».
Un andazzo che non va giù a chi è tagliato fuori dal giro. «C’è un vero e proprio racket del caro estinto – denuncia Ass.I.Fu.R, l’Associazione delle imprese funebri di Roma - Questo problema ha messo in ginocchio un intero settore dove operano oltre 530 imprese funebri, con circa 2.000 persone nella Capitale che ora rischiano la disoccupazione». Il costo per un servizio funebre può arrivare fino a 20mila euro, e mediamente oscilla intorno ai 3mila. «Per arrivare ai prezzi stracciati usano casse da morto cinesi - racconta Franco, il titolare di una pompa funebre - Negli ospedali di Roma lavorano ormai solo due agenzie che puntano sulla quantità. Le imprese di servizi che hanno vinto la gara per la gestione delle camere mortuarie in ospedali come il San Camillo, Santo Spirito e Sant’Eugenio sono legate a loro. Hanno addirittura un impiegato fisso dentro la struttura mentre noi altri non possiamo avvicinarci». L’ospedale ha, infatti, il compito di seguire il paziente deceduto fino al suo arrivo nella camera mortuaria per la cui gestione può decidere se appaltare il servizio a imprese esterne o, come avviene all’Umberto I, gestirlo con un servizio interno al policlinico.