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 2013  luglio 17 Mercoledì calendario

GLI ENTI LOCALI SONO I PIU’ DURI CON LE TASSE

Meno male che la Confcommercio, presieduta dall’abile e competente Carlo Sangalli (anziché produrre solo inconcludenti – e spesso anche inevitabilmente errate – previsioni macroeconomiche, come ama fare la Confindustria; anche quella di Squinzi, purtroppo), si è decisa a commissionare uno studio sulla voracità fiscale degli enti locali (Comuni, Province e Regioni) traendo da esso delle precise indicazioni politiche.
Da questo studio sono uscite delle cifre illuminanti e, nel contempo, anche allucinanti. La prima cifra è presto detta. Nel ventennio che va dal 1992 al 2012, il peso delle tasse locali è aumentato, in Italia, del 500%. In valori assoluti, il prelievo complessivo è passato da 18 a 108 miliardi di euro. Questa non è una crescita ma bensì un’esplosione, dovuta soprattutto a mala gestione pubblica e a dissipazione clientelare delle risorse.
Ancora più allucinante è la crescita della destinazione del prelievo fiscale. Infatti, mentre nell’amministrazione dello Stato, e nel medesimo ventennio, la spesa corrente è aumentata percentualmente, del 53%, questo stesso tipo di spesa, in Comuni, Province e Regioni è cresciuto del 126%. La spesa corrente è una spesa pubblica necessaria ma è anche, e sicuramente, la spesa pubblica peggiore. Essa è infatti quella destinata a far fronte al pagamento di stipendi e salari.
Essa presenta, quindi, due inconvenienti maggiori. Primo, solo in minima parte di essa viene destinata agli investimenti cioè all’aumento, alla manutenzione e al miglioramento del cosiddetto capitale fisso sociale. Secondo, essendo, la spesa corrente, destinata alle retribuzioni, essa è anche la spesa pubblica più rigida e incomprimibile. Non solo, essa, essendo variamente indicizzata, è anche inarrestabile. Infatti, la spesa corrente, di fatto, continua ad aumentare anche in periodi di crisi nei quali, non potendo, di fatto, licenziare, per ridurre la spesa pubblica, si finisce per tagliare quasi solo la spesa per investimenti che è quella che crea posti di lavoro sani (che cioè rendono più di quanto costano) e spinge il volàno della ripresa che passa necessariamente, con le gare, attraverso l’utilizzo di imprese private in buono stato di salute economica.