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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

GERMANIA, L’EDEN DELL’AUTO

Leggo che aumentano ancora i balzelli sulle pratiche automobilistiche in Italia, e andranno a favore dell’Automobil Club, anche se svolte da una qualsiasi agenzia. Un aggravio per gli automobilisti sui 30 milioni di euro l’anno. Poca cosa fra tanti guai in questi tempi di crisi? Se non mi sbaglio, intestare un’utilitaria al proprio figlio costa già sui 500 o 600 euro.
In Germania ce la si cava con quasi niente. Le vendite sono in calo in tutta Europa e precipitano in Italia. Dovrebbe sembrare evidente che, per aiutare il nuovo, non si dovrebbe penalizzare l’usato.
Da poco ho cambiato auto a Berlino. Io guido una macchina fino a quando cade a pezzi. Ai vecchi lontanissimi tempi a Torino, ero tormentato dai colleghi perché guidavo una 1100 che aveva tre o quattro anni. C’era il mito dell’auto, e non credo che sia ancora così.
L’ultima mia vettura aveva quasi 17 anni, valore quasi nullo. Gli unici che volevano comprarla erano i gruppi di venditori dell’Est, polacchi, céchi, ungheresi, che ti mettono biglietti invitanti sotto il parabrezza. E pagano poco, ma in contanti. Con un problema, qui ci sono due documenti, una carta di circolazione e una di proprietà. Se qualcuno entra in possesso di entrambe, diventa automaticamente proprietario. C’è il rischio che lo sconosciuto compratore non effettui il passaggio e io rimanga responsabile per sempre. Meglio non rischiare, per una manciata di euro.
L’ho regalata a un conoscente che ha svolto tutte le pratiche per me. «Vuoi una targa personalizzata?» mi ha chiesto. Non sono Al Capone, bastava una qualsiasi. Lui è giunto con una «B2, per Berlino, seguita dalla mia data di nascita. Avrei preferito farne a meno. Ma le targhe con l’indicazione della località non erano state abolite per volere dell’Europa? A quanto pare abbiamo obbedito solo noi. Sempre che fosse vero. Un affare da miliardi allora di lire, cambiarle tutte. In Germania, con un’occhiata posso subito capire se quello che sta davanti a me è incerto perché è un turista venuto da fuori. Anche in Francia.
A Berlino ho pagato esattamente 72 euro. È bastato telefonare alla compagnia di assicurazione che, al computer, ha elaborato un numero in codice, che mi ha inviato per sms, da passare al Verkehrsamt, la motorizzazione, per effettuare il cambio. Le tasse di circolazione vengono prelevate automaticamente dal mio conto corrente, senza bisogno di patacche sul parabrezza. Se non si dovesse pagare, grazie al computer, lo rilevano subito e in un paio di settimane la polizia ti bussa alla porta.
A un mio collega italiano fu rubata la macchina, mai più ritrovata. Poco dopo si ritrovò sul conto, versata dalla motorizzazione, la parte per i mesi residui dell’anno in cui evidentemente l’auto veniva guidata dal ladro da qualche parte nel mondo. Lui non aveva neanche pensato che fosse possibile. Adesso che è tornato il sole, è tutto un fiorire di cabriolet. Dove erano finite quando nevicava? Semplicemente in garage: qui la tassa non è di proprietà come da noi, si può dichiarare l’auto solo nei mesi in cui la si usa, e «congelarla» in altri periodi. Da poco è diventato anche possibile guidare due auto con la stessa targa, non contemporaneamente, è ovvio. Si favorisce così l’acquisto di una seconda vettura per la città, o appunto di un’auto sfiziosa da guidare con i capelli al vento.
Tutto a vantaggio delle case automobilistiche e del fisco, che incassa di più grazie alle facilitazioni, piuttosto che insistere con le stangate all’italiana. Dimenticavo: all’Adac, l’Automobil club teutonico, non va un cent. Loro si limitano a aiutarti, se sei socio, quando rimani in panne, e difenderti quando il governo vuol aumentare le tasse, o qualche politico medita di mettere a pagamento le autostrade, da sempre gratuite.